Lavoro e Professioni 21 Settembre 2021 17:41

Remunerazione, servizi e formazione. Tobia (Federfarma): «Così sta cambiando la farmacia italiana»

Intervista al Segretario Nazionale di Federfarma: «Emergenza Covid ci ha segnato ma siamo stati esempio per il resto d’Europa»

Dalla formazione alla remunerazione passando per un nuovo ruolo nel sistema sanitario e nella medicina territoriale. Una figura, quella del farmacista, che da quando è iniziata la pandemia da Covid-19 si è evoluta molto, dovendosi adattare non solo alle nuove esigenze di salute della popolazione ma anche alle richieste di aiuto e collaborazione arrivate dal mondo istituzionale che l’ha individuata come sentinella di salute capillarmente distribuita su tutto il territorio italiano. Com’è cambiata la professione negli ultimi due anni e cosa dobbiamo aspettarci ancora? Sanità Informazione ne ha parlato con il segretario di Federfarma nazionale, Roberto Tobia.

Segretario, com’è cambiata la farmacia in epoca Covid? È evidente che sono state implementate alcune attività che prima non c’erano…

«La farmacia italiana ha affrontato questa terribile pandemia a mani nude. Ricordo il primo lockdown, quando i farmacisti hanno fatto di tutto per mettersi al servizio dei cittadini, dei loro pazienti, prolungando gli orari di apertura, organizzando il servizio di consegna domiciliare del farmaco, anche in collaborazione con la Croce Rossa, per i malati Covid. Hanno dato un esempio di disponibilità e di ascolto nei confronti dei pazienti che venivano nelle nostre farmacie disorientati. È stato un momento importante per la farmacia, la quale ha dimostrato di essere un pilastro insostituibile del sistema sanitario italiano. Un ruolo che ci è stato riconosciuto da tutti».

Un riconoscimento che si è concretizzato in diversi provvedimenti…

«Sì, provvedimenti legislativi e normativi hanno dato nuova liquidità alle farmacie: sono circa 410 i milioni di euro stanziati dall’attuale Governo in favore del nostro settore. Mai prima di questo periodo un governo aveva stanziato somme per la farmacia italiana. Anzi, devo ricordare che purtroppo erano all’ordine del giorno tagli lineari e provvedimenti restrittivi. Ma la cosa più importante da sottolineare è il cambiamento del ruolo del farmacista che non è più solo un dispensatore di farmaci ma anche dispensatore di servizi importanti. Abbiamo avuto la possibilità di dimostrare che siamo capaci di fare e portare a termine servizi come quello dei tamponi e dei vaccini, i quali sono un riconoscimento fondamentale che il Governo ha voluto darci per rafforzare il ruolo di operatori sanitari che i farmacisti possono avere nel Servizio sanitario nazionale».

Questo per quanto riguarda quanto fatto da Federfarma in Italia in questo periodo. L’anno prossimo però proprio lei sarà presidente dei farmacisti e delle farmacie a livello europeo. Cosa può fare in questo contesto?

«Il prossimo anno avrò l’onore di presiedere il Pharmaceutical Group of the European Union, il raggruppamento europeo dei titolari di farmacia e degli ordini professionali di tutta Europa. Questa mia elezione è sicuramente frutto anche dell’esempio che la farmacia italiana ha dato all’Europa, essendo il nostro Paese il primo ad essere colpito da questa terribile pandemia. Abbiamo dato suggerimenti che hanno sicuramente semplificato il complesso percorso che negli altri Paesi europei è stato compiuto dalle farmacie. È chiaro che la farmacia italiana ha fatto da apripista, pagando anche in termini di contagi e di vite umane un prezzo altissimo. Questo nuovo ruolo a livello europeo ci darà la possibilità di essere proattivi nei confronti delle istituzioni e di cercare di raccontare meglio l’esperienza italiana per metterla a fattor comune con gli altri paesi».

La farmacia ha dimostrato di poter fare tante cose che prima non era messa in condizione di fare. Le chiedo, cosa può fare ancora?

«Proprio in questo settembre si parla della nuova remunerazione aggiuntiva: l’obiettivo è quello di arrivare ad una remunerazione strutturale con la quale slegare, in maniera più forte se non definitiva, il prezzo del farmaco dal margine della farmacia. Tutto ciò è fondamentale perché costituisce un margine puro per le farmacie italiane, che darà una boccata d’ossigeno importante per tutti: dalle farmacie rurali sussidiate alle farmacie ad alto fatturato. Si tratta dunque di un riconoscimento importante che ci è stato dato dal governo. Parliamo poi del riconoscimento del nostro ruolo: su questo lavoriamo e lavoreremo ancora, perché credo che il processo che dobbiamo portare a termine sia una completa professionalizzazione del farmacista in una farmacia che sia punto di riferimento sul territorio del sistema sanitario. Altri risultati da raggiungere sono poi la piena attivazione del fascicolo sanitario elettronico e del dossier farmaceutico. Risultati che permetteranno di migliorare l’aderenza alla terapia. Un passaggio fondamentale che permetterà al farmacista di registrare i dati e segnalare al medico di medicina generale la mancata aderenza di un soggetto alle terapie. Per questo è necessario trovare un accordo su questi temi e credo che alla fine lo troveremo. L’obiettivo è quello di arrivare il prossimo anno con la legge di Bilancio a definire questa nuova remunerazione. Ci sono poi altri temi su cui stiamo lavorando e abbiamo già ottenuto risultati. Ricordo ad esempio lo stanziamento, contenuto nel PNRR, di 100 milioni in favore delle farmacie rurali che si trovano nei comuni con meno di 3mila abitanti».

In una nuova medicina di comunità la farmacia avrà dunque un ruolo sempre più importante…

«La farmacia nel quartiere è un punto di riferimento. Dobbiamo guardare ad una farmacia che sia inclusiva, al servizio del cittadino, che sia riconosciuta davvero come presidio del Ssn. Dobbiamo guardare ad una farmacia che sia sostenibile dal punto di vista economico, che possa produrre ingenti risparmi anche per il sistema sanitario, affinché i soldi spesi per la sanità non siano costi ma somme investite nella salute dei cittadini».

Una figura del farmacista in continua evoluzione, dunque, specialmente in questo periodo. Ci saranno quindi dei nuovi percorsi formativi?

«I percorsi formativi sono da sempre al centro della nostra attività professionale. Grazie ai corsi ECM che abbiamo frequentato ci siamo resi protagonisti anche nell’ambito delle vaccinazioni. Purtroppo, siamo ancora legati ad alcune norme che ormai appartengono al secolo scorso e che vanno superate. Anche nel nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro si parla di formazione e di ruoli qualificanti per i farmacisti che vorranno impegnarsi in tutte quelle attività di qualificazione professionale che renderanno anche la loro remunerazione mensile sicuramente più congrua. In questo modo si può avere non solo soddisfazione di ruolo ma anche di tipo economico, con livelli professionali sempre più qualificanti per tutti i farmacisti».

 

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