Dall’Istituto superiore di Sanità istruzioni sulla precedenza per la terza dose ai sanitari “a rischio”, ma cosa significa? Anelli (FNOMCEO) chiede che a tutti venga riconosciuto l’impegno contro la pandemia, senza distinzioni
Nessun rinvio per gli operatori sanitari. La terza dose di vaccino anti-Covid verrà data a tutti e non solo a chi è più a rischio. Lo ha chiarito il presidente dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) e portavoce del Comitato Tecnico Scientifico Silvio Brusaferro. In una nota ufficiale si può infatti leggere che «nel costante perseguimento di un’ottica di massima precauzione, la somministrazione di un’ulteriore dose di vaccino viene indicata progressivamente per: gli ultraottantenni, i residenti nelle Rsa, persone ultrafragili e operatori sanitari a partire da quelli più a rischio».
Ma per il Presidente della FNOMCeO (Federazione degli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri), Filippo Anelli, «i sanitari a rischio sono tutti, ognuno ne ha uno proprio». Per questo motivo, sebbene possa «avere un senso partire da quelli più esposti», come ad esempio chi è in prima linea nella lotta contro il Covid-19, è necessario estendere la terza dose a tutti in quanto questa «garantisce la riduzione del rischio» e darebbe modo a tutta la categoria di «continuare a lavorare in serenità».
Sempre il presidente Anelli, in un’intervista al Corriere della Sera, ha spiegato che molti sanitari si sono chiesti cosa si intendesse con l’espressione “a rischio”: «Se ci mettono dietro i cittadini fragili va anche bene. Purché quando tocca a noi non si faccia il “tu sì tu no”. Il virus circola e te lo puoi prendere anche quando vai a visitare un paziente a casa».
Sulla stessa lunghezza d’onda di Anelli anche Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato infermieri Nursing Up: «Per come la vediamo noi – ha dichiarato –, gli infermieri italiani sono tutti a rischio». Riservare la priorità nella somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid «solo ad alcune categorie di operatori sanitari potrebbe funzionare se esistessero piani di prevenzione omogenei e di massa, con screening finalizzati alla previa valutazione dell’assetto immunologico di tutti gli operatori sanitari ai fini della loro successiva collocazione o meno nelle categorie prioritarie». Detto questo, «ben venga ed è sacrosanto che venga data priorità a quegli infermieri, a quei medici, a quegli Oss, che presentano gravi patologie pregresse. Ma – ammonisce De Palma – non possiamo “gettare nel dimenticatoio” tutti gli altri, cioè quelli che si sono spezzati la schiena nei turni massacranti dell’emergenza sanitaria e che ogni giorno, da mesi, sono a rischio più di qualunque altra categoria di lavoratori. Chiediamo pertanto ulteriori approfondimenti dedicati proprio a loro, indagini accurate, per comprendere, in breve tempo, se è scientificamente consigliabile o meno di allargare la terza dose a tutti gli operatori sanitari».
«Partiamo con la terza dose per ottantenni, ospiti delle Rsa e personale sanitario. Diamo subito più protezione ai più fragili e a chi lavora nei presidi sanitari». Lo ha detto il Ministro Roberto Speranza lasciando Siena dove ha partecipato ad una iniziativa con Enrico Letta.
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