Il Professor Lucio Rossi dell’Università degli Studi di Milano, tra i principali esperti di fisica sperimentale delle particelle applicata all’ambito medico, spiega a Sanità Informazione in cosa consiste il progetto che permetterà cure più facili e meno costose su pazienti fragili come bambini e donne in gravidanza
Può la tecnologia che ha permesso la scoperta, ad esempio, del bosone di Higgs essere impiegata in ambito sanitario per combattere le cellule tumorali? È possibile, ma la tecnologia al momento disponibile ha dei margini di miglioramento molto importanti che possono rendere meno costosa e più efficace la strumentazione. Lo strumento in questione si chiama Gantry e permetterebbe, una volta perfezionato, di trattare un paziente affetto da tumore con un fascio di ioni.
L’adroterapia è una forma di radioterapia per il trattamento e la cura di tumori spesso inoperabili o resistenti ai tradizionali trattamenti radioterapici. Questo tipo di trattamento è entrato nel 2017 a far parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) previsti dal Servizio sanitario nazionale. A differenza della radioterapia tradizionale (che si basa sull’utilizzo di raggi x o elettroni), l’adroterapia prevede l’uso di protoni e ioni carbonio. Queste particelle hanno il vantaggio di essere più pesanti e dotate di maggior energia rispetto agli elettroni e di conseguenza di essere ancora più efficaci nel distruggere le cellule tumorali.
Il Professor Lucio Rossi dell’Università degli Studi di Milano è tra i principali esperti di fisica sperimentale delle particelle applicata all’ambito medico, in virtù dei suoi 20 anni di esperienza al Cern (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) e di tantissime alte esperienze professionali nel settore, in particolare, della superconduttività, e sarà ospite del Festival dell’Innovazione e della Scienza che si terrà dal 9 al 16 ottobre a Settimo Torinese: «Il 10% circa dei tumori – spiega a Sanità Informazione – è radioresistente, ovvero non può essere curato con i raggi x. Risultati migliori arrivano con l’utilizzo di particelle pesanti, e dunque protoni o ioni. In particolare, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica utilizza gli ioni carbonio. Questi – spiega ancora – risultano molto efficaci ma manca un sistema di puntamento del fascio con direzioni multiple».
In poche parole, è possibile proiettare il fascio sul paziente solo in due direzioni: orizzontale e verticale. Cosa che non avviene con la cura attraverso raggi x, la quale prevede che il paziente stia fermo mentre la strumentazione gli gira intorno. «Vorremmo fare qualcosa del genere – spiega il Prof. Rossi –, ciò ci permetterebbe di trattare al meglio i tumori, specialmente in persone fragili come bambini e donne incinte, perché l’utilizzo di particelle pesanti permette di diminuire la quantità di dose dei raggi che va a finire sui tessuti sani».
Siamo ancora in una fase iniziale, ma l’Italia è mente e cuore di un progetto che vuole realizzare un Gantry basato su magneti superconduttori molto leggero e manovrabile: «Da quando sono tornato in Italia – spiega il Professor Rossi –, ovvero circa un anno fa, ho lanciato questa iniziativa e mi è stato assegnato un bando dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la realizzazione di un piccolo prototipo di magnete per Gantry».
Il progetto viene portato avanti anche con il Cnao di Pavia, l’Infn di Genova, l’Università di Torino e il laboratorio nazionale di Frascati, ma anche con il Cern e MedAustron (una sorta di Cnao austriaco). Attualmente ci troviamo nella fase di design, alla quale succederà quella costruttiva del prototipo (che durerà due o tre anni) e, infine, ci sarà la fase della costruzione.
Si tratta di «un oggetto che costa tanto – conclude il Professor Rossi –: lo valutiamo intorno ai 20 milioni». Questo progetto, una volta realizzato, permetterà da un lato di aumentare di molto l’efficacia della cura e, dall’altro, di abbassare i costi di gestione, di utilizzo e quelli infrastrutturali. E se una cura costa di meno, è possibile renderla accessibile a molte più persone.
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