In crescita durante il lockdown, gli adolescenti affetti da vamping trascorrono la notte svegli sul Pc. Per la dottoressa Emanuela Malorgio, (OMCeO Torino) pediatra esperta di disturbi del sonno occorre una terapia personalizzata
Li chiamano i “ragazzi vampiro” perché trascorrono la notte svegli a navigare sul pc, sui social, a guardare video o serie tv. Uno studio realizzato dall’Ordine dei Medici di Venezia con Fondazione Ars Medica sulla base dei dati raccolti da un’insegnante in un istituto superiore di Conegliano ha evidenziato come il fenomeno riguardi un ragazzo su tre, ovvero il 35,7% degli adolescenti e preadolescenti.
«Il vamping è un fenomeno in crescita, i dati lo confermano, ma che sia tutta colpa del lungo lockdown per il Covid è da escludere. Esisteva già prima, di sicuro è stato amplificato». A dirlo è Emanuela Malorgio, psicologa e psicoterapeuta dell’Ordine dei medici di Torino, esperta di disturbi del sonno dell’associazione italiana medicina del sonno chiamata ad analizzare i dati raccolti in Veneto.
«Il lavoro è nato grazie ad una intuizione di una docente, Maria Serena, che durante l’ora di antologia in classe, parlando di vamping, ha posto dei quesiti sull’argomento agli studenti ed ha poi esteso l’indagine a tutto l’istituto e raccolto i dati, presentandoli all’Ordine dei Medici di Venezia – spiega la dottoressa Malorgio –: io ho partecipato in quanto pediatra esperta di disturbi del sonno per far capire cosa succede ad un ragazzino quando entra in un circuito di vamping, cosa significa per lui non dormire la notte e spostare gli orari in avanti in modo importante».
La pandemia da Covid ha accentuato un problema che in realtà già esisteva, anche se era poco osservato e proprio la dottoressa Malorgio ha sottolineato come la didattica a distanza abbia generato da un lato un miglioramento in termini di ore di sonno nei ragazzi, mentre dall’altra abbia amplificato il vamping.
«Di sicuro le tante ore in DAD hanno incentivato una socialità a distanza e portato a due conseguenze: da un lato si è determinato un miglioramento della situazione in termini di ore di sonno perché i ragazzi hanno potuto dormire un’ora di più al mattino. Se si tiene conto che i ragazzi nell’età dell’adolescenza sono gufi fisiologici perché hanno la fase di inizio sonno spostata in avanti rispetto agli adulti, il poter dormire un’ora in più, li ha tolti da una situazione di sonno fisiologica che negli studenti è generata dall’esigenza di doversi alzare presto per essere in classe alle 8. Paradossalmente, da questo punto di vista hanno registrato un miglioramento del ciclo sonno-veglia perché durante il lockdown si mettevano davanti al pc in pigiama e quindi dormivamo circa un’ora in più la mattina».
Alle ore di sonno “recuperate” grazie alla DAD, fa da contraltare però una crescente dipendenza notturna dai social che ha rappresentato per mesi l’unico ponte con il mondo, alimentando una generazione di ragazzi vampiro. «Su adolescenti già propensi ad un isolamento sociale, la DAD ha innescato una necessità di condivisione che durante la pandemia si è fatta ancora più forte e diffusa anche tra i più piccoli».
Dai medici è partito quindi il richiamo alle famiglie affinché educhino i figli, fin da piccoli, all’uso degli strumenti tecnologici nei modi e nei tempi corretti, adeguati alla vita diurna. «Già a sette e otto anni i bambini utilizzano WhatsApp, Twitter, Instagram, cercano un loro spazio per affermare la propria identità, ma se non attenzionati dai genitori si dimenticano del mondo reale. Il fenomeno riguarda entrambi i sessi, anche se con modalità differenti – riprende la dottoressa Malorgio -: i primi usano giochi condivisi, le seconde utilizzano maggiormente i social e per questo sono più portate ad essere vittime di bullismo e cyberbullismo. Le conseguenze sono pesanti, dopo una prima fase in cui denunciano sonnolenza diurna, arrivano a non voler più uscire di casa e stare con i coetanei, scivolando verso forme più gravi di Hikikomori o di dipendenze».
Quando un genitore si accorge di uno stato di sonnolenza che manifesta il figlio durante il giorno, magari accompagnato da un desiderio di restare chiuso in camera, fino al punto di non voler andare a scuola, occorre rivolgersi a professionisti dei disturbi del sonno: «Un comportamento di questo tipo – aggiunge la dottoressa Malorgio – non deve essere trascurato, per questo è opportuno rivolgersi al pediatra di famiglia e se necessario, su indicazione dello stesso, ad uno psicoterapeuta. Di solito si comincia con terapie comportamentali da concordare con l’adolescente a cui si associano terapie della luce per ripristinare il livello della melatonina e quindi il ritmo sonno veglia. I giovani si mostrano nella maggior parte dei casi collaborativi, ma una percentuale se pur minima a volte necessita di una terapia più profonda ed allora si indirizza ad uno psicologo psicoterapeuta che collabora con il pediatra».
Calo di rendimento scolastico, alterazione dell’appetito, fino a disturbi dell’umore e abuso di sostanze alcoliche o eccitanti, sono alcune delle conseguenze più gravi del vamping, è necessario perciò agire con una campagna di prevenzione che deve educare i bambini ad un corretto stile di vita per garantirsi un benessere anche in età adulta. «Non rispettare il sonno – conclude il medico di OMCeO Torino – significa manomettere la maturazione cerebrale e la capacità cognitiva. Si considera erroneamente che il sonno sia un momento passivo, in realtà è attivo e contribuisce alla rigenerazione dei tessuti, al mantenimento della memoria e delle capacità cognitive».
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