Lavoro e Professioni 11 Ottobre 2021 12:21

Numero chiuso, il Rettore Gavino Mariotti (Sassari): «Incide negativamente sulla carenza di medici, servono graduatorie locali»

Per il Magnifico Rettore dell’Università sarda «i sistemi sanitari regionali, come quello sardo ma non solo, hanno gravi carenze di professionalità mediche». E rilancia la proposta di andare nelle scuole per preparare i giovani al test d’ingresso

di Francesco Torre
Numero chiuso, il Rettore Gavino Mariotti (Sassari): «Incide negativamente sulla carenza di medici, servono graduatorie locali»

La carenza di medici, in particolare di specialisti, si fa sentire in tutta Italia. E sul banco degli imputati finisce, a torto o ragione, anche il numero chiuso. Un problema ancora più sentito in Sardegna, dove spesso gli aspiranti camici bianchi conseguono la laurea per poi andare ad esercitare in continente. L’assessore alla Sanità Mario Nieddu ha cercato di correre ai ripari aumentando le borse di studio per le specializzazioni mediche (passate da una trentina a oltre 250) ma gli effetti si vedranno solo tra qualche anno. Di questo abbiamo parlato con il magnifico rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti, che a Sanità Informazione spiega: «Il numero programmato incide negativamente sulla carenza di medici» e lancia due proposte per risolvere il problema: la prima è quella di andare nelle scuole per preparare precocemente i giovani al test di ingresso. La seconda, invece, prevede la possibilità di disporre l’accesso a Medicina e ad altre facoltà scientifiche con graduatoria concorsuale locale e non nazionale, che riprende in parte la proposta di Carlo Doria, senatore leghista e professore di Scienze mediche chirurgiche e sperimentali proprio a Sassari, che inoltre puntava ad abolire il numero chiuso nelle facoltà di medicina sarde per almeno due anni in modo da permettere di recuperare il gap di un migliaio di medici.

Quanto incide il numero chiuso a Medicina sulla carenza di medici che si registra in Sardegna?

«Il numero programmato incide molto negativamente. I sistemi sanitari regionali, come quello sardo ma non solo, hanno gravi carenze di professionalità mediche e l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 lo ha ulteriormente evidenziato».

Lei ha lanciato delle proposte per superare questo problema: ce le può spiegare?

«La mia proposta è quella di entrare nelle aule, specie nelle classi quarte e quinte degli Istituti scolastici superiori, e cominciare precocemente la preparazione per i test d’ingresso a numero chiuso. Lo farei d’intesa con l’Università di Cagliari e la Regione Sardegna; lo abbiamo già proposto al Governatore Christian Solinas e all’Assessora al Lavoro Alessandra Zedda, non solo per incentivare la formazione dei giovani nelle materie indispensabili per passare il test d’ingresso alla facoltà mediche, ma anche per l’accesso agli altri corsi a numero programmato nazionale, come Veterinaria e Architettura».

In Parlamento c’è un progetto di riforma dell’accesso all’università per le facoltà di area sanitaria che prevede un anno comune e poi una selezione in base ai risultati degli esami del primo anno. Pensa sia una soluzione percorribile?

«È una soluzione percorribile. Non dobbiamo mai dimenticare che per Medicina (e per le professioni sanitarie) esiste un concorso nazionale che stabilisce una graduatoria. Quindi per aumentare il numero di figure mediche in Sardegna o aumentiamo la formazione, come dicevo prima, oppure c’è una proposta bipartisan con primo firmatario Carlo Doria, che è un medico e anche un nostro professore, pertanto conosce bene la problematica. Nel dettaglio, in deroga alla legge 264/1999 in materia di accesso ai corsi universitari, questo emendamento propone di disporre l’accesso con graduatoria concorsuale locale (e non nazionale) per ciascun Ateneo ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, in Medicina veterinaria, Odontoiatria e protesi dentaria, ai Corsi di Laurea Magistrale delle Professioni sanitarie e ai Corsi triennali della stessa area. La proposta è sperimentale per il quinquennio 2021-2026. Queste sono le uniche due strade possibili che vedo».

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