Il presidente dell’Associazione nazionale sanitaria delle piccole isole: «Le isole sono territori poco appetibili perché costa raggiungerle e viverci. Le scarse casistiche di prestazioni e interventi chirurgici compromettono la preparazione sul campo e la possibilità di far carriera»
Se sulla terra ferma i vuoti in organico sono ancora tollerabili, o per lo meno arginabili, sulle isole si sono trasformati in delle vere e proprie voragini. Ai bandi di concorso per medici e professionisti sanitari non si presenta quasi più nessuno. L’ultimo caso è quello di Lipari, dove la selezione pubblica è andata deserta, lasciando gli isolani senza un’adeguata assistenza sanitaria.
«Le isole sono territori poco appetibili perché costa raggiungerle e viverci», spiega Gianni Donigaglia, presidente dell’Anspi, l’Associazione nazionale sanitaria delle piccole isole. Immaginiamo un giovane medico, che pur non avendo ancora messo su famiglia, decidesse di lavorare in un ospedale isolano: dovrebbe affittare una casa e sostenere il costo dei viaggi di andata e ritorno per fare visita ad amici e parenti sulla terra ferma. E tutto a proprie spese.
«I contratti di medici e professionisti sanitari che prestano servizio sulle Isole non prevedono nessun tipo di premio, né rimborso spese. I meccanismi incentivanti, spesso, non sono a regime e i tetti di spesa previsti sono del tutto insufficienti», dice Donigaglia. Ma le tasche non sono le uniche a rimetterci. Anche la possibilità di migliorare la propria preparazione sul campo o di far carriera sono compromesse. «Le casistiche che ci si trova ad affrontare, soprattutto per i chirurghi, sono piuttosto modeste», aggiunge il presidente dell’Anspi. Mancanze di stimoli economici e professionali che oggi si sono trasformate in un’assenza di personale non più sostenibile: «La carenza di medici e sanitari sulle isole è di circa il 25% del reale fabbisogno».
L’Anspi, che al tema ha dedicato il suo ultimo Congresso Nazionale (il 19esimo), è da sempre in prima linea per proporre soluzioni concrete. «Già due anni fa, durante un’audizione concessaci alle Camere, avevamo proposto l’istituzione di un fondo speciale per la sanità isolana. Suggerimento – sottolinea Donigagalia – che oggi continuiamo a ribadire. Per offrire un’assistenza sanitaria adeguata ai cittadini delle isole, in linea con quella garantita negli altri luoghi d’Italia, sarebbe necessario un fondo annuo di circa 700-800 milioni di euro. Il personale sanitario impiegato nelle aziende sanitarie pubbliche isolane è di circa mille unità. Una cifra irrisoria rispetto a quella operante in tutta la penisola, che sfiora cifra 800mila. Per questo – sottolinea Donigaglia – riteniamo che sia piuttosto semplice adoperarsi per trovare una soluzione ad hoc, per questa ristretta categoria di lavoratori, piuttosto che – conclude – mettere mano all’intero contratto collettivo nazionale di lavoro della Sanità».
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