«Tutta la comunità studentesca si è sempre espressa a favore dell’abbattimento del numero chiuso – ha dichiarato il presidente Cnsu – niente è stato previsto nel recovery plan per superare e abbattere il numero chiuso»
L’Italia ha un numero troppo basso – tra i peggiori in Europa – di immatricolati, laureati e ricercatori universitari. E non solo. Esiste una barriera sociale che chiude o rende quantomeno difficile l’accesso all’università per i giovani che vivono al Sud e/o appartengono alle fasce di reddito più deboli.
Le considerazioni espresse dal presidente CNSU (Consiglio Nazionale degli studenti universitari) Luigi Leone Chiapparino, durante la presentazione in Senato dell’indagine conoscitiva sulla condizione studentesca negli atenei italiani, si basano su dati concreti.
«Il sistema università italiano produce meno laureati a quelli del resto d’Europa – ha detto alle nostre telecamere -. Nella classifica delle percentuali dei laureati sulla popolazione totale dei paesi siamo penultimi solo davanti alla Romania. In questo senso – ha aggiunto – è necessario investire sui servizi e sussidi che permettono quotidianamente a tantissimi studenti appartenenti alle fasce di reddito più deboli di accedere all’università. E – ha precisato – avere un occhio di riguardo rispetto al divario che c’è tra nord e sud del paese. Bisogna agire più incisivamente nei posti in cui le difficoltà sono maggiori, l’obiettivo è rendere più fruibili e accessibili gli atenei del meridione».
Ma c’è anche un altro sistema, molto dibattuto, che taglia fuori tanti ragazzi costretti a rinunciare in partenza al sogno di diventare medici. È la legge 264 del 2 agosto 1999, secondo la quale l’accesso alle facoltà di Medicina e Odontoiatria è a numero chiuso ed è previsto un test d’ingresso. È il Mur, ogni anno, a decidere i posti disponibili per tutta Italia e nei vari atenei considerando il fabbisogno nazionale.
Entrare a Medicina è, per migliaia di neodiplomati, una vera impresa. Durante lo svolgimento del Test, anche quest’anno, come spesso accade, ci sono stati errori nelle domande e moltissimi studenti sono pronti a ricorrere al Tar. Ed anche il ministro Messa, ai nostri microfoni, ha aperto alla possibilità di rivedere il sistema ammettendo che «i test sono la cosa più neutrale possibile ma possono essere soggetti a errori». E che si deve lavorare per un «controllo maggiore di questi o addirittura poterne rivedere la composizione».
Il presidente del Consiglio Nazionale degli studenti universitari è molto critico sul numero chiuso. «Il modello di accesso a numero chiuso è un modello fortemente sbagliato che deve essere rivisto – ha evidenziato -. Molto spesso quando lo abbiamo fatto presente ci è stato risposto che servirebbero delle risorse per adeguare i servizi a un numero maggiore di accessi, ma niente è stato previsto, nel Recovery Plan nella direzione di allargare e, in prospettiva, superare e abbattere il numero chiuso. È un problema di natura politica – ha concluso con convinzione – tutta la comunità studentesca si è sempre espressa a favore dell’abbattimento del numero chiuso».
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