Gli specialisti lanciano un appello ai pazienti: «Non trascurate la patologia, riprendere presto visite ed esami di routine»
La pandemia Covid-19 ha avuto ripercussioni anche sul paziente ipotiroideo, non tanto per un effetto diretto della infezione sull’ipotiroidismo, quanto perché ha ostacolato il numero dei controlli clinici, di laboratorio e strumentali di cui questi pazienti hanno bisogno. É l’allarme lanciato dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME), che invita i pazienti a riprendere i contatti con il proprio medico per recuperare visite ed esami clinici.
«In questa situazione di emergenza, che va avanti ormai da oltre un anno e mezzo, gli endocrinologi si sono presto attivati per controlli anche a distanza e con la collaborazione dei medici di medicina generale i pazienti hanno continuato a essere seguiti – riferisce Michele Zini, specialista del centro Malattie Tiroidee e dell’Unità Operativa di Endocrinologia all’IRCCS Arcispedale Santa Maria Nuova Reggio Emilia, nonché responsabile della scuola di Formazione AME -. Tuttavia, è innegabile che ci sono molti altri pazienti – aggiunge – che hanno trascurato la patologia, rimandando controlli clinici e di laboratorio. Ora è tempo di recuperare».
L’ipotiroidismo consiste nella presenza nel sangue di quantità inferiori alla norma di ormoni tiroidei. Questo può essere dovuto a numerose cause. «La causa più frequente – spiega Zini – è la tiroidite cronica autoimmune, cioè la formazione di autoanticorpi contro la tiroide, che tendono a distruggerla. È la condizione generalmente nota come malattia di Hashimoto. Ci sono poi le forme dovute all’asportazione chirurgica della tiroide per patologie benigne o maligne. E ci sono molti pazienti che hanno un ipotiroidismo dovuto all’utilizzo di farmaci usati prevalentemente in ambito oncologico, psichiatrico o cardiologico o alla immunoterapia».
Per questo motivo è molto importante la collaborazione fra l’endocrinologo e gli altri specialisti. Esiste poi una forma particolare di ipotiroidismo legato al periodo seguente al parto per cui è importante anche il contatto tra endocrinologo e ginecologo. «Prendendo in considerazione tutte le forme di ipotiroidismo, anche quelle meno gravi, ne soffre circa il 5% della popolazione. Il sesso femminile ne è affetto circa 4 volte di più di quello maschile», dice Zini.
Una vera e propria prevenzione non esiste. «Piuttosto è molto importante la diagnosi precoce e cioè riconoscere la malattia al suo esordio o poco dopo tramite il dosaggio del TSH – spiega Zini -. Questo è un semplicissimo esame di laboratorio – aggiunge – che può essere eseguito quasi come metodica di screening ma da raccomandare in particolare alle categorie a rischio, e cioè pazienti con familiarità per malattia della tiroide, con altre patologie autoimmuni, donne in gravidanza e pazienti che assumono farmaci in grado di interferire con la funzionalità della tiroide, oltre ovviamente a coloro che presentano sintomi suggestivi o sospetti per disfunzione tiroidea».
Terapie veramente nuove non ne abbiamo dato che la cura dell’ipotiroidismo si basa sempre sulla somministrazione dall’esterno di adeguate dosi di ormone tiroideo, in particolare di tiroxina. Quando questo viene eseguito dallo specialista endocrinologo secondo i criteri di appropriatezza il paziente recupera un completo benessere, una piena performance e può condurre una vita normale. «Anche una gravidanza può essere condotta normalmente seguendo i criteri per la gestione dell’ipotiroidismo in gravidanza raccomandati dalle linee guida internazionali – precisa Zini -. La novità risiede nella disponibilità oggi di nuove formulazioni di ormone tiroideo che non sono più solo le compresse ma anche preparazioni soft gel e preparazioni liquide. Queste ultime due – continua – sono analoghe alla compressa come efficacia ma sono più comode per l’assunzione dato che non richiedono di essere assunte mezz’ora prima di colazione come invece avviene con le compresse. Le preparazioni liquide e soft gel vengono prontamente assorbite e possono essere assunte poco prima di colazione». Per molte persone questo non è un dettaglio ma una cosa importante in rapporto alle proprie abitudini di vita.
«Ma ora la cosa più importante è ricontattare il proprio medico e riprendere i controlli e gli esami di routine. Ora – conclude Zini – Covid-19 non è la nostra unica priorità». L’ipotiroidismo sarà uno dei temi al centro del prossimo Congresso AME, che si svolge dall’11 al 14 novembre a Trieste.
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