Mangiacavalli (FNOPI): «Svolgiamo una delle professioni che più intreccia il vissuto personale con quello altrui. Per questo, è sempre stato motivo di rammarico vedersi in tv, al cinema in ruoli tipizzati. “La notte di Capodanno” è la dimostrazione che un altro modo di rappresentare gli infermieri è possibile»
Devono mettersi nei panni degli altri, interpretare un ruolo, raccontare la verità, omettendo i passaggi non essenziali, senza travisarne i fatti. E se empatia e capacità di sintesi non sono doti innate devono impegnarsi ad acquisirle. Devono farlo gli attori sul palcoscenico e gli infermieri nella vita reale. «Attori e infermieri sono due figure professionali diverse solo in apparenza. Analizzandone accuratamente i ruoli vengono alla luce molti più tratti in comune di quanti se ne possano immaginare», assicura il regista Roberto Gandini che, prima di dedicarsi al teatro, ha avuto una breve carriera da infermiere. Due professioni, due passioni che Gandini ha deciso di fondere in un unico progetto teatrale iniziato quasi tre anni fa e che culminerà nella rappresentazione “La notte di Capodanno”, in scena, in prima nazionale, al Teatro India di Roma, dal 27 al 31 ottobre.
La pièce teatrale sulla figura dell’infermiere è nata dal percorso progettuale “L’arte di curare e di raccontare” avviato nel 2019, in collaborazione con la FNOPI, la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, che rappresenta oltre 456 mila infermieri in Italia, e il Teatro di Roma, una vera istituzione culturale. «L’iniziativa è stata inaugurata da una conference call alla quale hanno partecipato infermieri da tutta Italia. Poi – dice il regista – sono state raccolte 200 storie, momenti di vita vissuti in prima persona dai professionisti sanitari in corsia. A seguire, due workshop in cui infermieri ed attori si sono incontrati e confrontati».
Il progetto è stato accolto con grande entusiasmo dalla FNOPI: «Le storie di noi infermieri sono particolari, perché svolgiamo una delle professioni che più intreccia, ogni giorno, il vissuto personale con quello altrui. Le nostre vite si incrociano con le vite di chi assistiamo e sono destinate a cambiare per sempre sia il curante che il curato. A volte impercettibilmente, a volte evidentemente – dice la presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli -. Proprio per questo, è stato sempre motivo di rammarico per gli operatori sanitari vedersi rappresentati, al cinema, come in tv e al teatro, in ruoli marcatamente tipizzati, quasi caricaturali, come delle moderne maschere della commedia dell’Arte. Da queste premesse, è nata la collaborazione tra il nostro Ordine e un’istituzione culturale come il Teatro di Roma. Un altro modo di raccontare gli infermieri, la sanità, le gioie e le frustrazioni fuori e dentro le corsia è possibile e noi ci crediamo fortemente».
Così, dopo oltre due anni di lavoro, è stata tessuta la trama della sceneggiatura. «Saliranno sul palco sette attori nel ruolo di otto personaggi – racconta Gandini -, che vestiranno i panni di infermieri medici, degenti e familiari di pazienti». Accade tutto in una notte, quella di capodanno, tra le mura di un reparto di medicina generale di un ospedale di provincia: «L’atmosfera è surreale, tanto che farà la sua comparsa persino Florence Nightingale, l’inventrice dell’infermieristica moderna, per dare un consiglio a una giovane collega», svela il regista.
«La notte di Capodanno diventa così la notte della transizione, in cui le cose vecchie non sono poi così vecchie e quelle nuove sono ancora troppo nuove. Per noi attori – sottolinea Gandini – raccontare una storia significa darle un senso. Un significato, una morale che speriamo possano trovare anche i nostri spettatori nel guardare lo spettacolo, che siano infermieri o comuni cittadini». E come nella vita reale, anche ciò che accade sul palcoscenico teatrale potrà suscitare giudizi positivi o negativi, una buona o una cattiva impressione: «Il pubblico si specchiera o si scontrerà con la realtà che abbiamo deciso di raccontare?», si chiede il regista. Per scoprirlo non resta che aprire il sipario e attendere che le luci tornino ad illuminare la platea.
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