Il Dipartimento attività sanitarie ed osservatorio epidemiologico Regione Sicilia: «I dati dell’indagine a supporto dei necessari interventi in materia ambientale e sanitaria»
Tumori polmonari, gastrici, asbestosi, patologie del tratto genito-urinario, che continuano a colpire i lavoratori (più gli operai che gli impiegati) dei siti industriali nelle zone ad alto rischio ambientale, evidenziano la necessità di intervenire con studi epidemiologici in queste aree così da poter intercettare queste patologie in fase precoce. La Regione Siciliana è stata tra le prime ad attivarsi in questo senso, avviando tramite il Dipartimento attività sanitarie ed osservatorio epidemiologico (DASOE) un’indagine in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, i cui dati sono stati presentati nei giorni scorsi.
L’indagine ha riguardato lo stato di salute dei lavoratori di alcune delle principali industrie presenti nel territorio in zone definite ad alto rischio ambientale come San Filippo del Mela, Gela e Augusta-Priolo. In particolare, lo studio ha interessato lo stato di salute degli ex lavoratori della Sacelit (San Filippo del Mela) e della Eternit (Siracusa) e dei lavoratori del petrolchimico di Gela. Al 2020 sono sono stati censiti in tutta la regione 9228 lavoratori potenzialmente ex esposti ad amianto di cui 1457 già in carico agli SPRESAL (servizi di prevenzione e salute dei lavoratori) dei Dipartimenti di prevenzione. Il programma prevede appunto un protocollo diagnostico di monitoraggio mirato che consente di individuare attraverso metodiche avanzate di diagnosi clinica e strumentale eventuali lesioni in fase precoce.
«La valutazione dello stato di salute delle popolazioni residenti nei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN) è stata oggetto di numerosi studi regionali e nazionali che hanno generato una mole ormai consistente di evidenze in materia – ha affermato ai nostri microfoni Salvatore Scandotto, dirigente DASOE a capo dello studio -. L’osservatorio epidemiologico – continua – ha attivato un programma di sorveglianza attiva sullo stato di salute nelle aree a rischio ambientale della Sicilia per corrispondere alle legittime esigenze di trasparenza e informazione sui dati sanitari da parte dei cittadini che risiedono in prossimità di insediamenti produttivi nell’isola e supportare i decisori nella adozione degli interventi più adeguati per la promozione dei livelli di salute in tali contesti».
«È stata potenziata la piattaforma informativa regionale – prosegue Scandotto – con tutti i principali strumenti necessari a garantire un monitoraggio continuo dei principali indicatori che includono anche alcuni registri regionali sulla mortalità o i registri tumori che coprono ad oggi il 100% del territorio siciliano e sono presenti quindi in tutti i comuni. In tale panorama viene prodotto e diffuso, anche tramite il sito istituzionale, un report regionale periodico con i dati degli studi descrittivi di mortalità, ospedalizzazione e incidenza».
«In tale programma di sorveglianza – aggiunge – è stato previsto anche l’approfondimento con disegno di studio più analitico su determinate categorie a maggiore rischio come ad esempio i lavoratori di alcuni insediamenti per valutare quali condizioni siano maggiormente necessarie attenzionare ai fini degli interventi. In particolare la regione partecipa inoltre al programma di sorveglianza nazionale SENTIERI coordinato da ISS».
I risultati delle indagini svolte su una coorte di ex lavoratori di aziende di produzione di manufatti in cemento-amianto (complessivamente 1128 ex lavoratori) mostrano un’elevata presenza di malattie amianto-correlate, in particolare tra gli uomini. L’analisi della mortalità ha evidenziato tra gli uomini rischi in eccesso per asbestosi e per i tumori maligni dello stomaco, della pleura e dei polmoni. Anche i risultati delle analisi condotte su lavoratori del comparto petrolchimico (5.627 soggetti) confermano quanto emerso in precedenti studi riguardo ad eccessi per tumore del polmone e dei ricoverati per malattie respiratorie acute e genito-urinarie (in misura maggiore tra gli operai rispetto agli impiegati).
L’esito dello studio evidenzia l’importanza del programma di sorveglianza sanitaria nei lavoratori che i Servizi di Medicina del lavoro delle ASP siciliane hanno avviato nelle aree a rischio ambientale nell’ambito del programma organico di interventi sanitari varato dalla regione estendendo le condizioni oggetto di monitoraggio al follow up a ulteriori categorie diagnostiche.
«Allo stato attuale, trattandosi per la maggior parte di indagini descrittive, non si può parlare di nesso causale – precisa Scandotto -. In base agli ultimi più recenti studi nazionali (SENTIERI) il profilo generale di salute che è emerso sebbene con le specificità per le diverse aree, è quello di un’alterazione dello stato di salute in relazione ad alcune categorie diagnostiche a componente multifattoriale tipiche delle aree dove prevalgono le esposizioni di tipo professionale o quelle dovute alla presenza di impianti industriali. Le priorità che emergono riguardano il particolare impatto delle patologie amianto correlate (specie negli uomini) (tumori della pleura e asbestosi in particolare) da collegare ad esposizione lavorativa a seguito della ormai cessata produzione nei siti, e condizioni croniche come ad esempio respiratorie o cardiovascolari o tumorali sulla cui insorgenza – conclude il dirigente DASOE – possono incidere anche molti altri fattori tra cui ad esempio gli stili di vita che comunque sono già oggetto di specifici programmi di promozione della salute».
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