L’appello di un pediatra di Gratosoglio ad ATS e Regione Lombardia: «Per coprire le zone più carenti necessari bandi straordinari»
Cercansi pediatri a Milano. É questo l’appello lanciato da Roberto Marinello, da più di 30 anni pediatra di famiglia in una delle zone periferiche più popolose di Milano, Gratosoglio. Il pediatra è stato Segretario della Federazione Italiana Medici Pediatri della Lombardia negli ultimi anni ed è quindi a conoscenza della situazione assistenziale ed organizzativa della pediatria milanese.
Marinello è uno degli undici pediatri del Municipio 5 che da tempo denuncia una situazione ingestibile a causa della carenza di professionisti nella metropoli milanese, e per questo ha deciso di rendere pubblico il problema per sensibilizzare gli organi competenti, ATS e Regione Lombardia. «Noi abbiamo un carico fino a 1400 assistiti (proprio per rispondere alle necessità assistenziali pediatriche), ma a causa dei progressivi ed inarrestabili pensionamenti, le famiglie non trovano più posto presso i pediatri della zona e spesso è molto difficoltoso trovarne uno libero anche fuori. Ma mentre per i bambini da 0-6 anni c’è spazio garantito in deroga al massimale (in virtù dell’Accordo Nazionale per la Pediatria di Libera Scelta), per i bambini da 6 a 14 anni tale spazio non c’è; quindi, in assenza del pediatra disponibile rimane la sola possibilità di scegliere un medico di medicina generale che però non ha competenze specialistiche nell’area pediatrica».
Negli ultimi due anni sono 18 mila gli assistiti di Milano città che si sono spostati sul medico di famiglia pur avendo i requisiti per stare con il pediatra. Un gap che con il tempo rischia di diventare sempre più evidente, come emerge dai dati resi noti da un sondaggio di Anaao secondo cui entro il 2025 mancheranno all’appello, in Lombardia, circa 510 pediatri solo a livello ospedaliero.
«Questo perché il 50 per cento dei pediatri oggi a Milano ha più di 60 anni – riprende Marinello -, quindi, dando uno sguardo all’anagrafe appare evidente che più di venti pediatri di famiglia andranno in pensione entro il 2023, il che significa che 20-30 mila bambini resteranno scoperti». E a pagare le conseguenze saranno proprio loro, i bambini dai 6 ai 14 anni che, secondo gli Accordi Collettivi Nazionali possono già affidarsi alle cure dei medici di medicina generale.
«Quando un medico va in pensione e lascia scoperti i suoi assistiti 0-14 anni, ATS valuta se ci sono pediatri disponibili sul territorio per assorbire chi resta senza medico. Il calcolo viene fatto però sulla base degli assistiti con età compresa tra 0 e 6 anni, ovvero coloro che possono solo avere il pediatra. Se invece i bambini hanno tra i 6 e i 14 anni non vengono conteggiati e diventano di fatto invisibili e non resta loro che scegliere un MMG o rivolgersi al privato».
La forte denatalità degli ultimi decenni ha di fatto “nascosto” un po’ il problema. Nella sola provincia di Milano i bambini di 13 anni oggi sono 31.050, mentre i nuovi nati sono 23.025 (fonte SiMPeF – Sindacato Italiano Medici Pediatri di Famiglia della Lombardia). «Siamo di fronte ad una riduzione del 25% – sottolinea Marinello – che in parte attutisce il problema, ma non lo risolve, anche perché analizzando la questione dall’altro lato, emerge chiaramente una fuoriuscita di professionisti nei prossimi anni che non può non destare preoccupazione. Anagraficamente siamo tutti entrati in servizio tra il 1980 e il 1985 tra i 25 e i 30 anni. Oggi la maggior parte di noi ha tra i 65 e i 70 anni e dunque siamo tutti vicinissimi all’età pensionabile».
A questo problema ATS e Regione Lombardia devono far fronte con i bandi che, secondo Marinello, sono lenti e farraginosi. «Il tema è che ci sarebbe la possibilità di avere nuovi pediatri, ma la gestione di inserimento dei professionisti è troppo lenta e il calcolo del fabbisogno viene fatto solo sui bambini da 0 a 6 anni e solo in determinati periodi dell’anno. Quando un pediatra va in pensione, ATS viene generalmente informata con un preavviso di sessanta giorni, troppo pochi per recapitare in tempo a tutti gli assistiti una comunicazione scritta che li informi della perdita di assistenza. Spesso l’assistito si accorge della cessazione dell’attività del suo medico andando allo studio o telefonando per qualche richiesta. In assenza quindi di indicazioni ufficiali e nell’emergenza di dovere cambiare medico, i genitori sono costretti a traghettare i figli verso il medico di famiglia o affidarsi, quando ne hanno le possibilità, a specialisti privati. Per i bambini sotto i 6 anni i genitori, dovendo mantenere il pediatra, sono spesso costretti a fare parecchi chilometri per raggiungere il nuovo medico, il che, con un bambino piccolo, non è molto agevole».
Per la verità un tentativo è stato fatto dalle istituzioni e dalla politica per cercare di arginare il problema, ma con risultati che Marinello non reputa soddisfacenti. «Le scuole di specializzazione italiane dal 2017 ad oggi hanno raddoppiato i posti disponibili, passando da 417 a 954, ma non basta – analizza il pediatra di Gratosoglio –. Ci sono bambini che necessitano di cure specifiche, hanno malattie croniche o disabilità e secondo la legge hanno la possibilità di stare con il pediatra addirittura fino a 16 anni, ma non sempre questo è possibile».
L’unico strumento attuabile in modo rapido e previsto dagli Accordi Nazionali e Regionali che può tamponare momentaneamente il grave problema è l’inserimento straordinario di alcuni pediatri, in deroga al rapporto ottimale 0-6 anni, ma reso necessario dalla carenza reale emersa sul territorio.
«Tale procedura deve essere concordata tra ATS e Sindacati pediatrici, ma credo che, vista la necessità di garantire una diffusa ed equa assistenza a tutti i bambini di Milano, anche al fine di garantire la libera scelta del pediatra (fondamento dell’Accordo Nazionale), sia un provvedimento urgente da assumere in tempi brevi. Sono convinto che oggi a Milano sarebbero necessari dieci inserimenti straordinari (che corrisponderebbero circa a uno per Municipio) per coprire le zone più carenti e per dare ossigeno alla pediatria milanese in attesa di interventi più strutturati e definitivi» chiosa Marinello.
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