Sono un medico chirurgo specialista; preferisco non fare alcun riferimento alla mia specializzazione in quanto desidero assolutamente evitare che la mia questione non appaia una polemica personale per il mio interesse nei confronti di alcuno, siano essi assicuratori, società scientifiche ovvero organizzazioni sindacali. Vengo ai fatti: sono da alcuni anni assicurato per la mia responsabilità professionale […]
Sono un medico chirurgo specialista; preferisco non fare alcun riferimento alla mia specializzazione in quanto desidero assolutamente evitare che la mia questione non appaia una polemica personale per il mio interesse nei confronti di alcuno, siano essi assicuratori, società scientifiche ovvero organizzazioni sindacali. Vengo ai fatti: sono da alcuni anni assicurato per la mia responsabilità professionale con una compagnia leader di mercato. Verso un premio annuo di notevole valore in quanto, mi è stato spiegato, la mia specializzazione è considerata ad alto rischio. Qualche settimana fa ho ricevuto un messaggio da una organizzazione sindacale di categoria nel quale mi veniva offerta la medesima, forse anche migliore, copertura assicurativa ad un prezzo scontato in maniera rilevante (circa il 30%). Ho chiesto al mio assicuratore di poter accedere alla stessa agevolazione senza per altro essere costretto ad iscrivermi al sindacato in quanto per principio non ho mai aderito a tali organizzazioni. La risposta è stata negativa in quanto, mi è stato detto, quelle speciali condizioni sono state riservate a quella specifica Convenzione sulla base di una raccolta di adesioni molto numerosa (circa n.4.000 professionisti su un totale di circa 8.000 specialisti nella materia). Questa risposta mi ha generato un’altra domanda che mi permetto di girare a Lei: Ma allora le compagnie di assicurazione come le stabiliscono le loro tariffe? quali sono i parametri ed i sistemi che adottano?
Egregio dottore, in primo luogo complimenti per la domanda e grazie per avermi dato l’occasione di entrare in un’area non raramente governata da un po’ di approssimazione e molta spinta commerciale. Piuttosto che illustrarle come le compagnie stabiliscono le loro tariffe tenterò di spiegarle in qual modo le tariffe dovrebbero essere stabilite. Non è detto infatti che le due modalità coincidano in maniera precisa! L’Assicurazione è mutualità; in altre parole l’Assicuratore raccoglie i contributi (il premio) dai membri di categorie omogene (per esempio nel suo caso: i medici che esercitano la medesima specializzazioni) e quindi provvedono a pagare i danni eventualmente denunciati da qualcuno di questi membri. Poiché gli Assicuratori devono risarcire tutti i danni, anche per somme superiori ai premi incassati, è evidente che l’elemento critico per loro è quello di determinare tariffe remunerative che consentano l’equilibrio dei loro bilanci, compreso l’utile industriale. Queste tariffe, ovvero i premi, sono composte di una serie di componenti (le spese di gestione, di acquisizione e di liquidazione dei danni, l’imposta governativa) tra i quali il più critico nella sua misurazione è la parte destinata al pagamento dei danni attesi. Per stabilire questo fattore critico le Compagnie usano informazioni riguardanti l’andamento storico dei sinistri accaduti riferiti a quella categoria di rischio sia per la loro numerosità (c.d. frequenza) che per il loro valore monetario. Queste statistiche (più grande è l’universo alle quali si riferiscono è maggiormente sono attendibili)sono analizzate da specialisti (attuari e tecnici assicurativi) che utilizzando anche fattori esterni ( economici, legislativi, sociali) stabiliscono alla fine del loro lavoro il premio remunerativo da adottare.
In conclusione senza statistiche serie ed attendibili non è praticabile un adeguato sistema di tariffazione. Un tempo l’Associazione delle Assicurazioni private garantiva la raccolta e l’accesso a queste informazioni. Attualmente, a quanto mi risulta, il sistema statistico nel rischio sanitario per una serie di motivazioni (legge sulla concorrenza, presenza di compagnie non iscritte all’associazione o che comunque non collaborano nella fornitura delle informazioni) non costituisce un elemento pienamente affidabile. Allora è legittimo chiedersi in qual modo le compagnie di assicurazioni creino e propongano le loro tariffe. La risposta non è univoca in quanto può dipendere dal posizionamento e/o dalle finalità di ciascuna azienda. Attualmente vengono utilizzate quindi statistiche internazionali, ovvero quelle parziali nazionali, ovvero quelle aziendali. A mio parere tutte queste informazioni risultano oggi non sufficientemente attendibili in quanto relative a esperienze e realtà estranee ovvero ad un universo di assicurati modesto per numerosità. In aggiunta gli Assicuratori possono adottare legittimamente politiche tariffarie di incentivazione (riduzione di premio) per i rischi graditi e sistemi di disincentivazione (aumento di premio) per quelli meno graditi. Non conosco invece come si comportano gli assicuratori difronte a modifiche di fattori che pur esterni che possono comunque avere un effetto diretto sull’andamento dei rischi (un caso attuale: la nuova legge Gelli influenzerà senz’altro l’andamento dei sinistri e quantomeno il loro valore).
Dopo questa lunga e noiosa spiegazione concludo ovviamente con una nota critica sulla politica tariffaria adottata dalla sua compagnia. In effetti un universo del 50% di un gruppo omogeneo richiede l’applicazione di una tariffa tecnica remunerativa. A parte altri aspetti di politica commerciale, comunque nel caso in questione non condivisibili, io ritengo che nel caso da Lei illustrato due possano essere le alternative. La prima alternativa è questa: la tariffa applicata alla convenzione è tecnicamente equilibrata; conseguentemente i suoi colleghi che hanno aderito alla Convenzione pagano un giusto premio; invece tutti quelli che, come Lei, hanno sotto scritto polizze individuali pagano un premio pesantemente più caro del dovuto; invece la Compagnia guadagna ben oltre il punto di equilibrio tecnico!
La seconda alternativa è questa: la tariffa applicata alle polizze sottoscritte individualmente è tecnicamente equilibrata; conseguentemente lo sconto del 30% prevista dalla Convenzione costituisce uno disequilibrio tecnico di notevole peso economico in relazione alla numerosità relativa dei soggetti assicurati; prima o poi la Compagnia dovrà rivedere la sua politica tariffaria. E rimane comunque la difficoltà di rispondere alla sua domanda: ma in pratica come le stabiliscono le Compagnie e loro tariffe?