L’ideatore del Festival della Scienza Medica traccia i punti fermi di una sanità moderna ed efficiente: «Prevenzione, assistenza territoriale, tecnologia, formazione e competenze manageriali»
Investire nella prevenzione e potenziare l’assistenza territoriale e domiciliare. Sfruttare tecnologia e innovazione, migliorare la qualità della formazione e acquisire competenze manageriali.
Il mix perfetto per costruire un SSN di valore sull’eredità del Covid-19. È questo, in sintesi, il pensiero di Fabio Roversi-Monaco, ideatore del Festival della Scienza Medica, l’annuale appuntamento con la cultura medico scientifica che si tiene ogni anno a Bologna. La settima edizione, in programma il 6 novembre, è dedicata alla pandemia ed accoglierà scienziati ed esperti da tutto il mondo nella ricerca e innovazione.
Il professor Roversi-Monaco nell’intervista a Sanità Informazione esprime la sua idea di rinnovamento, cercando di rispondere alle domande più urgenti: “Cosa abbiamo imparato dalla pandemia”? “Come riconsiderare la sanità pubblica del nostro paese”? Delinea le fondamenta di una sanità moderna ed efficiente, tematica da affrontare con urgenza: «La pandemia è stata un danno profondo da cui trarre insegnamenti – spiega -. Il SSN ha reagito grazie alla professionalità e all’impegno dei sanitari e con pratiche operative innovative. Il primo punto da cui ripartire – precisa è la prevenzione che non è stata sufficientemente curata negli ultimi anni. In secondo luogo, bisogna ripristinare l’assistenza sul territorio con presidi nuovi – case e ospedali di comunità – e quella domiciliare con la telemedicina».
La terza questione riguarda la riforma delle Università, in particolare Medicina che «va rivista per assicurare ai giovani un percorso accademico rapido e completo. Gli studenti sanno poco di prevenzione – sostiene il professore – si trovano ad operare dopo la laurea e la specializzazione a 30 anni». Gli obiettivi da raggiungere, secondo colui che è stato per 15 anni magnifico rettore dell’università di Bologna, sono: «Sfruttare al massimo le nuove tecnologie, creare nuovi insegnamenti e strutture di docenza per immettere nel sistema giovani competenti e già formati».
Secondo Fabio Roversi-Monaco è necessario implementare l’innovazione tecnologica e formare i professionisti sanitari in modo adeguato per poter sfruttare al meglio le potenzialità degli strumenti offerti dalla digitalizzazione. «Le materie insegnate a Medicina rappresentano la base ma di fronte all’avanzamento continuo della tecnologia e delle scoperte scientifiche i medici professionisti hanno il dovere di incrementare le loro competenze. Per tenere il passo, c’è bisogno di strutture in grado di operare al meglio per la formazione continua. E’ bene aggiornarsi dal punto di vista medico e organizzativo».
Non ultimo, come richiesto dal PNRR, è importante acquisire competenze manageriali per i sanitari «al fine di prepararli a fronteggiare le sfide attuali e future». A questo proposito «l’ipotesi di istituire un organismo strutturato e rappresentativo dei dirigenti del SSN al massimo livello, che ne garantisca la validità a tutti, dovrebbe essere attentamente considerata» sottolinea il professore.
«La presenza di dirigenti importanti con funzioni tecniche e ammnistrative è necessaria. Uno dei modi per garantire un’identità di atteggiamenti e una parificazione di istituzioni tra nord e sud è questo. Il fine è coinvolgere tutti in una struttura partecipativa che passa attraverso i soggetti che hanno il potere di gestire a livello regionale le strutture sanitarie. Del potere decisionale effettivo in sanità se ne è appropriata la politica – conclude Fabio Roversi-Monaco – il merito non viene riconosciuto a sufficienza. Riportare il SSN a qualcosa che abbia scarso rapporto con la politica e abbia una sua intrinseca autonomia sarebbe auspicabile».
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