Il Presidente Fabrizio Protti denuncia la mancanza di una norma in grado di garantire un controllo sul talco contenuto nei prodotti di bellezza che dovrebbe essere asbstos-free
«I cosmetici potrebbero contenere amianto e non c’è una legge che preveda dei controlli». A lanciare il grido di allarme è lo sportello Amianto Nazionale con il presidente Fabrizio Protti che ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica un vuoto legislativo che potrebbe avere pericolose conseguenze per ignare consumatrici di prodotti di bellezza.
«Belle da morire, si può dire… infatti, per apparire più belle, le donne, inconsciamente potrebbero firmare la propria condanna a morte…». La dichiarazione è forte, ma il rischio è davvero alto. Per comprendere bene la questione Protti ricorda una sentenza del tribunale del Missouri negli Stati Uniti del 2020 che ha visto l’azienda Johnson & Johnson condannata da un tribunale a pagare 2,1 miliardi di dollari di risarcimento danni a causa della presenza di amianto nel talco per bambini. La sentenza della Corte d’appello del Missouri ha poi confermato il verdetto di primo grado contro la multinazionale statunitense, stabilendo che proprio l’amianto contenuto nel talco, aveva causato il cancro alle ovaie in 22 donne. Ma che nesso esiste tra il talco per bambini e i cosmetici? Apparentemente nulla, invece anche nei prodotti di bellezza viene impiegato il talco e di conseguenza potrebbe esserci la presenza di amianto.
«Il talco e l’amianto sono due materiali che si trovano spesso insieme, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica tre tipi di materiale riferendosi al talco – spiega il Presidente dello Sportello Amianto Nazionale -. Il primo contaminato da amianto classificato come cancerogeno e dunque inutilizzato, un secondo, se pur classificato come non cancerogeno, presenta sulla confezione la dicitura “tenere lontano dalla bocca e dal naso dei bambini” perché essendo un silicato, può creare problemi anche gravi alla respirazione, poi un terzo asbstos-free ovvero primo di tracce di amianto». Ciò che sfugge ai molti è che mascara, rossetti, fondotinta e ancora prodotti per il filler contengono spesso al loro interno del talco che ovviamente dovrebbe essere asbstos-free.
Il Ministero della Salute e la Comunità Europea parlano chiaro: gli ingredienti sui cosmetici devono essere elencati tenendo conto delle nomenclature riconosciute a livello internazionale (INCI) e, qualora non fosse disponibile per un determinato ingrediente, andrebbe utilizzata una voce riconosciuta. «Le regole ci sono, infatti, – riprende Protti – il cosmetico, secondo la normativa europea, deve riportare l’indicazione di eccipienti presenti e dunque deve anche indicare la presenza di talco, ma siccome non esiste una normativa specifica per cui un’azienda che compra talco debba richiedere la certificazione asbstos- free per ogni lotto di produzione, non si ha certezza che i cosmetici che contengano talco siano privi di tracce di amianto».
«Sarebbe opportuno che intervenisse il legislatore – riprende Protti -. Dal momento che manca una indicazione europea nel merito, l’Italia dovrebbe prevedere una normativa più restrittiva secondo cui il materiale in ingresso da paesi stranieri, contenente talco, sia esso come materia prima o prodotto finito, debba essere certificato in laboratorio come amianto free».
Si tratta dunque di una zona d’ombra per la salute che si potrebbe arginare con una norma “salvavita” che metterebbe al riparo produttori e consumatori. Nel frattempo, per riconoscere l’amianto ci sono due semplici regole da seguire per mettere in sicurezza il proprio trucco: controllare ingredienti e luogo di provenienza dei cosmetici. Nel caso sia presente tra gli ingredienti la voce talco o Talc, Talcum, Talcum powder, Cosmetic talc e Magnesium silicate, sarebbe buona norma far analizzare il prodotto in un laboratorio per verificare l’eventuale presenza di tracce di amianto.
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