Salute 9 Dicembre 2021 17:06

RSA e RSD, dal 1° gennaio stop alle forniture di dispositivi e test diagnostici

Degani (UNEBA Lombardia): «A rischio la sicurezza di anziani e disabili. La mancata fornitura dei tamponi metterà in dubbio la frequenza dei controlli. Le strutture dovranno rivolgersi al mercato libero che in questo momento è in overbooking a causa del green pass e questo inciderà sui costi e sui tempi di processazione»

RSA e RSD, dal 1° gennaio stop alle forniture di dispositivi e test diagnostici

Mentre i contagi crescono, la variante Omicron fa paura ed alcune Regioni finiscono in zona gialla, ATS Lombardia informa gli enti gestori delle RSA che a partire dal 1° gennaio 2022 dovranno provvedere in autonomia all’approvvigionamento delle protezioni individuali e dei test diagnostici per prevenire il rischio di contagio da Covid -19.

Un “regalo” di Natale non proprio gradito dalla rete territoriale extraospedaliera che tra meno di un mese si troverà ad avere un costo non indifferente cui far fronte e la necessità di reperire sul mercato un servizio alle migliori condizioni possibili.

Dura la reazione dei diretti interessati. Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, associazione che conta oltre 700 tra RSA e RSD sul territorio non ci sta: «Al peggio non c’è mai fine – commenta – In questo momento abbassare la guardia sulla diagnostica infettiva precoce nelle residenze per anziani e disabili è un errore imperdonabile».

Senza tamponi screening a rischio

A preoccupare Degani sono in particolare i tamponi perché «mentre i Dpi non sono mai stati forniti – spiega il numero uno di Uneba Lombardia -, la mancata fornitura dei tamponi potrebbe avere una ripercussione negativa sulla rete territoriale extraospedaliera».

Un sistema già segnato pesantemente nella prima fase della pandemia. «Questo significa mettere a rischio i controlli perché lo screening delle persone anziane metterà le strutture in condizione di decidere in assoluta autonomia con che frequenza fare i controlli, rivolgendosi poi al mercato libero che in questo momento è in overbooking a causa del green pass e di conseguenza in difficoltà sui tempi di processazione. È l’ennesima dimostrazione di non aver capito le esigenze di un grande anziano ultra-ottantacinquenne con pluripatologie che vive in una residenza. La Regione deve essere garante della salute pubblica, differenziando gli interventi a seconda dell’età e del rischio, non possono essere collocati sullo stesso piano i dispositivi di protezione individuale – sottolinea – e i tamponi che un ente gestore deve garantire. La disponibilità delle mascherine è un dovere che resta come obbligo giuridico – legge 81 sulla sicurezza del lavoro – in capo al datore di lavoro; ma rischiare di togliere la certezza dei test diagnostici agli ospiti delle RSA e RSD lascia senza parole, tanto più che è mancato il coraggio politico di imporre una frequenza».

Uneba non si arrende: «Faremo rumore»

Un boccone amaro da digerire che non trova giustificazione, neppure in Regione Lombardia. «Non ne sapevano nulla ai piani alti – ammette Degani – e non mi stupisce. Si tratta infatti di una decisione presa sulla base di un periodo pandemico che ufficialmente si conclude il 31 dicembre. Agire in questo modo significa da un lato mandare un messaggio di terrore in una condizione che tutti ipotizzano verrà prorogata proprio per garantire nei luoghi di maggior rischio la continuità di screening, e dall’altra far lievitare i costi delle residenze per anziani e disabili che già stanno impazzendo». Non si arrende Degani che “promette” battaglia: «Prima facciamo rumore poi, se non dovessero cambiare le cose, faremo consulti consortili per riuscire ad avere forza nella fase di progettazione».

 

 

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