Rischio di miocardite nei giovani a seguito del vaccino anti-Covid a mRNA messaggero? Indolfi (SIC): «I dati in nostro possesso sono più che rassicuranti»
Rischio di miocardite nei giovani a seguito del vaccino anti-Covid a mRNA messaggero? «I dati in nostro possesso sono più che rassicuranti: i più recenti studi dimostrano che nei soggetti colpiti da miocardite post vaccino la manifestazione clinica è stata molto lieve, con dimissioni rapide e nessun decesso. Possiamo quindi ribadire con forza che il rapporto rischio beneficio pende a favore dei vaccini». Così il Presidente della SIC, Ciro Indolfi, in occasione dell’82° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia. Alla presenza dei componenti del Consiglio Direttivo SIC e degli altri maggiori esponenti nel panorama della cardiologia nazionale, sono stati accesi i riflettori sui maggiori temi d’attualità per il settore, con un occhio al presente, contraddistinto dagli interrogativi sulle relazioni tra vaccino anti-Covid e miocarditi, oltre che dalla necessità di non trascurare la rete tempodipendente per l’infarto, e un occhio al futuro, all’insegna di un sempre maggiore impegno sulla cardiologia di genere e sullo sviluppo di nuovi farmaci.
«Sappiamo che negli anni precedenti alla pandemia il numero di miocarditi è stato di 20 su 100mila all’anno – aggiunge il Vicepresidente SIC, Gianfranco Sinagra -. Il numero di miocarditi da Covid è 11 su 100mila all’anno, mentre le miocarditi da vaccino sono meno di 5 su 100mila. Nei maschi sotto i 30 anni dopo seconda dose i tassi di miocarditi sono tra i 10 e i 15 su 100mila – sottolinea – un numero comunque inferiore alla stima delle miocarditi riscontrate in periodo extra Covid. Il messaggio è che il vaccino è assolutamente indispensabile per riprendere pieno possesso della nostra vita».
A loro fa eco Pasquale Perrone Filardi, Presidente eletto SIC: «Il nostro compito sociale come società scientifica è di fare chiarezza nei confronti dei cittadini. Dobbiamo quindi rimarcare in ogni sede gli aspetti legati alla sicurezza dello strumento vaccinale e rassicurare tutti».
Tra i temi più attuali che saranno affrontati in sede di Congresso quelli relativi alla cardiologia di genere, una materia da sempre “attenzionata speciale dalla SIC” perché, come ha ricordato il Presidente Indolfi “le donne temono il tumore ma muoiono d’infarto”, con una attenzione specifica al fenomeno denominato “sindrome dell’impostore”, particolarmente frequente nella professione cardiologica. Di cosa si tratta lo ha spiegato nel dettaglio il Presidente uscente SIC, Giuseppe Mercuro: «Si tratta di una situazione riscontrata in una grande percentuale di cardiologhe, soprattutto in ambito accademico, fino al 70%, nella quale la donna, pur esprimendosi al massimo delle sue capacità, tende ad attribuirle alla fortuna e/o alla sopravvalutazione delle suddette capacità da parte di altri, in sostanza credendo di non meritare realmente il ruolo che ricoprono. Una malintesa modestia forse indotta dalla controparte maschile in cui prevale la sindrome di Dunning, ossia la tendenza a sopravvalutarsi anche in caso di manifesta mediocrità. Sono aspetti che approfondiremo dal lato tecnico, clinico e professionale».
E ancora, riflettori puntati sugli sviluppi farmacologici per il trattamento dello scompenso cardiaco. «Ad oggi i campi di maggior successo della farmacologia sono proprio quelli deputati alla cura delle dislipidemie e scompenso cardiaco – afferma Perrone Filardi -. Abbiamo una vasta gamma di nuovi farmaci all’orizzonte, e oggi possiamo dire che tutte le dislipidemie, anche le più rare che spesso colpiscono i giovani, possono essere curate. Sulle nuove classi di farmaci utili per lo scompenso cardiaco, inoltre, siamo in dialogo costante con l’AIFA, da cui auspichiamo un’accelerata sul processo burocratico e regolatorio per far rientrare questi farmaci al più presto nella disponibilità prescrittiva dei cardiologi».
Così come d’importanza capitale la lotta all’ipercolesterolemia. «Il colesterolo fa paura perché causa arteriosclerosi – spiega il Prof. Francesco Barillà (Tor Vergata) – e sappiamo che riducendo il colesterolo riduciamo i rischi cardiovascolari. Ci sono tante strategie per riportare il colesterolo nel target, sia in prevenzione primaria sia secondaria, quindi nei pazienti che hanno già avuto sindrome coronarica acuta, anche personalizzando le terapie».
In chiusura, il monito del Prof. Francesco Romeo (Tor Vergata) sulla necessità di non trascurare ed anzi implementare la rete tempodipendente dell’infarto. Come? «Principalmente attraverso una corretta formazione ed informazione. Il nostro motto è: “Ogni minuto conta”. La rete delle emergenze tempodipendenti, tra cui quella per l’infarto, non può essere depotenziata a causa della pandemia. Ogni anno – spiega Romeo – ci sono 200mila sindromi coronariche acute, apparentemente ridotte in pandemia semplicemente perché non diagnosticate, per la paura delle persone di recarsi in ospedali. In alcune Regioni – conclude – si cerca di recuperare posti letto Covid depotenziando la rete delle emergenze tempodipendenti, e questo non è più accettabile».
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