Advocacy e Associazioni 14 Aprile 2025 13:10

Giornata dell’emofilia, Fedemo: “Colpisce anche le donne, ma non sono adeguatamente assistite”

Storicamente si è erroneamente creduto che solo i maschi potessero essere affetti da emofilia A o B e le femmine fossero solamente portatrici della malattia
Giornata dell’emofilia, Fedemo: “Colpisce anche le donne, ma non sono adeguatamente assistite”

“Garantire diagnosi e parità di accesso a trattamenti e terapie, in particolare alle donne con emofilia e malattie emorragiche congenite (Mec), spesso ancora troppo sottodiagnosticate”: lo chiede la Fedemo, Federazione delle associazioni emofilici, rivolgendosi alle Istituzioni a pochi giorni dalla XXI Giornata mondiale dell’emofilia (Gme), che si celebra il 17 aprile, puntando i riflettori soprattutto sulla salute delle donne e sfatando false credenze. Storicamente, infatti, si è erroneamente creduto che solo i maschi potessero essere affetti da emofilia A o B e le femmine fossero solamente portatrici della malattia. Oggi, invece, sappiamo che, per la casuale inattivazione del cromosoma X, il cosiddetto fenomeno della lyonizzazione, può verificarsi una carenza di fattore VIII o IX in entrambi i generi, “tanto che circa il 30% delle donne può essere colpito da queste patologie – precisa Cristina Cassone, presidente Fedemo – e le portatrici presentano globalmente un aumentato rischio di sanguinamento, addirittura di tipo emorragico nel 10-15% dei casi. Nelle donne affette da Mec i sanguinamenti ostetrico-ginecologici rappresentano indubbiamente la manifestazione emorragica prevalente. Conseguentemente, la donna affetta da Mec presenta una maggiore frequenza di sanguinamenti e una qualità della vita peggiore rispetto ai maschi con la stessa malattia. Durante la vita riproduttiva, infatti, i sanguinamenti fisiologici – come ciclo mestruale, ovulazione e parto – possono causare emorragie anche pericolose per la vita. Inoltre, tali sintomi possono determinare la necessità di terapie aggiuntive, comportando ulteriori complicazioni”.

L’emofilia e malattie emorragiche congenite nelle donne

La Giornata mondiale dell’emofilia 2025 vuole, dunque, richiamare l’attenzione sull’importanza di non considerare l’emofilia e le Mec solo patologie al maschile. Infatti, mentre nei casi più gravi che riguardano prevalentemente i maschi la diagnosi avviene precocemente, in seguito al verificarsi di emorragie spontanee, i difetti generalmente lievi o moderati che si riscontrano nelle donne spesso vengono sottovalutati o non compresi, con il pericolo di giungere a una diagnosi tardiva e alla mancata presa in carico delle pazienti. L’argomento è stato al centro del convegno “Le malattie emorragiche congenite nelle donne: una condizione di rarità e fragilità. Diagnosi e terapie”, a cui hanno preso parte clinici, esperti nella gestione delle Mec, rappresentanti del ministero della Salute e di Aice, Siset, Sigo, Agui, Cnel e associazioni di pazienti. “Il sospetto clinico di una malattia emorragia in una donna può nascere in qualunque momento – spiega Vito Trojano, presidente Società italiana di ginecologia e ostetricia – anche dopo una banale estrazione dentaria o durante i cicli mestruali, se molto abbondanti, e nella maniera più eclatante nel post partum, dopo l’estrazione del feto, la cui evenienza può condurre a emorragie così importanti da necessitare, oltre a un intervento medico, anche un intervento chirurgico di asportazione dell’utero”.

La Campagna di sensibilizzazione

Le malattie emorragiche congenite rappresentano un gruppo di malattie rare ereditarie causate dalla carenza quantitativa o qualitativa di uno o più fattori della coagulazione del sangue, con conseguente predisposizione al sanguinamento. L’emofilia A (carenza di fattore VIII) e l’emofilia B (carenza di fattore IX), insieme alla malattia di von Willebrand, sono i disturbi emorragici congeniti più frequenti per un numero complessivo, secondo gli ultimi dati Iss, di oltre 10mila pazienti in Italia. In occasione della Giornata è stata promossa anche una campagna di sensibilizzazione rivolta alle donne, in sinergia con ministero della Salute, istituzioni sanitarie e società scientifiche, per incentivarle a indagare, attraverso controlli ed esami specialistici mirati, la propria condizione coagulativa, spesso trascurata e possibile causa di complicanze di salute anche gravi. “Oggi più che mai l’accesso equo alle nuove terapie e ai percorsi personalizzati di assistenza rappresenta un imperativo di salute pubblica ed equità sociale – spiega Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute -. In questa prospettiva, il contributo delle donne nella comunità Mec come pazienti, professionisti della salute, come madri, sorelle e figlie, costituisce un valore insostituibile per il progresso della nostra sanità”.
Il riconoscimento precoce è essenziale per una gestione adeguata e per prevenire conseguenze severe. “Esistono fortunatamente dei campanelli di allarme – chiarisce Elvira Grandone, professore associato Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche, Università degli Studi di Foggia -. Durante l’adolescenza, mestruazioni abbondanti possono indicare coagulopatie. Nell’età fertile, sanguinamenti anomali, soprattutto in gravidanza o post-partum, sono segnali importanti. In gravidanza e parto, il rischio di emorragie spontanee o aborti ricorrenti richiede attenzione. In menopausa, infine, il sanguinamento anomalo può suggerire disturbi della coagulazione”.

I trattamenti

“Dalle trasfusioni di globuli rossi e plasma a manovre chirurgiche non necessarie – descrive Giancarlo Castaman, presidente Società italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi – sono diversi i trattamenti che necessitano le pazienti. Oggi abbiamo a disposizione terapie emostatiche specifiche per la gestione e la prevenzione dei sanguinamenti nelle diverse malattie emorragiche congenite”, ma “la diagnosi di malattia è importante per consentire un trattamento efficace e mirato”. Per ottenere una diagnosi precoce, anche l’impiego di un semplice questionario può facilitare il sospetto clinico. “Questa attività, sostenuta dall’Associazione toscana emofilici – evidenzia Silvia Linari, responsabile sperimentazione clinica Sod Malattie emorragiche e coagulative Aou Careggi Firenze – è già realtà da oltre due anni in regione Toscana dove in alcuni ambulatori ginecologici ospedalieri e consultori extraospedalieri viene proposto alle donne il questionario Vwd-test, il cui risultato positivo comporta una richiesta di valutazione ematologica. Presso il Centro malattie emorragiche e della coagulazione dell’Aou Careggi sono state centralizzate 64 donne con Vwd-test positivo e in 5 è stata diagnosticata una malattia emorragica congenita di grado lieve, con conseguente presa in carico e gestione multidisciplinare delle stesse”.

La necessità di linee guida sempre più chiare

Per il futuro, l’auspicio degli esperti è avere delle linee guida sempre più chiare. “Esistono già linee guida internazionali che forniscono indicazioni sulla diagnosi e la gestione delle Mec nelle donne, con particolare attenzione alle specificità legate al ciclo mestruale e alla gravidanza – osserva Rita Carlotta Santoro, presidente Associazione italiana centri emofilia -. In Italia come Aice stiamo lavorando alla redazione di linee guida nazionali e abbiamo istituito uno specifico gruppo di lavoro volto a studiare gli aspetti clinici e di ricerca relativi alle donne portatrici e affette da malattie emorragiche congenite. Il gruppo promuove iniziative educazionali e di sensibilizzazione a supporto delle donne affette da Mec e proprio recentemente ha presentato due studi clinici multicentrici”.

 

 

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