Presentato oggi a Roma, a pochi giorni dalla XIX Giornata nazionale del malato oncologico, il 16° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici
Serve subito una cabina di regia per monitorare l’attuazione del Piano oncologico nazionale. E vanno affrontate con urgenza le quattro priorità per garantire cure a tutti i pazienti: reti oncologiche regionali, percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta), valorizzazione del personale, rete nazionale tumori rari. Sono le richieste contenute nel 16° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi a Roma, a pochi giorni dalla XIX Giornata nazionale del malato oncologico che si celebra il 19 maggio, promossa dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e dalle centinaia di associazioni federate. “Il Piano oncologico nazionale 2023-2027, a distanza ormai di un anno dalla sua approvazione, non è operativo. Le 125 pagine del documento, che dovrebbe rappresentare la guida istituzionale di riferimento per la strategia di controllo dei tumori in Italia, sono totalmente disattese”, denuncia il report. Innanzitutto, “va istituita la cabina di regia nazionale per monitorarne l’attuazione e individuarne i necessari incentivi come stimolo per le Regioni. Ci sono poi quattro priorità su cui lavorare con urgenza, “a partire dalle Reti oncologiche regionali, che devono rappresentare la prima porta di ingresso del paziente oncologico nel sistema per la sua presa in carico globale. Il modello di rete pone le basi per l’equità di accesso alle cure, la continuità assistenziale e la ricerca clinica diffusa. Ma solo in poche regioni le Reti oncologiche sono totalmente performanti, anche in accordo con la loro organizzazione/governance di rete”. Perché si raggiunga una reale efficienza in tutto il Paese, “è indispensabile l’istituzione, non più procrastinabile, presso il ministero della Salute, del Coordinamento generale delle Reti oncologiche”.
“Purtroppo è sotto gli occhi di tutti che, per la sanità pubblica, il punto di non ritorno sta per essere raggiunto – dice Francesco De Lorenzo, presidente della FAVO -. Per questo l’appello fatto recentemente da 14 scienziati guidati dal premio Nobel Giorgio Parisi a difesa del Ssn va condiviso da tutti perché, come recita il titolo evocativo del documento, non possiamo fare a meno del Servizio sanitario nazionale. Il Ssn – continua De Lorenzo – ha urgente bisogno di un finanziamento adeguato all’attuale domanda di salute. Per finanziare la sanità, tuttavia, è necessaria una forte e condivisa volontà politica in tal senso, ad ogni livello istituzionale, per una scelta senza esitazioni e senza riserve. La grave crisi del Ssn, inevitabilmente, si proietta in tutti i settori e l’oncologia non fa eccezioni. Ma proprio in ragione delle peculiarità del cancro e della complessità del fabbisogno di assistenza che da esso deriva, l’oncologia può rappresentare un laboratorio di soluzioni valide per tutto il sistema e, in definitiva, trainarne la ripresa. Favo e le associazioni che rappresenta – assicura – sono pronte a fare la loro parte”. Pronta la risposta di Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute: “D’intesa con il ministro della Salute, Orazio Schillaci, avvieremo la cabina di regia per monitorare l’attuazione del Piano oncologico nazionale (Pon). Lo faremo nei prossimi giorni, non nei prossimi mesi. La cabina di regia – aggiunge Vaia – è uno strumento concreto che consentirà di superare le diseguaglianze d’accesso alle cure e all’assistenza nel Paese, perché purtroppo la differenziazione regionale è troppo evidente oggi. Al di là di quello che la politica deve fare e farà, noi abbiamo il dovere, come ministero, di uniformare, incentivare e anche fare in modo che chi fa più fatica sia aiutato”, sottolinea, rimarcando “l’importanza della concretezza dell’azione del ministero”.
La seconda priorità dettata dal rapporto è la realizzazione e diffusione dei Pdta, strettamente connessi alle Reti oncologiche, di cui rappresentano l’elemento portante. La terza priorità è la programmazione e valorizzazione del personale del servizio sanitario: entro il 2025 è previsto un ammanco di oltre 43mila specialisti. Infine, quarto punto, “è necessario attivare la Rete nazionale tumori rari (Rntr), la cui attuazione è volta a superare le criticità nella cura dei pazienti colpiti da queste neoplasie e, soprattutto, a razionalizzare il fenomeno della migrazione sanitaria”. Le disuguaglianze in sanità “sono sotto gli occhi di tutti – dice Francesco De Lorenzo -. È sempre più netta la distinzione tra cittadini che possono curarsi, ma con risorse proprie, e coloro che invece sono costretti a rinunciarvi. Con più rischi di disuguaglianza per i malati di tumore che necessitano di un’assistenza complessa e multidisciplinare”. E preoccupano gli effetti che potrebbe avere la riforma dell’autonomia differenziata nel “dubbio che la sua piena attuazione possa determinare ulteriori discriminazioni – aggiunge De Lorenzo -. La disparità nell’accesso alle prestazioni – continua, evidenziando i concetti espressi nel rapporto – ormai non si riscontra esclusivamente entro confini della sanità pubblica dove, da sempre, a sistemi regionali più virtuosi si contrappongono sistemi regionali che presentano storiche difficoltà organizzative e scarsi livelli di efficienza. La crisi, ormai, marca sempre nettamente la distinzione tra cittadini che possono curarsi, ma con risorse proprie, e cittadini che invece sono costretti a rinunciare alle cure. Di fatto, sono ormai contemporaneamente presenti tre tipi di sanità: una pubblica in crisi, una finanziata con risorse private e una che protegge il lavoratore dalla malattia attraverso piani assicurativi o strumenti collegati al contratto di lavoro”, conclude il presidente FAVO.
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