Advocacy e Associazioni 31 Maggio 2024 19:06

Hiv, Anlaids Lazio: “Sui social se ne parla poco e circolano troppe fake news”

Anlaids Lazio ha commissionato una ricerca con un duplice obiettivo: da un lato misurare e descrivere con la massima accuratezza possibile le conversazioni online su questi temi, dall’altro, incoraggiarle, evidenziando i soggetti più attivi, i momenti e i temi più coinvolgenti, nonché le modalità più diffuse ed efficaci per informare e informarsi

di I.F.
Hiv, Anlaids Lazio: “Sui social se ne parla poco e circolano troppe fake news”

Sui social si parla poco di Aids e Hiv, c’è una chiara sottovalutazione del problema e sono ancora diffuse fake news: in alcune community c’è stato addirittura chi mette sotto accusa il vaccino anti-Covid, ritenendolo possibile causa dell’infezione. Per fortuna, le nuove generazioni appaiono più interessate all’informazione e alla prevenzione dell’Hiv rispetto ai giovani di qualche decennio fa. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Anlaids Lazio con un duplice obiettivo: da un lato misurare e descrivere con la massima accuratezza possibile le conversazioni online su questi temi, dall’altro, incoraggiarle, evidenziando i soggetti più attivi, i momenti e i temi più coinvolgenti, nonché le modalità più diffuse ed efficaci per informare e informarsi. Nonostante i numeri bassi l’Italia è comunque il secondo Paese dell’Unione Europea in cui si parla di più di Hiv e di Aids, subito dietro la Francia e davanti a Germania e Spagna. A dispetto di questo buon posizionamento, negli ultimi 12 mesi il numero di conversazioni che citano l’Hiv e l’Aids nel nostro paese (35 mila) è in calo del 30% rispetto all’anno precedente.

Aids, il temo meno popolare

Di Aids si parla meno che di tutti gli altri temi più popolari nell’anno appena trascorso: meno di altre malattie come il cancro (1 milione di conversazioni) e il Covid (670 mila conversazioni). Meno di altri problemi urgenti come le guerre (1 milione) e il cambiamento climatico (217 mila). Molto meno che di politica (la presidente Meloni è citata in due milioni di conversazioni) o di temi di intrattenimento come Campionato (1,25 milioni), Sanremo (513 mila) o Ferragni (317 mila), addirittura meno di temi estemporanei e tecnologici come ChatGpt (47 mila). Tra i canali più utilizzati per parlare di Hiv e Aids, Facebook mantiene la prima posizione, ospitando il 47% delle conversazioni, seguito da News (23%), Blog (14%), Twitter (che registra un calo vertiginoso dal 25% dell’anno scorso al 6% attuale) e Instagram (che guadagna un 2% dall’anno scorso e si posiziona a pari merito con Twitter). Se guardiamo però il dato sull’engagement, i canali che generano più risposta da parte del pubblico sono TikTok e Instagram, che insieme totalizzano il 92% delle interazioni sui social network. A parlare di più di Hiv e Aids sono soprattutto i siti di news e il mondo delle associazioni.

Il ruolo degli influencer

Tuttavia, chi riesce a coinvolgere il maggior numero di utenti sono i magazine su Instagram nati per la Gen-Z e gli influencer di ogni tipo su TikTok, tra cui medici con più di un milione di follower. Il sentiment migliora rispetto all’anno precedente. I post con toni negativi passano dal 54% al 46%, avvicinandosi ai post positivi (42%). Tra le emozioni, regna ancora la paura (28%), ma subentrano anche l’ammirazione (25%) per le persone coinvolte nella lotta contro l’Hiv e la fiducia (22%) nelle possibilità di gestione e di cura dell’Hiv. I temi che ricorrono più spesso sono la convivenza col virus nei vari ambiti della vita quotidiana, le strategie di prevenzione dei contagi e di trattamento dell’infezione, l’impegno della collettività e il ruolo dell’informazione.

Le fake news

Emergono anche fenomeni virali legati a episodi di cronaca o fake news.Tra queste ultime, le più diffuse sono quelle che mettono in relazione HIV e AIDS con i vaccini contro il Covid-19. Secondo le varie versioni che circolano in rete, i vaccini causerebbero una “nuova forma di Aids”, conterrebbero dei “tronconi di Hiv” o il “Dna di una scimmia infetta”, e aumenterebbero i casi di positività al test provocando una “sindrome da immunodeficienza acquisita vaccinale”. Un dato più confortante è la forte crescita, negli ultimi mesi, dell’interesse e della consapevolezza sulla profilassi pre-esposizione (Prep), grazie soprattutto alla campagna di informazione “La misura della tranquillità”. Altrettanto positivo il fatto che, se nella media delle discussioni su Hiv e Aids le donne rappresentano il 48% dei parlanti a fronte di un 52% di uomini, sul tema Prep la situazione si capovolge: le donne rappresentano il 53% degli autori dei post, mentre gli uomini il 47%, segno dell’intenzione anche del pubblico femminile di accedere a questa nuova importante arma nella lotta ai contagi.

 

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