Advocacy e Associazioni 16 Aprile 2025 14:15

Ictus, ISA-AII: “Obiettivi: entro il 2030 12mila casi in meno e 90% dei pazienti in Stroke Unit”

La Presidente Santalucia: “Lo Stroke Action Plan for Italy è in grado di indicare la strada per il raggiungimento di importanti traguardi, dalla prevenzione fino alla cura e alla riabilitazione”
di I.F.
Ictus, ISA-AII: “Obiettivi: entro il 2030 12mila casi in meno e 90% dei pazienti in Stroke Unit”

In Italia ogni anno 100mila persone vengono colpite da ictus, ma ad accedere alle Stroke Unit, le unità dedicate al trattamento di questa patologia, sono solo tra il 50 e il 70%, con conseguenze sulla sopravvivenza, sui tempi di intervento terapeutico e sulla compromissione della funzionalità.  Una situazione su cui è necessario intervenire immediatamente, come messo in evidenza da IIIUI (Italian Stroke Association – Associazione Italiana Ictus), che dal 2024 lavora allo Stroke Action Plan for Italy (SAP-I), la versione italiana del riferimento europeo, lo Stroke Action Plan for Europe (SAP-E). Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 emergono la riduzione del 10% degli ictus – da ottenere attraverso attività di prevenzione mirate – e la possibilità di essere ricoverati nelle unità dedicate per almeno il 90% delle persone colpite da ictus.

Gli obiettivi principali per il 2030

“I numeri relativi sia all’incidenza dell’ictus che alle modalità di ricovero mostrano l’importanza di un intervento efficace che veda impegnati sia gli operatori sanitari che le Istituzioni – spiega Paola Santalucia, Presidente ISA-AII, Associazione Italiana Ictus –. Per questa ragione, in linea con il Piano Europeo, stiamo lavorando alla versione italiana dello Stroke Action Plan, un piano nazionale per il raggiungimento di importanti obiettivi relativi alla prevenzione primaria dell’ictus, alla gestione della fase acuta, alla cura, alla prevenzione secondaria e al follow up, alla riabilitazione e al monitoraggio degli esiti. Gli obiettivi principali, da raggiungere entro il 2030, sono la riduzione del numero assoluto di ictus del 10% e il trattamento di almeno il 90% dei pazienti nelle Stroke Unit (oggi solo tra il 50 e il 70% accedono infatti a questi reparti), con accesso entro 24 ore dall’esordio dei sintomi. L’obiettivo prevenzione può essere raggiunto grazie ad attività di informazione ed educazione della popolazione sui fattori di rischio dell’ictus e sull’importanza degli stili di vita sani, la promozione di programmi educazionali e di screening per i quali collaboriamo strettamente con ALICe, l’associazione dei pazienti colpiti da ictus e la collaborazione con i tavoli istituzionali. È poi fondamentale intervenire sul dato della presa in carico nelle Stroke Unit, per cui sarà necessario un impegno congiunto tra operatori sanitari e Istituzioni: il SAP-I prevede la partecipazione dei coordinatori regionali ISA ai tavoli tecnici regionali, il supporto e la consulenza ISA ai sistemi di monitoraggio del percorso ictus a livello regionale e un’attenzione mirata sia alle performance della rete ictus che ai servizi pre-ospedalieri. Per il raggiungimento di questo obiettivo è essenziale lo sviluppo di PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) regionali che prevedano indicatori specifici e standardizzati. A supporto del piano Italiano è altresì importante che venga riconosciuto da parte del Ministero della Salute il Piano Europeo, attraverso l’adesione del nostro Paese alla “Dichiarazione di Azioni”, com’è già avvenuto in altri 14 Paesi della Comunità Europea: un impegno comune per garantire che entro il 2030 tutti i 53 Paesi europei possano condividere piani nazionali che abbiano una base comune. Stiamo lavorando alla versione italiana della Dichiarazione (che conterrà l’analisi della situazione attuale, gli obiettivi suddivisi per area e la strategia per raggiungerli) per poterla presentare a ottobre, in occasione del World Stroke Day e ottenere il riconoscimento del Ministero della Salute”.

L’impatto socio-economico

“L’impatto di questa patologia è forte anche dal punto di vista socio-economico – aggiunge Mauro Silvestrini, Past President ISA-AII, Associazione Italiana Ictus –. I pazienti che sopravvivono all’evento acuto possono presentare vari disturbi, dalle difficoltà di movimento e di linguaggio fino ai problemi di memoria e concentrazione. Si tratta di condizioni che richiedono ricoveri in strutture apposite o percorsi di riabilitazione anche molto lunghi, con spese sia per i pazienti e i familiari che per la collettività. La Stroke Alliance for Europe (Safe) ha stimato in 60 miliardi di euro l’impatto economico dell’ictus nell’Unione europea, con una previsione di aumento fino a 86 miliardi nel 2040. Una situazione che rende indispensabile agire verso la prevenzione della patologia e la presa in carico immediata: trattandosi di una patologia tempo-dipendente, anche la riduzione di pochi minuti tra l’esordio dei sintomi, il loro riconoscimento e l’inizio del trattamento possono cambiare gli esiti e ridurre le disabilità post-ictus. Il SAP-I può rivelarsi lo strumento necessario per ottimizzare tutte le fasi della presa in carico del paziente e per ridurre l’impatto dell’ictus in termini anche quantitativi riducendone l’incidenza attraverso una corretta gestione dei fattori di rischio. A tale proposito, uno degli obiettivi che ci siamo prefissati di raggiungere entro il 2030 riguarda l’identificazione e il controllo periodico dell’80% dei pazienti ipertesi”.

I danni dell’ictus

“Fra le conseguenze più impattanti dell’ictus, ci sono quelle che coinvolgono le funzioni cognitive, come memoria, concentrazione, attenzione e calcolo, oltre al linguaggio. Queste si ritrovano almeno nel 50% dei pazienti dopo l’evento acuto – aggiunge Leonardo Pantoni, Presidente Eletto ISA-AII, Associazione Italiana Ictus –. Si tratta di un numero molto alto di persone che necessitano di supporto e riabilitazione specifica, a cui però in pochi hanno accesso, sia a causa della scarsità di strutture che la offrano che di informazione da parte dei clinici sull’opportunità di intraprendere questi percorsi. Vi è grande disparità tra le Regioni nella distribuzione delle strutture, in particolar modo per quanto riguarda il recupero delle disabilità cognitive, meno visibili delle motorie ma altrettanto impattanti sulla qualità di vita del paziente. Con il SAP-I vogliamo intervenire anche sulla promozione di programmi riabilitativi che tengano conto delle necessità specifiche di ogni persona e che le accolgano in maniera omogenea in tutto il Paese”.
“Il SAP-I è stato realizzato con in mente un obiettivo ben chiaro, il benessere dei pazienti – conclude Andrea Vianello, Presidente Associazione A.L.I.Ce. Italia ODV–. Aprile è il mese che dedichiamo alla prevenzione di questa patologia: le nostre attività, iniziative e campagne di informazione hanno come obiettivo non solo quello di sensibilizzare la popolazione generale sui fattori di rischio, sull’importanza della prevenzione e del fattore tempo ma anche di far sentire le persone colpite da ictus parte di una comunità e, quindi, meno sole. Uno dei progetti che stiamo portando avanti è quello denominato Fast Heroes che vede coinvolte le scuole primarie per insegnare ai bambini come riconoscere i sintomi dell’ictus in modo da poter chiamare i soccorsi e salvare nonni, zii e genitori. Il lavoro è molto, la strada per diminuire l’incidenza della malattia e le disabilità correlate è ancora lunga, ma siamo certi che, grazie all’impegno congiunto tra clinici, associazioni pazienti e Istituzioni si possano raggiungere i risultati ambiti.”

Che cos’è lo Stroke Action Plan for Europe (SAP-E)

Per ridurre l’onere dell’ictus e affrontarne le conseguenze a lungo termine, la European Stroke Organisation (ESO) e la Stroke Alliance for Europe (SAFE), hanno sviluppato e lanciato lo Stroke Action Plan for Europe (SAP-E) 2018-2030. Sviluppato in consultazione con 70 esperti, il SAP-E si basa sulle migliori pratiche e su una revisione approfondita dello stato attuale delle cure per l’ictus in Europa. Presenta una tabella di marcia completa con obiettivi e raccomandazioni chiare, che i sistemi sanitari e i responsabili politici possono attuare entro il 2030. Il piano affronta l’intero continuum della cura dell’ictus in sette ambiti: prevenzione primaria, organizzazione dei servizi per l’ictus, cura dell’ictus acuto, prevenzione secondaria, riabilitazione, valutazione degli esiti e vita dopo l’ictus. Il SAP-E funge da quadro di riferimento per definire la politica sanitaria, sostenere un’assistenza incentrata sul paziente, rafforzare la gestione locale dell’ictus e guidare la ricerca futura.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito https://actionplan.eso-stroke.org

 

 

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