Lo scorso 14 novembre è stata approvata in Conferenza Stato-Regioni l’intesa sul nuovo decreto del Ministero della Salute, di concerto con il Mef, ‘Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica’
“Il nuovo decreto Tariffe per la specialistica ambulatoriale compresa nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) ‘dimentica l’autismo’”. A denunciarlo è l’Associazione Nazionale Genitori persone con Autismo (Angsa) che, con il supporto di altre sei associazioni, invita il ministero della Salute a “farsi carico di questa grave carenza, nell’interesse esclusivo di bambini, adolescenti e adulti con autismo e delle loro famiglie. Esprimiamo forte delusione per il mancato inserimento delle terapie psico-educative basate sull’analisi applicata del comportamento (Applied Behavior Analysis, in sigla ABA) – scrive l’Associazione – nel nuovo Decreto Tariffe. Lo scorso 14 novembre è stata approvata in Conferenza Stato-Regioni l’intesa sul nuovo decreto del Ministero della Salute, di concerto con il Mef, ‘Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica’, ma licenzia un documento che dopo i lunghissimi anni impiegati per l’elaborazione nasce senza tenere conto dei diritti dei bambini e delle persone con autismo”.
Questo “diritto” agli interventi basati sull’ABA, spiegano le associazioni, si poggia su vari documenti a partire dalla Linea guida n.21 del 2011 ‘Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti ‘e l’art.60 dei Livelli Essenziali di Assistenza del gennaio 2017, che ha ribadito il diritto sancito dalla Legge 134 del 2015 “alle prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche”. Ma il Decreto “non nomina neppure una volta gli interventi basati sull’ABA”. Questo inserimento, affermano, “non è più procrastinabile, anche per la sentenza del Consiglio di Stato del 6 ottobre 2023, n. 8708, che ne ha stabilito la piena esigibilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale”. Neppure, concludono, “è stata accolta la richiesta appoggiata di inserimento di test completi per esaminare a tappeto le condizioni biochimiche e genetiche utili per giungere alla diagnosi eziologica, rispettando il primo diritto dei genitori che rappresentano il bambino con disturbi del neurosviluppo di origine sconosciuta, ovvero quello di conoscere l’eziologia, se è possibile, allo stato della scienza che progredisce sempre più in questo campo.
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