Advocacy e Associazioni 19 Febbraio 2025 12:52

Disabilità, Legge 62: “A che punto siamo con la sperimentazione?”

Dopo le difficoltà denunciate dalle organizzazioni regionali di Cgil, Cisl e Uil della Lombardia nell'attuazione della sperimentazione dei nuovi criteri valutativi per l’assegnazione dei benefici previsti dalla legge104, l'Anfass Brescia, in un'intervista a Sanità Informazione, delinea lo stato dell'arte basato sulle testimonianze dei volontari
Disabilità, Legge 62: “A che punto siamo con la sperimentazione?”

Se chi ben comincia è a metà dell’opera, allora potremmo dire che la sperimentazione dei nuovi criteri valutativi per l’assegnazione dei benefici previsti dalla legge 104, introdotta con il decreto legislativo approvato definitivamente il 15 aprile 2024, è sulla buona strada. Almeno stando alle testimonianze raccolte tra chi opera nell’associazione Anffas Brescia, una delle nove province coinvolte nella sperimentazione a livello nazionale della Legge 62. Altre realtà, come quelle sindacali, hanno infatti delineato uno stato dell’arte ben diverso. Dai dati raccolti dalle organizzazioni regionali di Cgil Cisl e Uil della Lombardia, le richieste di invalidità civile sarebbero crollate dell’84% nel mese di gennaio, proprio per effetto della riforma avviata in via sperimentale all’inizio del 2025. “Non abbiamo ricevuto nessuna segnalazione in merito a difficoltà riscontrate nella compilazione della richiesta tali da aver indotto i richiedenti alla rinuncia”, assicura l’assistente sociale dell’Anffas Brescia, Laura Pesce.

Cosa cambia nella presentazione della domanda

Le criticità evidenziate dalle sigle sindacali sono legate al nuovo iter previsto sia per la presentazione della domanda, sia per la fase valutativa. “Fino al 31 dicembre 2024 si predisponeva un certificato medico da allegare alla domanda, curata principalmente dai patronati – continua la dott.ssa Pesce -. Oggi, è prevista la trasmissione telematica di un certificato medico introduttivo ‘molto più articolato’ che sostituisce la domanda”. Secondo i pareri espressi da coloro che hanno criticato la sperimentazione, tale domanda ‘più articolata’ richiederebbe un tempo medio di compilazione di un’ora. Ma anche su questo punto in Anffas Brescia hanno qualche dubbio: “Abbiamo incaricato una persona competente in materia proprio per analizzare le eventuali difficoltà che possono derivare dalla compilazione della domanda, compreso il tempo necessario: in base alla nostra esperienza pratica, non sembrano necessari 60 minuti per completare l’intero modulo, ma un tempo più ridotto. Senza considerare che l’attuale domanda unisce un iter che prima era suddiviso in due fasi distinte”. Anche a Brescia, come in altre città, Anffas offre un servizio di accoglienza per tutti i cittadini che avessero bisogno di orientamento sul tema: “L’Associazione, a livello nazionale, fa parte del tavolo permanente istituito con l’Inps, per cui abbiamo la possibilità di segnalare tutte le difficoltà evidenziate dalle famiglie e di attivarci per proporre delle soluzioni concrete”, commentano i volontari dell’Associazone.

La situazione a Firenze

Per la Cisl Firenze-Prato (Firenze è la città più grande tra quelle prescelte per la sperimentazione) “il problema nasce da una situazione organizzativa gravemente carente per attuare la legge”. Occorrerebbero “investimenti aggiuntivi di cui nessuna sede Inps è stata dotata”, “la piattaforma on line fino a pochi giorni fa  non era operativa”. A rilasciare il certificato che fa partire la pratica dovrebbero essere i medici, a cominciare da quelli di base, ma “la maggior parte di loro non ha aderito alla sperimentazione e chi lo fa chiede cifre ‘abnormi’. ;Mancano ancora “tempi certi per prendere in carico la richiesta e procedere al riconoscimento mentre le sedi Inps in cui sarà presente la Commissione tecnica di valutazione delle richieste saranno al momento solo tre”, numero “oggettivamente insufficiente rispetto all’utenza di un territorio così vasto come la provincia di Firenze”.

La fase valutativa

Sugli ostacoli con i quali ci si potrebbe scontrare, proseguendo con la sperimentazione, il direttore dell’Anffas Brescia, Paolo Zaninetta è, invece, più cauto: “La fase valutativa spetterà all’Inps: sarà affidata ad una commissione collocata all’interno dello stesso Istituto e non più mista (Inps-ASST). Per rispondere a tutte le richieste che arriveranno, dunque, l’Inps dovrà adeguare il numero di figure professionali, che attualmente sono insufficienti, a partire dai medici legali”. Affinché questo processo possa completarsi in tempi accettabili e nel migliore dei modi, Anffas si è già resa disponibile ad offrire la propria consulenza. “Riteniamo che sia di vitale importanza che questa riforma vada avanti. Rappresenta un epocale cambiamento di paradigma, per il quale le famiglie hanno duramente lottato: con altrettanta caparbietà si impegneranno affinché la sperimentazione possa avere un buon esito”, sottolineano Pesce e Zaninetta.
Per le organizzazioni sindacali il rischio concreto che deriva da un organico insufficiente in seno all’Inps è di “un allungamento del tempo medio per il completamento dell’istruttoria, che sta colpendo in particolare utenti con patologie oncologiche, per i quali la normativa prevede una tempistica di valutazione rapida, entro 15 giorni dalla trasmissione del certificato, che di fatto non viene rispettata”.

Il progetto di vita individuale

Ma non è tutto. La modifica dell’iter per l’ottenimento dei benefici previsti dalla legge 104 non è l’unica novità introdotta nelle nove provincie coinvolte nella sperimentazione. “C’è un altro tassello che consideriamo tanto primario, quanto ambizioso: l’applicazione del progetto di vita individuale –  spiega ancora la dott.ssa Pesce – . Finalità del progetto di vita è proprio il miglioramento della qualità di vita della persona con disabilità: le saranno finalmente garantiti i sostegni di cui ha bisogno per poter scegliere i contesti di vita e partecipare in condizioni di pari opportunità con tutti gli altri. Un’assistenza dunque non standardizzata, uguale per tutte le persone con la medesima disabilità, ma un sostegno ritagliato su misura, nel rispetto dei desideri, delle aspettative e delle preferenze di ognuno”, concludono Pesce e Zaninetta.

 

 

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