Con oltre 350 caratterizzazioni genetiche, le malattie mitocondriali sono tra le malattie metaboliche ereditarie più frequenti. L’edizione 2024 si aprirà alla presenza di tanti ricercatori ed esperti nazionali e internazionali che, con Mitocon, stanno portando avanti il progetto di trovare quella cura definitiva che ancora non esiste
“Sostenere la ricerca scientifica, facendo largo ai giovani scienziati, ed avvicinare i pazienti alla scienza, traducendo in un linguaggio semplice e comprensibile le nuove evidenze raccolte dagli studiosi di tutto il mondo in tema di malattie mitocondriali”. È cosi che Marco Marmotta, Presidente Mitocon, sintetizza i focus del 14° Convegno Nazionale sulle Malattie Mitocondriali, la Mitochondrial Disease Conference, organizzato dalla stessa Associazione. L’evento sarà inaugurato domani, 25 ottobre, a Padova e proseguirà fino al 27 ottobre: una tre giorni dedicata esclusivamente allo studio e alla cura delle malattie mitocondriali.
L’edizione 2024 si aprirà alla presenza di tanti ricercatori ed esperti nazionali e internazionali che, con Mitocon, stanno portando avanti il progetto di trovare quella cura definitiva che ancora non esiste. “La nostra ricerca si sviluppa su due filoni tra loro connessi: il primo mira a capire i meccanismi delle malattie mitocondriali, il secondo allo sviluppo di nuove terapie, proprio partendo dai meccanismi di base – spiega Carlo Viscomi, Professore Associato di Genetica presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e membro del Comitato Scientifico Mitocon, raccontando l’attività di ricerca che sta guidando presso il centro patavino -. Stiamo inoltre sviluppando sia approcci terapeutici di tipo farmacologico, sia di terapia genica basati sui vettori virali adeno-associati”, aggiunge il professore.
Con oltre 350 caratterizzazioni genetiche, le malattie mitocondriali sono tra le malattie metaboliche ereditarie più frequenti. Interessano il funzionamento dei mitocondri, piccoli organelli definiti le “centraline energetiche” della cellula, in quanto responsabili della produzione di energia. In realtà i mitocondri sono responsabili di una serie di processi metabolici molto complessi nonché della biosintesi di alcuni neurotrasmettitori cerebrali. Proprio perché i mitocondri sono presenti in tutti i tessuti e sono responsabili di molteplici funzioni, le malattie mitocondriali sono patologie complesse e multi-sistemiche, che possono insorgere a qualsiasi età con diversi sintomi e gravità. Colpiscono nel mondo una persona su 4.300 e in Italia sono circa 15mila i pazienti diagnosticati.
“Nonostante i recenti progressi, per le malattie mitocondriali mancano ancora cure definitive – aggiunge Marco Marmotta -. Nell’ultimo decennio sono emerse terapie che stanno raggiungendo, o hanno già raggiunto, la fase dei trial clinici, con il potenziale di influenzare significativamente il decorso della malattia. Tuttavia, la traduzione di queste nuove terapie sperimentali negli esseri umani è stata messa alla prova dalla eterogeneità clinica e genetica”. Attualmente, solo per la Neuropatia Ottica Ereditaria di Leber (LHON) è disponibile una terapia in grado di rallentare la progressione della malattia. Anche gli studi retrospettivi sulla storia naturale, con il reclutamento di pazienti tramite i registri nazionali e internazionali sono stati fondamentali per approfondire il fenotipo di specifici disturbi. La ricerca di base sta facendo ulteriori passi avanti e rispetto al passato è sempre più importante l’integrazione tra attività di diagnostica e ricerca con il fine ultimo di trovare soluzioni terapeutiche per i pazienti “Nei nostri laboratori abbiamo sviluppato modelli cellulari complessi, derivati dai pazienti, al fine di testare terapie farmacologiche e geniche. Stiamo inoltre lavorando ad approcci terapeutici sperimentali basati sull’utilizzo di nano-particelle e materiali biocompatibili, e di terapia genica precoce, volta a prevenire l’insorgenza di una patologia”, spiega Valeria Tiranti, Vice Direttrice Scientifica dell’ Istituto “Carlo Besta” di Milano e direttrice del centro Mariani per lo studio delle malattie mitocondriali pediatriche.
Nella seconda giornata del Convegno, il mondo della ricerca si confronterà con rappresentanti delle istituzioni ed esperti di sviluppo di farmaci per discutere delle prospettive concrete e delle sfide, cliniche e regolatorie, poste dall’avvento delle terapie avanzate. Protagonisti anche i giovani ricercatori in una sessione interamente dedicata alla presentazione dei loro studi, in linea con una delle priorità dell’Associazione che è quella di contribuire alla crescita e alla formazione d’eccellenza della nuova generazione di medici e ricercatori e garantire al contempo il fisiologico ricambio generazionale.
Un Simposio sarà dedicato alle neuropatie ottiche di origine mitocondriale sarà dedicato per discutere gli aspetti diagnostici, farmacogenomici, terapeutici e di storia naturale. “Le neuropatie ottiche mitocondriali (MON) sono caratterizzate dal coinvolgimento preferenziale del fascio papillo-maculare (PBM) che porta ad atrofia temporale del nervo ottico e ad una perdita della visione centrale – spiega la dott.ssa Chiara La Morgia dell’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna -. Le due principali MON sono la Neuropatia Ottica Ereditaria di Leber (LHON) causata, nella maggior parte dei casi, da 3 mutazioni primarie del DNA mitocondriale ed ereditata per via materna, con esordio prevalentemente in età giovanile-adulta, e l’Atrofia Ottica Dominante (DOA), malattia che solitamente inizia nell’infanzia e spesso riconosciuta quando il bambino inizia la scuola”.
Nel corso del Convegno, ampio spazio sarà dedicato ad un approfondimento sull’impiego dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi di machine learning nella diagnosi delle malattie mitocondriali e nel monitoraggio dei pazienti. La diagnosi delle malattie mitocondriali è un processo complesso che richiede l’interpretazione esperta dei fenotipi, della storia familiare e delle informazioni biochimiche e istologiche. Questa complessità incide sui tassi di diagnosi e limita l’accesso alla prevenzione e alla corretta gestione della malattia. “Sfruttando l’intelligenza artificiale, alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – spiega il prof. Andrea Bandini – abbiamo implementato metodologie di machine learning (ML) che potrebbero rivoluzionare la pratica clinica portando a un miglioramento della cura e della gestione dei pazienti mitocondriali e neurologici, attraverso lo sviluppo di strumenti multimodali e intelligenti per la valutazione clinica a distanza”.
Il Convegno Mitocon è storicamente un importante momento di dialogo e confronto tra la comunità scientifica e i pazienti e viceversa. “Mitocon nasceva 17 anni fa con l’obiettivo di sostenere la ricerca scientifica ma anche di orientarla – conclude il Presidente Mitocon –. Questo progetto prosegue, non solo con il sostegno costante dell’Associazione alla ricerca scientifica, ma anche con una partecipazione attiva dei pazienti ai tavoli scientifici. Solo lavorando insieme possiamo dare le risposte ai pazienti e possiamo tradurre la ricerca scientifica in cura”.
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