Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si scontrano attualmente sono rallentamenti cronici”
“Anche i malati oncologici finiscono in lista di attesa, nonostante il piano di cura preveda che esami e visite di follow up vengano eseguiti in tempi ben scadenzati”. Elisabetta Ianneli, Segretario Generale della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), descrive così, in un’intervista a Sanità Informazione, una delle principali criticità emergenti con cui devono fare i conti i malati oncologici. “È da qualche anno ormai – continua Iannelli –, che le attese per i malati oncologici si fanno sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia, almeno non totalmente. Dalla fine dello stato di emergenza ad oggi c’è stato tempo a sufficienza per recuperare i ritardi accumulati: quelli con cui i pazienti oncologici si scontrano attualmente sono diventati rallentamenti cronici che, senza provvedimenti specifici, è difficile che possano essere smaltiti”.
Così, chi può permetterselo, mette mano al portafoglio e si paga la prestazione di tasca propria. Chi non dispone delle risorse economiche necessarie si mette in ‘lista’ e attende il suo turno, rischiando che questa attesa peggiori il suo stato di salute, o rinuncia del tutto alle cure. In generale, è questa la situazione in cui si trova il 7% degli italiani. La percentuale sale al 24% tra gli anziani e al 37% tra gli over 65 che vivono in condizioni economiche disagiate. Tra le persone affette da patologie croniche, come tumori, malattie cerebrovascolari, malattie croniche respiratorie, diabete, insufficienza renale, malattie croniche del fegato o cirrosi la quota dei rinunciati sfiora i 28 punti percentuali, i 33 tra i pazienti affetti da due o più patologie croniche (Dati Iss “Passi d’argento”).
Le medesime criticità deve affrontarle anche chi ‘sospetta’ di avere un tumore, ma non ha ricevuto ancora una diagnosi definitiva. E, considerando che le patologie oncologiche sono tempo-dipendenti, poiché più tempestiva è la diagnosi e migliore sarà la prognosi, anche questi pazienti hanno come unica alternativa quella di pagarsi personalmente visite ed esami diagnostici, accedendo a prestazioni private. Ma le salite da affrontare non finiscono qui: “Molte persone si rivolgono alla Favo poco dopo aver ricevuto una diagnosi per chiedere un supporto nell’orientarsi nella scelta sia della struttura che dell’oncologo”, aggiunge Iannelli. Dalle segnalazioni ricevute dalla Favo, la migrazione sanitarie risulta, invece, piuttosto stabile nel tempo. “Anche se – sottolinea il segretario Generale della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato – per i pazienti e le loro famiglie può essere gravoso anche affrontare gli spostamenti verso le strutture di eccellenza che si trovano nel centro città o nel capoluogo di provincia più vicino che, pur non potendo essere considerati una vera e propria migrazione sanitaria, richiedono comunque l’impiego di tempo e denaro”.
A gravare sulle famiglie dei pazienti è anche la carenza di assistenza domiciliare o la disponibilità, in tempi ragionevoli, presso strutture di ricovero specializzate, come gli hospice. “È piuttosto frequente che i familiari ci raccontino di essere spaventati al momento delle dimissioni, poiché non si sentono in grado di gestire, da soli, una situazione così complessa che nessuno è già, a priori, preparato ad affrontare – spiega Iannelli -. Anche il riconoscimento di disabilità temporanea per l’ottenimento di permessi e congedi, sia per il malato che per caregiver, nonché i sostegni economici, richiedono spesso iter lunghi, che contrastano con l’immediatezza delle esigenze di un malato oncologico”. Oltre che sul piano pratico, cargiver e pazienti dovrebbero essere sostenuti anche sul fronte psicologico e, aggiunge il segretario generale Favo “lo psico-oncologico è una figura piuttosto carente nel nostro Sistema Sanitario Nazionale”. Non del tutto negativi i riscontri sull’accesso ai nuovi farmaci: “Anche in questo ambito ci vengono segnalati dei ritardi che, per fortuna, nella maggior parte dei casi sono superati grazie agli oncologi di riferimento che – conclude Iannelli – si impegnano personalmente nel reperimento del farmaco, anche ricorrendo a dosi ad un uso compassionevole”.
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