Il Direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, Claudio Vagnini: “Ad oggi abbiamo avviato 16 progetti di umanizzazione delle cure che vedono coinvolti oltre 3mila pazienti”
Le malate oncologiche che chiudono i tortellini assieme agli operatori sanitari, il cane del paziente che accompagna il padrone nel percorso di cura, i volontari che dedicano tempo a chiacchierare coi degenti. Mettere al centro del percorso di cura la persona ospedalizzata, dedicandole un’assistenza attenta non solo alla malattia, riduce il trauma del ricovero perché per il paziente vivere la terapia sapendo di essere preso in cura da professionisti che non si occupano solo dell’aspetto sanitario ma anche di quello psicologico, assieme a volontari, è motivo di sollievo e sprone alla guarigione. L’umanizzazione delle cure è il concetto alla base dei diversi progetti attivati dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, affiancata dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Siena. Di questo si è parlato oggi a Bologna, nella sede dell’Assemblea legislativa, in un convegno organizzato dal Difensore civico regionale Guido Giusti e dalla stessa Azienda ospedaliero-universitaria di Modena. “Il tema della tutela del malato è centrale anche nell’attività della difesa civica e i progetti attivati dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena rappresentano un esempio virtuoso di difesa della salute del paziente. Si punta sull’unicità della persona malata, che viene affianca da professionisti, con un sostegno psicologico che coinvolge anche i familiari nella fase delicata della cura. Un modello che deve essere diffuso il più possibile, anche al di fuori dei confini regionali”, sottolinea il Difensore civico regionale, Guido Giusti.
“L’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena viene individuata come rappresentante di una buona politica a tutela dei cittadini e soprattutto dei cittadini più fragili – sottolinea il Direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, Claudio Vagnini -. Negli ospedali modenesi, infatti – spiega – i percorsi assistenziali sono il più possibile orientati alla persona. Si è lavorato, quindi, non solo sulla presa in carico della patologia ma soprattutto sul progetto di vita del paziente. Per portare avanti questa politica è risultato determinante essere un’organizzazione relazionale e aver favorito il coinvolgimento delle associazioni di volontariato. A oggi abbiamo avviato 16 progetti di umanizzazione delle cure che vedono coinvolti oltre 3mila pazienti. È un impegno trasversale che va dall’accoglienza in ospedale alla continuità delle cure e coinvolge sia il paziente sia il sistema familiare di riferimento”. Sulla stessa linea il Direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Siena, Antonio Davide Barretta: “L’umanizzazione delle cure è per noi fondamentale. La qualità delle cure non dipende dalla sola tecnica medica ma anche dalla qualità delle relazioni fra professionisti e pazienti oltre che da altri aspetti quali, ad esempio, l’attenzione agli ambienti di cura e a ogni altro aspetto che può rendere meno gravoso il tempo trascorso all’interno delle strutture sanitarie. Con l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena stiamo lavorando proficuamente sull’umanizzazione delle cure, consentendo un confronto fra esperienze che si rivelano un arricchimento reciproco”.
Il tema è considerato essenziale anche dalle Istituzioni. L’assessore regionale alle Politiche della salute, Raffaele Donini, ribadisce quanto sia utile mettere il paziente al centro e quindi applicare progetti come quelli di Modena e Siena: “Al centro c’è sempre il paziente, con le necessità del momento e con il proprio vissuto e la propria storia personale, di cui occorre avere massima cura quando la traiettoria di una vita incontra un momento di difficoltà sanitaria che rende le persone più fragili. L’umanizzazione delle cure risponde a questo e passa per un’organizzazione pensata per avere cura delle persone a protezione della loro dimensione più completa nel momento in cui si affronta un percorso di fragilità. Il confronto di oggi, fra le diverse esperienze messe in campo, ci testimonia che la direzione è quella giusta”. “Parliamo di esperienze innovative importanti per migliorare l’approccio alla cura. Con questi progetti innovativi il paziente viene messo al centro del percorso di cura grazie anche al contributo di tanti volontari”, fa eco all’assessore Donini Silvia Zamboni, vicepresidente dell’Assemblea legislativa. Zamboni rileva poi un’insufficienza di risorse destinata al sistema sanitario: “Le risorse sono insufficienti e si tratta di un problema che non ha colore politico e riguarda tutte le regioni”.
Diversi i progetti presentati durante l’incontro bolognese. Respira-Mo, insieme agli animali (presentato da Dilia Giuggioli, Direttrice di Reumatologia) è un progetto di pet-therapy (in questo caso con il cane) rivolto ai pazienti affetti da sclerosi sistemica o da fibrosi polmonare. Endogym, invece, è un progetto per pazienti con endometriosi che soffrono di dolore pelvico cronico, vengono aiutati attraverso la pratica dello yoga. Poi, Dalla sala alla cucina… impastiamo insieme, un progetto della chirurgia senologica, le donne operate preparano per i propri familiari, assieme agli operatori, tortellini tradizionali, un modo per riprendere la mobilità pre-intervento. Caregiver per scelta in oncologia, progetto sulla cura del paziente collegato a un corso destinato ai volontari che operano in ambito oncologico, per favorire un approccio corretto con il paziente. Tempo Volontario, progetto che coinvolge le unità operative di geriatria, ortogeriatria e riabilitazione ortogeriatrica, i pazienti a rischio di disorientamento e di delirio vengono impegnati nella riacquisizione dei ritmi attraverso specifici programmi. I progetti sono stati presentati da Carlo Alboni, Dilia Giuggioli, Massimo Dominici, Enza Palma e Alessandra Silvestri dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena. Sempre per l’Azienda ospedaliero universitaria di Modena sono intervenuti Lorenzo Broccoli, sull’approccio partecipativo alla cura, e Ivonne Pavignani, sul tema del volontariato coinvolto in questo tipo di progetti. Riguardo all’azienda ospedaliero-universitaria di Siena, Andrea Pozza ha presentato il progetto Una marcia in +, per i neoassunti e connessi: con e per i pazienti affetti da malattia renale cronica. Infine, per Marino Fardelli, presidente del Coordinamento dei difensori civici e Difensore civico della Regione Lazio, e Lucia Annibali, Difensore civico della Regione Toscana, i cittadini devono essere ascoltati e sostenuti, con il loro coinvolgimento nei processi decisionali, a partire dall’ambito, particolarmente delicato, della sanità.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato