Advocacy e Associazioni 18 Febbraio 2025 13:10

Unicef: ogni 43 secondi un bambino muore di polmonite

Ogni 43 secondi almeno un bambino muore di polmonite. Quasi tutti questi decessi sono prevenibili. El' allarme lanciato dall'Unicef, che chiede più investimenti in prevenzione soprattutto nelle aree povere del mondo
Unicef: ogni 43 secondi un bambino muore di polmonite

Ogni 43 secondi almeno un bambino muore di polmonite. Quasi tutti questi decessi sono prevenibili. La polmonite è il più grande killer infettivo di bambini in tutto il mondo che, ogni anno, causa la morte di oltre 725.000 bambini di età inferiore ai 5 anni, tra cui circa 190.000 neonati, particolarmente vulnerabili all’infezione. Lo ricorda l’Unicef in una nota, secondo la quale le morti infantili per polmonite si concentrano nei Paesi più poveri del mondo, in particolare nell’Africa sub-sahariana. In questi Paesi, sono i bambini più poveri ed emarginati a soffrire di più. Spesso hanno un accesso limitato o nullo ai servizi sanitari di base e hanno maggiori probabilità di soffrire di altre minacce alla salute come la malnutrizione, le malattie infettive e l’aria inquinata.

La malnutrizione è un fattore di rischio chiave per la polmonite

Spesso questi bambini vivono in contesti fragili o umanitari, dove spesso i fattori di rischio aumentano e i sistemi sanitari crollano. L’inquinamento atmosferico può aumentare in modo significativo il rischio di malattie respiratorie, tra cui la polmonite. Quasi la metà di tutti i decessi per polmonite sono attribuibili all’inquinamento atmosferico. Il deperimento è il principale fattore di rischio di morte per i polmoni tra i bambini. È la forma più visibile e pericolosa di malnutrizione. Quando un bambino è troppo magro e il suo sistema immunitario è debole, è molto più vulnerabile alle malattie come i polmoni. Il deperimento tende a verificarsi molto presto nella vita e colpisce in modo sproporzionato i bambini sotto i 2 anni. È essenziale investire nei servizi di nutrizione per evitare che i bambini muoiano di polmonite.

La polmonite è prevenibile anche tramite i vaccini

Prevenire la polmonite è possibile, ma serve aumentare le misure di protezione, come garantire che i neonati ei bambini piccoli siano allattati precocemente, vaccinati, abbiano accesso all’acqua potabile, una buona alimentazione e un’esposizione limitata all’inquinamento atmosferico. Gli studi hanno dimostrato l’efficacia di buone pratiche igieniche, come il lavaggio delle mani con il sapone. La polmonite causata dai batteri è inoltre prevenibile tramite i vaccini, tuttavia il 40% dei bambini nel mondo non è completamente protetto dal vaccino principale per la prevenzione della polmonite, il vaccino contro lo pneumococco (PCV). Inoltre, altri vaccini come quello contro la difterite-tetano-pertosse e il morbillo e il vaccino contro l’influenza emofilo B (Hib) proteggono i bambini dalla polmonite.

Necessari interventi e investimenti rapidi in prevenzione

Per garantire che nessun bambino muoia di polmonite e di altre malattie prevenibili o curabili, secondo l’Unicef, sono necessari interventi e investimenti rapidi, tra cui la riduzione dei fattori di rischio, la protezione del sistema immunitario dei bambini e la garanzia che tutti i bambini abbiano accesso a un’assistenza sanitaria di buona qualità, gratuita e con operatori sanitari ben formati e attrezzati. L’ Unicef chiede di:

  • rafforzare e dare priorità alle vaccinazioni di routine e ampliare la copertura del vaccino pneumococcico coniugato (PVC), il morbillo e il vaccino per Difterite-Tetano-Pertosse (DTP) fino a superare il 90%, per garantire che ogni bambino sia protetto dalla polmonite; migliorare l’accesso e l’uso dell’ossigeno, così che nessun bambino deve lottare per respirare;
  • investire nella prevenzione e nella cura della malnutrizione acuta grave per ridurre le morti infantili a causa della polmonite;
  • investire negli operatori sanitari e nelle infrastrutture per mettere i servizi sanitari essenziali a portata di mano delle famiglie. Infine, secondo l’ UNICEF gli operatori sanitari devono avere una formazione adeguata, farmaci e strumenti diagnostici e occorre un’azione continuativa per coinvolgere e responsabilizzare le comunità a sostegno della prevenzione e del trattamento.

 

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