Tra le più recenti battaglie dell’Osservatorio Nazionale Amianto la bonifica della scuola materna Carlo Evangelisti, a Roma. Il presidente Bonanno: «L’asbesto è altamente cancerogeno, può causare il mesotelioma, ma anche altri gravissimi tumori al polmone, alla faringe, alla laringe, alle ovaie e al colon. Esporre addirittura i bambini a questo pericoloso minerale è un crimine»
In Europa il 78% dei tumori professionali è correlato all’amianto. Una percentuale così elevata da aver spinto, di recente, la Commissione Europea a presentare un pacchetto di misure contro i rischi legati all’amianto sul lavoro e negli edifici. Sono soprattutto i più vecchi a rappresentare una grave minaccia per la salute: i materiali in cattivo stato di conservazione rilasciano più facilmente le fibre di amianto che possono, così, essere inalate. Anche in Italia le bonifiche tardano ad arrivare e le persone più fragili pagano le conseguenze peggiori. «Nel nostro Paese esistono ancora scuole ed ospedali che, nonostante, la conclamata presenza di amianto, sono aperti al pubblico», spiega l’avvocato Ezio Bonanni presidente Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), che da anni porta avanti la sua battaglia per la bonifica dei siti contaminati.
Tra le lotti più recenti quella per la bonifica della scuola materna Carlo Evangelisti, nel cuore del quartiere Montespaccato di Roma dove, da anni, i bambini trascorrono molto del loro tempo a pochi passi dall’amianto. «Ho visto con i miei occhi bimbi giocare a poche decine di centimetri dal locale caldaia il cui tetto e la canna fumaria sono in eternit (il terribile cemento amianto) in pessimo stato – racconta l’avvocato -. Dopo la nostra prima denuncia è stato affisso un nastro bianco e rosso sul tetto in questione per segnalare il pericolo, ma nulla di più. I bambini, pur se tenuti a distanza dall’eternit, continuano a frequentare la scuola e l’amianto non è stato rimosso». Stando ai dati raccolti dallo stesso Osservatorio, in Italia ci sarebbero almeno 2.500 scuole nelle stesse condizioni «cifra che – sottolinea Bonanni – è senz’altro sottostimata». Eppure, sono trascorsi ben 30 anni dalla messa al bando l’amianto con la legge 257.
«L’asbesto è altamente cancerogeno, può causare il mesotelioma, ma anche altri gravissimi tumori al polmone, alla faringe, alla laringe, alle ovaie e al colon. Esporre addirittura i bambini a questo pericoloso minerale è un crimine, considerando l’elevato numero di anni che hanno davanti a sé – aggiunge il presidente ONA -. Ancora di più se, come nel caso della scuola romana, altamente deteriorato, perché il cemento perde la sua capacità aggrappante e le fibre killer sono più libere di disperdersi nell’aria». Come i bambini, anche molti malati sono, spesso e inconsapevolmente, esposti alle fibre di amianto. «In Italia sono circa mille gli ospedali che andrebbero bonificati», sottolinea l’avvocato Ezio Bonanno. Accanto a questi edifici che accolgono quotidianamente le fasce di popolazione più vulnerabili, come malati e bambini, ce ne sono molti altri che andrebbero ugualmente bonificati. Ma se consapevoli della presenza di amianto possiamo decidere di non frequentare un determinato luogo, la faccenda si complica se ad essere contaminata è l’acqua potabile di cui quotidianamente usufruiamo.
«È presente l’amianto negli acquedotti costruiti fino al 1992 – dice l’avvocato – . Tanto che, con il precedente Governo si era discusso di utilizzare parte dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la bonifica degli acquedotti.
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Sui rischi che derivano dall’ “amianto bevuto” ci sono pareri discordanti: per l’Istituto Superiore di Sanità non provocherebbe danni alla salute, completamente opposto, invece, il punto di vista dello IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Quest’ultimo parere trova conferma in alcuni studi presentati negli Stati Uniti che mostrerebbero come l’acqua potabile contaminata dall’amianto, utilizzata per lavarsi, cucinare o per le faccende domestiche, evaporando, provoca la dispersione delle fibre di amianto nell’aria. Non solo. È stato anche dimostrato che l’amianto ingerito lascia residui nel colon e nel fegato, resti rilevati durante l’esame di tumori sviluppatisi in tali distretti corporei. Ne è un esempio il colangiocarcinoma, ovvero il tumore delle vie biliari che, pur non essendo censito tra i tumori causati dall’amianto, può essere ritenuto asbesto correlato».
La bonifica dell’amianto, dunque, non può più attendere e la mancanza di fondi non è una scusa accettabile: «Curare l’elevato numero di persone che ogni anno si ammalano a causa dell’amianto – conclude Bonanni – ha un costo molto più elevato della bonifica di tutti i siti che ad oggi risultano ancora contaminati in Italia».
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