La Grutta (Simri): «È stato dimostrato che l’incremento della CO2 è in grado di determinare una maggiore allergenicità del polline di ambrosia e, di conseguenza, un’alterazione nella prevalenza e severità delle allergie stagionali»
È noto che l’inquinamento atmosferico non costituisce solo un problema per l’apparato respiratorio, ma anche per molti altri organi, influendo sul sistema cardiovascolare, sul diabete, su problemi neurologici, nonché su basso peso alla nascita e nascite premature. Nel 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le nuove linee guida di qualità dell’aria, raccomandando livelli di concentrazione annuale e giornaliera di particolato, biossido di azoto molto più bassi di quelli attualmente in vigore in Europa e di recente, il 13 settembre scorso, il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’allineamento dei livelli europei a quelli OMS entro il 2035.
Le variazioni climatiche influenzano la quantità, l’intensità e la frequenza delle precipitazioni e inducono un incremento di eventi climatici estremi (ondate di calore, temporali, uragani, siccità e inondazioni). La salute respiratoria può risentirne particolarmente con lo sviluppo di asma e di malattie allergiche respiratorie. Se n’è discusso a Roma al XXVII Congresso Nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (Simri) “Respirare bene per vivere meglio” con un focus sul tema “Inquinamento outdoor e cambiamenti climatici” di Stefania La Grutta, Presidente eletto Simri e Dirigente di Ricerca dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale Cnr di Palermo.
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Vi è in special modo una fioritura precoce nelle zone urbane con un anticipo di pollinazione di alcuni giorni. «L’aumento della prevalenza di sintomi allergici respiratori -puntualizza Stefania La Grutta – rende la pollinosi un problema di salute pubblica, anche per le alterazioni della qualità della vita che può determinare». Nello specifico, sottolinea La Grutta «è stato dimostrato che l’incremento della CO2 è in grado di determinare una maggiore allergenicità del polline di ambrosia e, di conseguenza, un’alterazione nella prevalenza e severità delle allergie stagionali. È stato anche osservato che il raddoppio della concentrazione atmosferica di CO2 potenzia la produzione di polline da ambrosia del 61 % per ogni pianta. Inoltre, il polline di ambrosia collezionato lungo le strade di grande traffico mostra una maggiore allergenicità, rispetto al polline raccolto in aree extraurbane».
Non solo. I cambiamenti climatici, insieme all’esposizione agli inquinanti chimici atmosferici (polveri e gas), stanno dimostrando secondo l’esperta di essere responsabili di riacutizzazioni asmatiche. «Tra gli inquinanti chimici ad effetto irritativo sulle vie aeree – specifica l’esperta – c’è l’ozono, la cui inalazione è stata associata con un’alterazione della funzionalità polmonare ed un incremento dell’iperreattività delle vie bronchiali». Infine, da tenere presente è che complessivamente «l’inquinamento atmosferico svolge un ruolo che favorisce l’infiammazione nelle vie aeree di pazienti predisposti. L’inquinamento da ozono, particolato e derivato incombusto di diesel oltre che da biossido di azoto e anidride solforosa – conclude La Grutta – aumenta la permeabilità della mucosa dell’apparato respiratorio, facilita la penetrazione di allergeni e causa interazione con le cellule del sistema immunitario».
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