Per la prima volta il governo del Regno Unito ha riconosciuto ufficialmente che l’inquinamento atmosferico sta alimentando un aumento dei casi di demenza. Il collegamento è stato messo nero su bianco in un report della Committee on the Medical Effects of Air Pollutants
Per la prima volta il governo del Regno Unito ha riconosciuto ufficialmente che l’inquinamento atmosferico sta alimentando un aumento dei casi di demenza. Il collegamento è stato messo nero su bianco, in un report lungo 290 pagine realizzato dalla Committee on the Medical Effects of Air Pollutants (COMEAP), guidata da Frank Kelly dell’Imperial College London. In questa importante revisione di studi indipendenti viene infatti confermato che le particelle tossiche nell’aria, provenienti da automobili e combustibili, sono legate al rapido aumento delle demenze nel mondo sviluppato.
I ricercatori concludono che è «probabile che l’inquinamento atmosferico possa contribuire a un declino delle capacità mentali e alla demenza nelle persone anziane». Il processo attraverso il quale questo avverrebbe è tramite l’infiltrazione di minuscole particelle tossiche nel flusso sanguigno dopo essere state inalate nei polmoni. Gli inquinanti quindi irritano i vasi sanguigni e interrompono la circolazione al cervello. Nel tempo, questo può portare a demenza vascolare. È anche probabile che, in rari casi, particelle di inquinamento atmosferico molto piccole possano attraversare la barriera ematoencefalica e danneggiare direttamente i neuroni.
Sebbene sia stato stabilito un collegamento, non ci sono ancora prove sufficienti per dire quanti casi di demenza siano stati causati dall’inquinamento atmosferico. Alcuni studi hanno suggerito che fino a un quinto dei casi è legato all’esposizione a inquinanti tossici. Per la realizzazione del nuovo report i ricercatori hanno esaminato 70 studi sull’uomo, che includevano ricerche condotte sulla popolazione ed esperimenti in laboratorio. È noto da decenni che gli inquinanti atmosferici possono contribuire allo sviluppo di malattie cardiache, ictus e altri problemi circolatori, rendendo i vasi sanguigni più stretti e più duri.
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Gli scienziati avevano teorizzato che questo processo potesse anche portare alla demenza vascolare, che è causata da danni ai vasi sanguigni nel cervello ed è la seconda forma più comune della malattia dopo l’Alzheimer. Nel report, i ricercatori scrivono che le prove del collegamento tra inquinamento e demenza sono diventate più forti negli ultimi 15-20 anni. «Pensiamo che ci sia un forte argomentazione per gli effetti degli inquinanti atmosferici sul sistema cardiovascolare che hanno un effetto secondario sul cervello», si legge nel report. «Riteniamo probabile che tali effetti abbiano un effetto sull’afflusso di sangue al cervello. Ci sembra probabile che un tale effetto possa portare a danni al cervello», aggiungono gli studiosi.
«Riteniamo pertanto che l’associazione tra l’esposizione agli inquinanti atmosferici e gli effetti sul declino cognitivo e la demenza possa essere causale rispetto a questo meccanismo», sottolinea il report. Il tipo più pericoloso di inquinamento atmosferico è noto come PM2,5, che ha un diametro inferiore a 2,5 micrometri, circa il 3 per cento della larghezza di un capello umano. Alcuni scienziati ritengono che il PM2,5 possa anche avere un effetto diretto sul cervello, viaggiando direttamente dai polmoni al cervello attraverso il flusso sanguigno. Secondo il report, le evidenze attuali suggeriscono che solo una piccola parte delle minuscole particelle può superare la barriera ematoencefalica. E non è chiaro se una quantità sufficiente di esse possano entrare nel cervello e causare abbastanza danni da portare alla demenza.
I ricercatori hanno scoperto, tuttavia, che una volta nel cervello, le particelle vengono eliminate solo lentamente, se non del tutto. «Questo è chiaramente un punto a favore dell’ipotesi che il materiale particolato che entra nel cervello potrebbe produrre effetti dannosi», hanno scritto gli scienziati. Negli studi sugli animali, è stato dimostrato che lo scarico del motore diesel crea una risposta infiammatoria nel cervello e danneggia le cellule. Ma non è chiaro come questo si traduca per gli esseri umani. «Riteniamo che l’attuale base di prove sia inadeguata per la quantificazione diretta degli effetti degli inquinanti atmosferici sul declino cognitivo o sulla demenza», hanno affermato i ricercatori.
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