One Health 12 Febbraio 2024 10:51

Se i cambiamenti climatici “influenzano l’influenza”

Durante la stagione invernale assistiamo sempre più di frequente a un continuo cambiamento delle temperature. Cosa significa per la diffusione dei virus influenzali e para influenzali? Dobbiamo aspettarci un andamento della stagione influenzale anomalo in futuro? Le considerazioni del Virologo Fabrizio Pregliasco

Se i cambiamenti climatici “influenzano l’influenza”

In questa stagione di infezioni respiratorie abbiamo avuto una tempesta perfetta, un cocktail di virus tra cui l’influenza è stata ed è la principale protagonista, affiancata anche da una fiammata di covid e dal virus respiratorio sinciziale che ha generato diversi casi molto simili all’influenza e con possibili complicanze soprattutto nei bambini, ma anche nell’anziano e nell’adulto. Tutto questo ha portato ad oggi a circa undici milioni di casi con una situazione che vede ora la curva, che possiamo immaginare come il profilo di una campana, in una fase discendente. Ma la stagione influenzale è tutt’altro che finita: prima di “archiviare” quella che è stata definita da più parti la peggiore influenza degli ultimi 15 anni dovremo infatti aspettare ancora qualche settimana.

“Alla luce dei continui sbalzi termici e di una stagione invernale particolarmente strana con temperature ballerine, quello che dobbiamo aspettarci è una diminuzione meno progressiva dei casi e un raggiungimento di oltre 15 milioni, e forse un po’ di più, di casi complessivi a causa di questa condizione metereologica che sappiamo faciliti la diffusione dei vari virus respiratori tra cui anche i cosiddetti “virus cugini”, creando uno strascico rilevante”– afferma Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Direttore della scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell’Università degli studi di Milano e Direttore sanitario d’azienda dell’IRCCS ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano.

Tutto questo ci fa pensare anche a quelle che potrebbero essere le modifiche più ampie rispetto alle prospettive di cambiamento climatico e di innalzamento della temperatura globale: una situazione che potrebbe andare a tropicalizzare l’andamento delle infezioni respiratorie che, appunto ai tropici, non hanno quei picchi classici tipici nel nostro inverno ma piuttosto una situazione di presenza più costante.

“In questo senso, nei prossimi anni, si dovrà pianificare in modo più ampio anche la campagna vaccinale tenendo conto non solo dei cambiamenti climatici ma anche di nuovi virus come le varianti del covid, che non evidenziano un collegamento con la meteorologia né hanno una stagionalità come l’influenza. Il vaccino, elemento fondamentale di prevenzione sia per il covid che per l’influenza, andrà visto pertanto in termini sempre più strategici nel calendario per la vita, in particolare per le persone fragili e più avanti con l’età” – conclude il Prof. Pregliasco.

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