Qual è lo stato dell’arte relativo alle cure contro il SARS-CoV-2, sia in ambito domestico che ospedaliero? Risponde l’AIFA
Esistono farmaci per contrastare il Covid-19? È recente la notizia che in Israele è in fase di sperimentazione un medicinale che, alle prime risultanze, sembrerebbe avere una efficacia superiore al 90%. Ma, oltre questo, qual è lo stato attuale delle terapie per contrastare il SARS-CoV-2?
Secondo l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), rispetto al trattamento farmacologico «non è ad oggi disponibile alcun farmaco che abbia dimostrato in modo solido un’efficacia nel prevenire la comparsa di sintomi o modificare l’evoluzione della malattia nei soggetti asintomatici». Allo stesso modo, «non esiste attualmente alcun trattamento che abbia dimostrato di essere efficace nei soggetti sintomatici nelle fasi iniziali dell’infezione nel migliorare il decorso clinico o la sua evoluzione». Per provare a contrastare l’infezione in pazienti asintomatici o con sintomi lievi possono essere formulate solo alcune raccomandazioni generali: «vigile attesa, trattamenti sintomatici (ad es. il paracetamolo), idratazione e nutrizione appropriate, non modificare terapie croniche in atto (ad es. terapie antiipertensive o anticoagulanti o antiaggreganti, non utilizzare supplementi vitaminici o integratori alimentari (ad es. vitamine, lattoferrina), non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento c on altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente».
L’AIFA evidenzia come, «sulla base delle numerose evidenze scientifiche accumulatesi negli ultimi mesi […] per il trattamento dei soggetti ospedalizzati con Covid-19 l’attuale standard di cura è rappresentato dall’utilizzo di corticosteroidi ed eparina».
Nello specifico, l’uso dei corticosteroidi «dovrebbe essere considerato uno standard di cura nei pazienti ricoverati per Covid grave che necessitano di ossigenoterapia supplementare (con o senza ventilazione meccanica). Sulla base di una metanalisi degli studi disponibili ed in particolare dei dati provenienti da importanti studi randomizzati», si può leggere ancora, «è l’unico trattamento farmacologico che ha dimostrato un beneficio in termini di riduzione della mortalità». Lo scorso 18 settembre l’Ema (Agenzia europea per i medicinali) ha «approvato l’utilizzo del desametasone nel trattamento di soggetti, adulti e negli adolescenti (dai 12 anni di età e con un peso di almeno 40 kg) affetti da Covid-19 che necessitano di ossigenoterapia supplementare (sia ossigenoterapia standard sia in ventilazione meccanica)».
Per quanto riguarda invece l’utilizzo delle eparine, questo può essere fatto in due diverse condizioni: uso a dosaggio profilattico e a dosi intermedie/alte.
Discorso diverso per il Redemsivir, un farmaco antivirale approvato dall’Ema per il trattamento del Covid-19 negli adulti e negli adolescenti con polmonite che richiede ossigenoterapia supplementare. Questo farmaco, però, «non può essere considerato uno standard di cura consolidato in quanto i dati attualmente disponibili non sono concordanti e complessivamente non dimostrano un chiaro beneficio clinico in termini di mortalità o ricorso alla ventilazione meccanica». L’AIFA ha dunque stabilito che il suo utilizzo «può essere considerato esclusivamente in casi selezionati, dopo una accurata valutazione del rapporto benefici/rischi, nei soggetti con polmonite da Covid-19 in ossigenoterapia che non richiedono ossigeno ad alti flussi o ventilazione meccanica o ECM e con insorgenza dei sintomi da meno di 10 giorni».
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