I trattamenti per il recupero dell’olfatto e del gusto sono ancora sperimentali e vanno dall’addestramento dell’olfatto all’assunzione di farmaci steroidei, fino alla stimolazione transcranica e all’utilizzo di molecole neuroinfiammatorie
Sono considerati i sintomi distintivi dell’infezione Covid-19, anche se con la diffusione della variante Omicron sono diventati meno frequenti. La perdita di gusto e olfatto, che può avvenire insieme o singolarmente, ha colpito milioni di persone in tutto il mondo. Secondo una ricerca pubblicata sul British Medical Journal, lo scorso luglio, dai ricercatori della National University di Singapore sarebbero ben 15 milioni i casi di deficit dell’olfatto e 12 milioni i casi di problemi persistenti al gusto. Dai risultati è emerso che, tra i pazienti che hanno dichiarato di aver perso olfatto e gusto, circa il 5% ha sviluppato disfunzioni durature.
Per confermare l’esistenza della perdita del gusto, oltre a quanto dice il paziente, che è un’affermazione soggettiva, sono state fatte prove oggettive con kit di diversi sapori dolci e salati, o anche amari e acidi somministrati al paziente con gocce o spray. Nella maggior parte dei pazienti la perdita di olfatto e gusto è parziale e si risolve nell’arco di qualche settimana. Tuttavia, esiste una quota non ben definita che, anche a distanza di mesi, non riesce a recuperare quanto perso. Non esiste un trattamento unico efficace in tutti i casi di perdita di gusto e olfatto.
Sono in corso diverse sperimentazioni, ma è ancora presto. Tra i trattamenti maggiormente raccomandati c’è l’addestramento all’olfatto: ai pazienti vengono dati da annusare campioni di sostanze dall’odore forte, invitandoli a cercare di identificarli, con l’obiettivo di indirizzare il ripristino della segnalazione olfattiva. Tuttavia, il metodo sembra funzionare solo con le persone che hanno una perdita parziale dell’olfatto.
Alcuni ricercatori stanno studiando gli steroidi, che riducono l’infiammazione. Ma finora i risultati sono stati deludenti. Un’altra possibilità terapeutica è il plasma ricco di piastrine, ricavato dal sangue dei pazienti e ricco di sostanze biochimiche che potrebbero indurre la guarigione. Uno studio dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino ha dimostrato che stimolando l’area prefontale del cervello è possibile determinare il recupero del senso dell’olfatto. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry.
Tra i trattamenti farmacologici più promettenti per ridurre la neuroinfiammazione, che si pensa possa essere all’origine della perdita dell’olfatto, ci sarebbe anche PEALut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina), un ultramicrocomposito antineurofiammatorio e insieme antiossidante, in grado di riparare il danno neuronale, è promettente per alleviare i sintomi neurocognitivi e promuovere il recupero olfattivo come dimostrato dallo studio pubblicato su European Review of Medical and Pharmacological Science. La molecola è, infatti, in grado di intervenire sul processo neuroinfiammatorio modulando l’azione delle cellule non-neuronali e l’effetto dello stress ossidativo grazie all’azione antiossidante della luteolina.
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