Il tampone rapido, oltre a verificare l’eventuale positività, è anche in grado di definirla in termini quantitativi?
A molti è successo di fare un tampone rapido e di vedere che la linea che indica la positività appare sbiadita. Quasi come se si fosse “debolmente positivi“. In realtà non è affatto così. «Il test antigenico rapido non è pensato per offrire un’indicazione di tipo quantitativo, per cui il livello di colorazione della linea di test non è correlato alla carica virale», spiega Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) Galeazzi di Milano.
«Esistono due tipologie di test per Covid-19 – afferma l’esperto -: da un lato il tampone molecolare, che si basa su un approccio di biologia molecolare. Conosciuto anche come PCR, o reazione a catena della polimerasi. Quest’ultimo metodo è il più affidabile per riconoscere la presenza di RNA virale nel campione prelevato».
«I tamponi rapidi, invece – continua Pregliasco – individuano la presenza della proteina spike, l’uncino del virus. Il sistema alla base dei tamponi antigenici si chiama cromatografia laterale, che non è pensato per restituire informazioni di tipo quantitativo. L’intensità della linea, pertanto, non è indicativa della carica virale del soggetto. Per avere informazioni di questo tipo è necessario eseguire un tampone differente. In caso il test antigenico mostri una linea molto sbiadita, è consigliabile ripetere l’esame diagnostico».
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