Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 50% dei pazienti non sa di averlo perché si arriva tardi alla diagnosi. Patologia porta a depressione nell’11% dei casi. A essere più colpiti sono gli anziani oltre i 60 anni
A pochi giorni dalla Settimana Mondiale per la sensibilizzazione sul glaucoma che inizierà il 10 marzo, Stefano Miglior, direttore della Clinica Oculistica, Policlinico di Monza, Università Milano Bicocca e presidente dell’AISG – Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma – dal 3° Congresso Internazionale dell’Associazione, in corso a Torino da domani al 9 marzo, sottolinea come la patologia sia riconosciuta dalla comunità scientifica come “il killer silenzioso della vista”. «Non è raro che le persone non si accorgano, anche per lungo tempo, di esserne affette – prosegue il professore – e arrivino dall’oculista quando la situazione è ormai già fortemente compromessa». Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 50% dei pazienti non sa di averlo perché si arriva tardi alla diagnosi. A essere più colpiti sono gli anziani oltre i 60 anni ma il glaucoma può insorgere già a partire dai 40 e talora anche in età decisamente più giovanile, come riporta il dott. Guido Caramello, Direttore del centro ABAX di Cuneo.
Il glaucoma è una patologia degenerativa che generalmente coinvolge entrambi gli occhi determinando danni permanenti al nervo ottico, che nel tempo possono portare a ipovisione e cecità. Il fattore di rischio più importante è la pressione oculare elevata, ma in un terzo dei casi viene osservato in pazienti con pressione oculare normale. Il soggetto può andare incontro a una progressiva riduzione del campo visivo fino alla visione cosiddetta “tubulare” che dà l’impressione di guardare attraverso un cono, perché si riesce a vedere solo una piccola parte di ciò che si ha davanti. Non esiste una cura definitiva, ma la patologia può solo essere rallentata. Soffrono di glaucoma 1 milione 200 mila persone in Italia (120 mila solo nel Lazio), 55 milioni nel mondo e si stima che le persone affette da questa patologia potrebbero superare i 65 milioni nel 2020. Ne esistono numerose forme, le più frequenti sono: glaucoma cronico ad angolo aperto, ad angolo chiuso e glaucoma congenito. Di glaucoma ad angolo chiuso soffre il 10% dei glaucomatosi, di cui il 70% donne come riferisce il prof. Roberto Carassa Direttore del Centro Italiano del Glaucoma di Milano.
E se in tutti gli ospedali si cura il glaucoma «quello che servirebbe e che spesso manca è una rete con centri di riferimento di III livello dove convogliare i pazienti dal territorio – afferma Gianluca Manni, direttore della Clinica Oculistica al Policlinico Universitario Tor Vergata, poiché nei centri specializzati arrivano persone da tutta Italia». La cura e l’assistenza del paziente glaucomatoso, infatti, sono centrali, perché le persone affette da questa patologia perdono autonomia e autosufficienza, accorgendosi di non essere più in grado di fare cose semplici, come per esempio attraversare la strada da soli. «I malati di glaucoma, inoltre, tendono alla depressione nell’11% dei casi, a causa delle conseguenze che la malattia ha sulla loro vita sociale. E il 45% è soggetto a cadute, anche gravi, che possono determinare infortuni (33%)” come riporta la professoressa Beatrice Brogliatti dell’Università degli Studi di Torino.
«Le campagne di prevenzione estemporanee non hanno alcuna validità e potrebbero essere fuorvianti se non addirittura dannose, poiché la diagnosi o il sospetto di glaucoma non si possono basare sulla semplice misurazione della pressione oculare – ha detto ancora il prof. Luca Rossetti Direttore della Clinica Oculistica dell’Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano – quindi l’unico strumento a disposizione del paziente consiste in un controllo accurato pressi centri oculistici». Per la diagnosi precoce sono oggi a disposizione nuove metodiche non invasive: «Si tratta di strumenti specifici molto efficaci – sottolinea il professor Luciano Quaranta, direttore della Clinica Oculistica dell’Università degli Studi di Pavia – sebbene ancora oggi il ‘gold standard’ resti l’esame del campo visivo che rileva la reazione del paziente di fronte a determinati stimoli luminosi, dando così indicazione sull’evoluzione della malattia e sulla velocità alla quale sta procedendo».
Durante il congresso, si esamineranno tutte le novità in campo terapeutico per rallentare l’evoluzione della malattia e verranno approfonditi i fattori di rischio e i fattori prognostici e causali del glaucoma. Saranno inoltre affrontate quelle forme poco comuni, ma estremamente rilevanti dal punto di vista clinico, come il glaucoma pediatrico ed il glaucoma neovascolare.
Il professor Michele Iester della Clinica Oculistica dell’Università di Genova sottolinea l’elevatissimo contributo dei ricercatori italiani, che da oggi a sabato presenteranno un numero cospicuo di studi originali sulle varie tematiche, dalle scienze di base alla chirurgia, passando per la diagnostica funzionale e morfologica e la terapia medica o con laser. Una particolare menzione all’altissima qualità della Faculty sia nazionale che internazionale con un numero complessivo di ben 12 relatori provenienti da Europa, Stati Uniti e Canada.