Della serie, “conta il risultato”. È nel nome della flessibilità che l’Ulss 6 Euganea, prima azienda sanitaria in Italia, ha approvato il protocollo per lo “smart working”, ovvero il “lavoro agile”, modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che viene svolto in parte in locali aziendali e in luoghi fuori dall’azienda, compreso il proprio […]
Della serie, “conta il risultato”. È nel nome della flessibilità che l’Ulss 6 Euganea, prima azienda sanitaria in Italia, ha approvato il protocollo per lo “smart working”, ovvero il “lavoro agile”, modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che viene svolto in parte in locali aziendali e in luoghi fuori dall’azienda, compreso il proprio domicilio, agevolando così i tempi di vita e di lavoro del dipendente, senza però perdere la socialità dello stare in gruppo. Gli strumenti tecnologici utili al “lavoratore smart”, forniti dall’Ulss stessa, consistono in un PC portatile sul quale saranno installati gli applicativi necessari e la connessione alla rete Internet. Il nuovo modello di lavoro agile è frutto di un regolamento sottoscritto tra la Direzione dell’Ulss 6 Euganea e le sigle sindacali Cgil Fp, Cisl Fps, Uil Fpl, Nursing Up, Nursing, Rsu. Al via entro l’anno la fase sperimentale che riguarda gli amministrativi e i tecnici: escluse per il momento le attività socio-assistenziali e di cura che richiedono contatto diretto con i pazienti, quelle da prestare su turni o che prevedono l’utilizzo costante di strumentazione non utilizzabili da remoto. In sanità pubblica si tratta, a livello italiano, di una rivoluzione culturale.
Operativamente, come funziona? «Ciascun direttore o responsabile di struttura, verificata la compatibilità dell’attività proposta con il lavoro agile, può proporre un progetto indicando finalità, tempi e modalità – si legge in una nota -. Il direttore di area competente, di concerto con il settore Risorse umane, procederà all’assegnazione dei posti di lavoro agile. In caso di esubero di domande rispetto ai posti effettivamente disponibili l’Azienda Ulss riconoscerà priorità alle lavoratrici nei tre anni successivi alla conclusione del periodo di congedo di maternità, ai lavoratori con disabilità psico-fisiche tali da rendere disagevole il raggiungimento del luogo di lavoro, ai dipendenti con figli che necessitano di cura o assistenza, secondo le norme vigenti. Verrà altresì tenuto conto di specifiche competenze, valutando il grado di affidabilità, la capacità di organizzazione e decisione del singolo».
«Lo smart working è un’evoluzione dei tradizionali modelli organizzativi aziendali e prevede un cambio del modello culturale: così facendo – spiega il Direttore Generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta – ottimizziamo le risorse ovvero quelle mansioni che non richiedono una presenza fisica in ufficio e possono essere svolte da remoto, a distanza. Le parole chiave di questa nuova filosofia manageriale sono personalizzazione, flessibilità, autonomia, virtualità e maggiore responsabilizzazione del singolo nel raggiungimento dei risultati: si tratta di un modo contemporaneo per pianificare il lavoro andando incontro ai dipendenti e alla loro necessità di conciliare occupazione e famiglia. Questa novità va così ad incrementare il benessere dei lavoratori e a migliorare il clima aziendale».
«In un’ottica di modernizzazione del sistema amministrativo, anche con riferimento agli aspetti gestionali ed organizzativi, le pubbliche amministrazioni sono chiamate all’introduzione di nuove modalità di organizzazione del lavoro – rileva Paola Bardasi, Direttore Amministrativo dell’Ulss 6 Euganea – basate sull’utilizzo della flessibilità lavorativa, sulla valutazione per obiettivi e la rivalutazione dei bisogni dei dipendenti. Recenti indagini, effettuate nel privato dove il lavoro flessibile è molto diffuso, hanno dimostrato che lo smart working aumenta anche la produttività; in quest’ottica vogliamo offrire un servizio migliore investendo anche sul rapporto fiduciario con i dipendenti. Per agevolare i lavoratori, lo smart working si aggiunge al part-time, ma ha un valore diverso».
«La prestazione lavorativa resa con la modalità agile è integralmente considerata come servizio pari a quello reso presso le sedi abituali (compresa la tutela contro gli infortuni e le malattie professionali) ed è considerata utile ai fini degli istituti di carriera, del computo dell’anzianità di servizio, nonché dell’applicazione degli istituti relativi al trattamento economico accessorio – prosegue la nota -. È prevista un’alternanza tra lavoro a distanza e lavoro in ufficio, per le verifiche ed i contatti necessari al corretto svolgimento delle mansioni del lavoratore in modo variabile in base al tipo di attività, secondo le modalità previste in ciascun progetto e per non perdere i rapporti sociali».
«Non vi è la necessità di una postazione fissa per le giornate di lavoro prestate al di fuori dell’ufficio, né l’obbligo che essa coincida con il proprio domicilio, in ogni caso i luoghi di “lavoro agile” devono essere predeterminati dalle parti. Il lavoratore avrà cura di svolgere la propria attività in una sede che risponda ai requisiti di idoneità, sicurezza e riservatezza, che sia idonea all’uso abituale dei supporti informatici, non metta a rischio la sua incolumità, né la riservatezza delle informazioni e dei dati trattati. La sperimentazione ha inizio con 5 posti di lavoro agile, della durata di sei mesi, prorogabili».