di dott. Giacinto D’Urso, psicologo
Recentemente l’Istat ha reso noto che solo il 20,1% della popolazione compresa fra i 25 ed i 64 anni possiede una laurea in Italia (in Europa tale percentuale sale al 32,8%) e che il 13,1% dei giovani fra i 18 ed i 24 anni ha abbandonato precocemente il sistema di formazione e istruzione (ISTAT, 2021). Tenuto conto che un simile trend potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo del nostro Paese aumentandone la dipendenza dall’estero, è necessario domandarsi cosa abbia determinato un simile calo dell’appeal e come poter invertire tale tendenza.
A carattere generale, è opportuno evidenziare che la società italiana è profondamente cambiata a seguito dell’ingresso dei giovani della “Generazione Z” cioè coloro che, cresciuti nell’“era di internet”, costituiranno buona parte della forza lavoro a livello mondiale entro i prossimi 5-10 anni. Sebbene questa generazione sia la più eterogenea, multiculturale e informata che abbia popolato il pianeta (Patel, 2017), è anche molto vulnerabile a causa dell’ambiente familiare di provenienza, dell’utilizzo eccessivo del web e della pandemia in corso.
Un nucleo familiare protettivo e apprensivo in cui i genitori (definiti helicopter parenting) sorvegliano continuamente la prole e, come “un elicottero”, sono pronti ad intervenire in ogni difficoltà (Lucchi 2014) può essere l’origine di una scarsa autostima, di limitazioni nello sviluppo delle abilità sociali necessarie a relazionarsi con gli altri in modo appagante e delle capacità di gestire in modo efficace i problemi quotidiani (Perri et al, 2018). La tendenza ad essere sempre più web e social addict ostacola lo sviluppo plastico del cervello e riduce la qualità delle abilità individuali che risultano determinanti per il mantenimento di un buon stato psicofisico e di un adeguato livello di resilienza psicologica(Carr, 2011 e Sptzer, 2012). Nello specifico, l’uso intenso dei social media e di internet, anche attraverso gli smartphone, incide sulla qualità del sonno, accrescendo lo stato di attivazione dell’organismo e, a lungo andare, può essere la causa di affaticamento (Zhang et al 2021) nel corso della giornata e di malfunzionamenti delle aree del cervello preposte alle attività cognitive di ordine superiore, determinando la manifestazione di disturbi della memoria o della concentrazione, di limitazioni della capacità di riflessione critica, di ragionamento o di apprendimento (Ben Simon et Walker, 2018) che incidono negativamente sul rendimento scolastico (Ramírez et al, 2021).
Il Covid-19 non ha, di certo, facilitato il percorso formativo degli studenti in questi anni (Essadek et Rabeyron, 2020; Liu et al., 2020). Infatti, l’emergenza sanitaria ha aumentato il ricorso a internet per la gestione delle attività scolastiche e delle relazioni sociali, ha acuito le problematiche socio-economiche (ZhangJ et al, 2021) sostenute dalle famiglie, ha accresciuto il senso d’impotenza di fronte al protrarsi dell’isolamento e ha diffuso una maggiore percezione del rischio di ammalarsi (Cao et al 2021) oltre che il convincimento di dover affrontare un futuro sfavorevole e irto di difficoltà.
Tale situazione favorisce la ruminazione di pensieri negativi e accresce la vulnerabilità agli stress, rendendo ricorrente la fuga dalle difficoltà o dalle responsabilità e la manifestazione dei sintomi tipici dell’ansia, della depressione (Swai et al, 2021) e del burnout accademico (Hao et al, 2021). La scelta di soluzioni che consentano di rinforzare la resilienza degli studenti (Pidegon et Keye, 2014 e Turner et al, 2017), di innovare l’istruzione e di limitare la diffusione di fake news, può contribuire a migliorare i tassi di abbandono scolastico.
In particolare, sono risultate molto apprezzate le offerte formative basate su contenuti multimediali veloci ed immediati, associati ad attività pratiche che rendono subito evidente l’utilità della nozione da apprendere e, soprattutto, che consentono di acquisire le expertise e le skill necessarie ad essere competitivi nel mondo del lavoro. Ciò richiede, tuttavia, investimenti mirati a mantenere aggiornato e motivato il “corpo docenti”.
Inoltre, una corretta igiene del sonno e uno stile di vita sano facilitano la produzione della serotonina (il famoso ormone del buon umore) e il mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue che recentemente sono risultati un efficace biomarcatore di resilienza e autostima tra gli adolescenti (Doi et al, 2021). Il ricorso alla mindfulness (Světlák et al, 2021) e alle tecniche di scrittura positiva (Reiter et Wilz, 2016) consente, invece, agli studenti di apprendere come cogliere le emozioni positive (Iovino et al 2021) correlate agli eventi della vita e di rivolgere la propria attenzione consapevole alle proprie sensazioni, accettandole per quelle che sono. Ciò facilita la rivalutazione cognitiva positiva delle esperienze vissute, aumentando la gratitudine, il benessere bipsicosociale e la capacità di affrontare nuove sfide (Işık et Ergüner-Tekinalp, 2017).
Infine, gli interventi di social support sono utili a sostenere gli studenti nei momenti di difficoltà, rinforzandone la motivazione e l’ottimismo mentre il controllo del dominio cyber e l’educazione digitale possono limitare la diffusione di fake news, rendendo più agevole la gestione di problematiche di salute pubblica.
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