«Attendiamo con ansia anche l’applicazione della norma per quanto riguarda la perseguibilità d’ufficio e non più a querela» sottolinea la Fials
Barbara aggressione a un’infermiera del Pronto Soccorso del Cardarelli nel fine settimana, e si solleva l’indignazione dei colleghi e di tutto il personale sanitario impegnato a fronteggiare la pandemia da Covid-19. Una situazione che i sindacati definiscono insostenibile in un documento condiviso e inviato alla Direzione Generale della struttura a cui chiedono di costituirsi parte civile. La Direzione replica in una nota: «La sicurezza dei nostri operatori è da sempre una priorità assoluta, un obiettivo che perseguiamo tramite il servizio di vigilanza». Ma, secondo le testimonianze dei presenti, la professionista è stata avvicinata e presa a calci e pugni senza che si innalzasse uno scudo di sicurezza intorno a lei.
In attesa che venga fatta piena luce sulla vicenda e si renda giustizia alla collega così duramente colpita, tra l’altro non per la prima volta – come lei stessa racconta nella lunga intervista rilasciata al Tg1 RAI – la Fials esprime la massima solidarietà e auspica che venga applicata la nuova legge sulle aggressioni al personale sanitario. Ricordiamo che, dopo un lungo e sofferto iter, la scorsa estate è stata approvata la legge n. 113 del 14 agosto 2020, dal titolo “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, (entrata in vigore dal 24 settembre 2020).
La norma ha modificato l’articolo 583-quater del codice penale, riconoscendo il professionista sanitario in servizio come “pubblico ufficiale” e affermando che le lesioni personali cagionate in servizio “sono punite con la reclusione da quattro a dieci anni; le lesioni gravissime, con la reclusione da otto a sedici anni”. La nuova legge ha aggiunto inoltre una “circostanza aggravante” all’articolo 61 del codice penale: “L’avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell’esercizio di tali professioni o attività”.
«Auspichiamo dunque che questo odioso atto di violenza, l’ennesimo di una lunga serie, contro un operatore sanitario venga punito quanto prima con una pena più severa di un terzo di quella prevista, così come prescritto dal legislatore. Attendiamo con ansia anche l’applicazione della norma per quanto riguarda la perseguibilità d’ufficio e non più a querela, nei casi di percosse (art. 581 codice penale) e di lesioni non gravi (art. 582 codice penale) a danno di un operatore sanitario» si legge in una nota del sindacato.
«Richiamiamo – continua la FIALS – infine il capoverso della norme laddove prescrive che le Aziende Sanitarie vengono impegnate a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire il loro tempestivo intervento. E laddove considera sanzioni pecuniarie da 500 a 5mila euro a “chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso funzionali allo svolgimento di dette professioni”. Mai più violenze!».