«È un episodio di una gravità estrema. E la cosa più grave è che le norme di salvaguardia, per evitare situazioni del genere, esistono ma non vengono applicate dalle aziende sanitarie». Così il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma, Antonio Magi, commentando l’aggressione ai danni di una dottoressa del reparto di Cardiologia […]
«È un episodio di una gravità estrema. E la cosa più grave è che le norme di salvaguardia, per evitare situazioni del genere, esistono ma non vengono applicate dalle aziende sanitarie». Così il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma, Antonio Magi, commentando l’aggressione ai danni di una dottoressa del reparto di Cardiologia dell’ospedale Sant’Andrea di Roma: il medico è stato minacciato di morte dal padre di un paziente, convinto che al figlio non fossero assicurate le cure adeguate.
In particolare, il presidente dell’OMCeO fa riferimento a una raccomandazione introdotta «già dal 2007, secondo cui nessun medico deve lavorare da solo all’interno dei reparti ma deve essere prevista la presenza di almeno un infermiere e in alcuni casi anche di un mediatore culturale». Si tratta di una norma «che tutte le aziende devono applicare ma molto spesso viene disattesa: capisco le difficoltà dovute alla carenza di personale, ma questa situazione è inaccettabile e va trovata una soluzione. Anche perché si finisce per generare sempre più una guerra tra medici e pazienti, dovuta alla mancanza di fiducia».
Per Magi, dunque, «il lavoratore deve essere tutelato perché solo così si può tutelare anche il paziente. Per questo, in rappresentanza dell’OMCeO di Roma, chiedo urgentemente un incontro a istituzioni e aziende per salvaguardare i medici e in generale il personale sanitario» conclude.