di Federico Conte, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio
La vicenda che ha visto protagonisti Maria Paola e Ciro, a Caivano, dimostra ancora una volta il preoccupante radicamento del pregiudizio nel nostro Paese. E ci ricorda le inammissibili difficoltà sperimentate quotidianamente da chi, mosso dal legittimo desiderio di determinare sé stesso e la propria vita affettiva, subisce i danni di una società diseducata all’ascolto e al confronto. «»
L’episodio che ha visto coinvolta la giovane coppia della provincia di Napoli possiede caratteri discriminatori di esplicita matrice transfobica, testimonianza di una mentalità gretta e retrograda di cui il Paese fatica a liberarsi. Ma sarebbe un errore confinare in questo ambito un sentimento di intolleranza che, purtroppo, emerge con preoccupante frequenza in contesti trasversali della nostra vita, restituendo il senso di una più generale difficoltà degli individui a tollerare la frustrazione causata dalla diversità dell’altro. È allarmante dover constatare, nei soggetti coinvolti in questo tipo di episodi, la ricorrente incapacità nel gestire cognitivamente i propri stati emotivi, che vengono quindi agiti per essere elaborati.
L’accettazione e la valorizzazione delle differenze, tuttavia, rappresenta un passaggio imprescindibile per la maturazione emotiva di una comunità fondata sull’integrazione. Questa vicenda ribadisce ancora una volta l’urgenza di un intervento di “alfabetizzazione emotiva”, che, al pari di quella linguistica offerta dalla scuola, fornisca alla collettività fin dalla più tenera età strumenti utili a instaurare corrette modalità di relazione con il prossimo, forme equilibrate di espressione e gestione delle emozioni, capacità di elaborazione cognitiva anche di sentimenti negativi quali la rabbia e la frustrazione. Le istituzioni devono misurarsi con questo tema seriamente e non solo nell’emergenza, quando contesti già attraversati da fratture sociali, economiche, culturali evidenziano tale mancanza nella forma più grave e dirompente.
Federico Conte, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio
Ancora oggi il nostro Paese è uno dei pochi in Europa a non avere una legge che protegga adeguatamente le persone della comunità Lgbt+. I fatti di Caivano impongono una accelerazione, anche sul piano normativo. A tale proposito, è indispensabile che il progetto di legge proposto dal deputato Alessandro Zan – che introduce l’orientamento sessuale e l’identità di genere negli articoli del Codice penale che puniscono le condotte discriminatorie – concluda al più presto il suo iter in Parlamento e trovi una larga convergenza delle forze politiche. A questo primo passo dovranno poi seguirne altri, finalizzati alla predisposizione di interventi psico-educativi, psico-sociali, clinici che favoriscano la nascita e lo sviluppo di una cultura realmente inclusiva.
Paola Biondi, esperta per OdP Lazio di temi legati alle tematiche Lgbt+