Contributi e Opinioni 2 Agosto 2019 17:10

Alzheimer, ora un video racconta il progetto Interceptor per la diagnosi precoce

Presente anche un video messaggio del Ministro della Slaute Grillo. Nello studio saranno valutati dei biomarcatori per stabilire quali siano più sensibili e specifici per predire la conversione del lieve declino cognitivo in demenza di Alzheimer

Ogni 3 secondi un nuovo caso di Alzheimer nel mondo. Con questo dato impressionante inizia il video che racconta il progetto Interceptor, che ha l’obiettivo di identificare nella popolazione di soggetti con declino cognitivo lieve quelli a maggior rischio di evoluzione verso la malattia di Alzheimer.

Lo studio è promosso e sostenuto dal Ministero della Salute e da AIFA, l’Agenzia Italiana del farmaco, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e AIMA, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer.

Centro coordinatore del progetto è la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS che partecipa insieme a una rete di 20 strutture neurologiche italiane.

Oggi in Italia sono oltre 700mila le persone con un lieve disturbo cognitivo, metà dei quali progredirà ad una forma di demenza, per lo più Alzheimer, nei 3 anni successivi.

«Nello studio che arruolerà 400 pazienti – spiega il professor Paolo Maria Rossini, coordinatore clinico del progetto Interceptor e direttore Area Neuroscienze della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – saranno valutati dei biomarcatori per stabilire quali siano più sensibili e specifici per predire la conversione del lieve declino cognitivo in demenza di Alzheimer».

«Riuscire a fare una diagnosi tempestiva – sostiene Patrizia Spadin, Presidente AIMA – è davvero fondamentale per le famiglie che hanno davanti un lungo percorso di malattia quando l’Alzheimer si manifesta».

«L’Italia – afferma il Ministro della Salute on. Giulia Grillo nel videomessaggio per il progetto Interceptor – è il primo Paese ad intraprendere uno studio di questo tipo, al termine del quale, nel 2022, grazie ai risultati che si avranno sarà possibile concentrare l’attenzione e le risorse per rallentare al massimo l’evoluzione della malattia e per predisporre i servizi adeguati per malati e famiglie».

 

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