Il Presidente Bernabei: «Abbattere le barriere culturali, organizzative e professionali per rilanciare le vaccinazioni ordinarie degli adulti anziani. Puntare su infrastrutture adeguate, campagne di comunicazione e anagrafe vaccinale»
In un momento storico in cui il sistema sanitario si trova di fronte all’urgenza di accelerare l’accesso delle persone fragili alla vaccinazione anti-Covid, che fine hanno fatto le altre vaccinazioni raccomandate per gli over-65? Uno degli effetti della pandemia è stato quello di ‘congelare’ le vaccinazioni contro le malattie infettive più temibili nella terza età, ancora sottovalutate come causa di morbilità e mortalità negli anziani, obbligando i servizi vaccinali sul territorio a compiere scelte logistiche e organizzative del tutto inedite non soltanto per rispondere alla straordinarietà della vaccinazione di massa, ma anche per portare avanti la campagna anti-influenzale e recuperare le vaccinazioni non effettuate a causa dell’emergenza.
Hub vaccinali, vaccinazioni “drive-in”, camper vaccinali sono solo alcune delle soluzioni adottate in emergenza che per la loro facile accessibilità ai cittadini e per la capacità di vaccinare rapidamente grandi numeri, potrebbero rivelarsi efficaci anche per le vaccinazioni ‘ordinarie’ di adulti anziani (influenza, polmonite pneumococcica, herpes zoster), ancora lontane dal raggiungere livelli di copertura ottimali.
A scattare questa fotografia è la prima “Indagine sulla vaccinazione degli anziani e dei fragili in epoca Covid” realizzata da Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del Ministero della Salute, e presentata oggi al workshop “Le vaccinazioni degli anziani in epoca Covid. Pratiche routinarie e innovative per orientare il cambiamento”. L’evento ha riunito referenti istituzionali, esperti e operatori del settore per un confronto sulle soluzioni operative adottate nell’ultimo anno, come punto da cui partire per ripensare i modelli organizzativi di prevenzione nel medio-lungo termine.
«Mai come quest’anno, la vaccinazione ha rappresentato una chiamata alle armi necessaria per proteggere chi è più fragile, commenta Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva. È ora necessario fare tesoro di quanto di buono è stato implementato a livello locale per superare le tradizionali barriere culturali, organizzative e professionali che impediscono alla vaccinazione di decollare e di raggiungere le coperture auspicate per la protezione dei soggetti anziani e ad elevata fragilità».
L’Indagine, partendo da una revisione della letteratura scientifica che identifica gli interventi più promettenti per il raggiungimento di buone coperture vaccinali tra gli adulti anziani, ha coinvolto i servizi di prevenzione di 9 realtà regionali che coprono un bacino di utenza di circa 24 milioni di cittadini, per approfondire le esperienze potenzialmente più efficaci e le migliori soluzioni implementate sul campo.
Non soltanto infrastrutture più adeguate e utilizzo di grandi spazi, ma anche maggiore accessibilità dei luoghi destinati alla vaccinazione, ampliamento delle categorie di attori coinvolti nella prevenzione vaccinale (oltre ai medici di medicina generale, specialisti e operatori dei centri vaccinali ospedalieri), co-somministrazione di più vaccini per ridurre gli accessi alle strutture, potenziamento della comunicazione al cittadino, anche con azioni personalizzate (chiamata attiva): sono questi gli interventi, in molti casi già implementati per la campagna vaccinale anti-Covid, ritenuti più efficaci per promuovere l’adesione alla vaccinazione e incrementare le coperture di adulti anziani per le vaccinazioni previste dal Piano Vaccinale e dal Calendario per la Vita.
«La pandemia ha riportato sotto i riflettori il valore scientifico e sociale dei vaccini quali strumenti essenziali per la tutela della salute pubblica e unica arma di protezione contro le malattie infettive – non soltanto COVID-19 – che possono mettere a rischio la salute e la vita delle persone più fragili e degli anziani – commenta Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute. “Lo sforzo affrontato in questi mesi per il completamento della campagna vaccinale e il recupero delle mancate somministrazioni è stato straordinario e in questo senso la proroga del Piano Vaccinale 2017-2019 è stata una delle scelte migliori in termini di sanità pubblica. Il nostro compito ora è aggiornarlo sulla base delle opzioni vaccinali disponibili per offrire ai cittadini piani vaccinali adeguati anche rispetto al progresso scientifico e tecnologico che stiamo vivendo. A tal proposito, è stato già attivato presso la Direzione Generale della Prevenzione il nuovo gruppo di lavoro che si sta occupando del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2021-2025».
Dall’indagine è emersa infine l’esigenza, sulla scia dell’accelerazione informatica imposta dalla pandemia, di ottimizzare l’attivazione e l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico anche per quanto riguarda l’anagrafe vaccinale. Ciò al fine di aggiornare in tempo reale la storia vaccinale individuale, a beneficio dei cittadini e dei professionisti sanitari, e di semplificare il monitoraggio delle coperture vaccinali.
«Ora più che mai c’è l’esigenza di un ‘new deal’ per il rilancio delle vaccinazioni di adulti e anziani, ponendo fine ad annose questioni amplificate dal Covid. Il vero cambio di marcia non potrà realizzarsi senza una spinta concreta all’informatizzazione e alla digitalizzazione dell’anagrafe vaccinale. Anche questa è una lezione che abbiamo imparato dalla pandemia, non sprechiamo l’occasione di riflettere sulla centralità della prevenzione e sulle migliori strategie per rilanciarla», conclude Bernabei.