«Affidare a un tecnico di questioni amministrative la gestione dei distretti sanitari anziché a chi ha forti competenze mediche è un errore e un danno gravissimo per il futuro della sanità pubblica, perché spalanca le porte alla gestione burocratica e industrializzata dei pazienti e delle cure». CIMO ribadisce così la sua denuncia contro la decisione […]
«Affidare a un tecnico di questioni amministrative la gestione dei distretti sanitari anziché a chi ha forti competenze mediche è un errore e un danno gravissimo per il futuro della sanità pubblica, perché spalanca le porte alla gestione burocratica e industrializzata dei pazienti e delle cure».
CIMO ribadisce così la sua denuncia contro la decisione della AULSS 6 Euganea (Veneto), che ha indetto un bando di concorso per l’incarico di direzione di due Distretti riservandolo al solo personale tecnico, professionale ed amministrativo, escludendo da questo medici e sanitari. «Oltre a certificare un approccio che estremizza il concetto di aziendalizzazione della sanità, che peraltro ha già ampiamente fallito in diversi contesti, – commenta il sindacato in una nota – questa decisione porterebbe a creare Distretti a “due velocità”: quelli gestiti da professionisti della sanità e quelli diretti da altri profili tecnico-amministrativi. Quasi a sperimentare sulla pelle dei pazienti e del personale sanitario “l’effetto che fa”».
«Al direttore generale, che pure è medico con esperienza di direzioni sanitarie – prosegue la CIMO -, sfugge probabilmente il concetto di governo clinico delle attività che sono demandate ai sanitari e non certamente ai manager tecnico-amministrativi; sfugge il concetto di percorsi clinico-assistenziali che coinvolge tutto il mondo sanitario dipendente e convenzionato; sfugge il concetto di prevenzione che non può essere certamente affidato ad un amministrativo; sfugge il concetto di setting assistenziale che non può essere delegato a figure non sanitarie. Per garantire la sicurezza delle cure dunque, non riteniamo debbano essere riservati dei posti di direzione, “blindati” da un bando, ad avvocati, ingegneri, architetti, geologi, statistici, sociologi…per quanto geniali».
«È sintomatico che il riferimento portato dal direttore generale della AULSS per definire il profilo professionale “ideale” richiesto dal bando in questione sia quello di Sergio Marchionne, straordinario manager delle performance aziendali con formazione in filosofia, giurisprudenza e business administration. Il quale, giova forse ricordarlo, lavorava per una grande azienda privata quotata allo Stock Exchange di New York», continua la nota.
«Come CIMO riteniamo che tutti i professionisti della salute, medici e sanitari, lavorino già oggi in tutta Italia e in tutte le strutture “alla realizzazione di un disegno organizzativo in grado di dare integrazione, equità, percorsi strutturali e setting appropriati ai cittadini”», precisa.
«Le funzioni di governance di un distretto sanitario, senza nulla togliere a chi ha diversa formazione da quella medica, hanno una valenza specifica e richiedono grande professionalità in questo ambito, come indicato anche dalla legge. Ma se si desidera offrire la salute solo come un “prodotto” che sia sempre più performante quantitativamente e qualitativamente, affidandosi a chi non ha competenze sanitarie, è probabile che si sia scambiato il distretto per una catena di montaggio o uno stabilimento di Detroit», conclude la CIMO.