La balbuzie è una tematica delicata, vista ancora come un tabù nella società, in famiglia e a scuola. Manca adeguata informazione e sensibilizzazione su questa problematica, che interessa circa 1 milione di persone in Italia e 70 milioni in tutto il mondo, con un rapporto maschi / femmine che è di 4:1. PROMUOVERE LA COMPRENSIONE […]
La balbuzie è una tematica delicata, vista ancora come un tabù nella società, in famiglia e a scuola. Manca adeguata informazione e sensibilizzazione su questa problematica, che interessa circa 1 milione di persone in Italia e 70 milioni in tutto il mondo, con un rapporto maschi / femmine che è di 4:1.
«Promuovere una maggiore comprensione della balbuzie è – spiega Psicodizione, Cooperativa Sociale e Onlus – di fatto, indispensabile per contribuire a ridurre i pregiudizi e i luoghi comuni che ruotano intorno a questo disturbo, il quale ha un forte impatto sulla qualità di vita delle persone che ne soffrono e vivono ogni giorno la difficoltà nel comunicare, con la parola, ciò che hanno molto chiaro nel pensiero».
«L’emergenza sanitaria da COVID-19 ha, inoltre, contribuito ad accentuare le difficoltà nei bambini e nei ragazzi con problemi di linguaggio e di relazione. Il lockdown, prima, e il distanziamento sociale poi hanno, infatti, segnato la brusca interruzione delle relazioni sociali, della routine quotidiana: le lezioni in classe, l’incontro con i compagni, lo sport e le attività ricreative. Nel giro di poco tempo tutte le abitudini considerate “normali” sono state stravolte, le relazioni umane limitate e lo spazio vitale drasticamente ristretto».
«Sono davvero tante le persone che, direttamente o indirettamente, hanno a che fare con questo disturbo e non hanno abbastanza strumenti per affrontarlo o si sentono impotenti (genitori, insegnanti, amici, mariti o mogli) nell’aiutare chi è loro vicino, con la conseguenza di arrivare a rassegnarsi e pensare di dover convivere con questo problema. Sapete cosa vuol dire questo? Vuol dire che bambini, ragazzi e adulti si rassegneranno a vivere una vita al di sotto delle proprie potenzialità, perdendo un po’ di se stessi ad ogni parola non pronunciata, inceppata, rimasta in gola o ingoiata insieme alla vergogna di balbettare».
«La balbuzie – afferma la dott.ssa Chiara Comastri, Psicologa ex balbuziente e fondatrice del metodo Psicodizione – non è un fatto privato, di cui vergognarsi e tacere. La balbuzie è un problema che può essere risolto e il primo passo per fare questo è parlarne, far cadere il velo di impotenza che si crea in famiglia, a scuola o sul lavoro – spiega – . Per una persona che balbetta – precisa ancora la dott.ssa Comastri – il silenzio può essere molto più preoccupante dell’eloquio, poiché è nel silenzio che può nascere la paura di bloccarsi e del giudizio altrui».
«Un testimonial d’eccezione – prosegue Psicodizione – ci ha supportati quest’anno nel nostro intento: Pino Insegno, che ha dato voce ad un video che racconta l’importanza di uscire da questo silenzio ed iniziare a parlare, iniziare a parlarne. Domenica 25 ottobre continueremo, allora, a parlare di balbuzie: del mondo interiore della una persona con disfluenza, ma anche di coloro, e sono tanti, che sono usciti da questa gabbia ed hanno iniziato a vivere a pieno la loro vita, liberi di comunicare e di compere le proprie scelte senza limitarsi a causa della balbuzie. Dal momento che quest’anno non è possibile incontrarsi in Piazza, come per le passate edizioni, abbiamo organizzato il webinar “Balbuzie: possiamo parlarne” che, dalle 16.00 alle 18.30, ospiterà Psicologi e Psicoterapeuti, Pediatri, insegnanti, genitori, ex balbuzienti e, per concludere, uno spettacolo direttamente dal Perù».
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