Per la prima volta in una struttura privata lombarda approda un’apparecchiatura innovativa che permette ai chirurghi di “vedere l’invisibile”. La Casa di Cura La Madonnina, afferente al Gruppo San Donato, ha infatti acquistato una colonna con la fluorescenza, destinata principalmente alla chirurgia laparoscopica e basata sul principio della fluorescenza, che utilizza le proprietà di alcune […]
Per la prima volta in una struttura privata lombarda approda un’apparecchiatura innovativa che permette ai chirurghi di “vedere l’invisibile”. La Casa di Cura La Madonnina, afferente al Gruppo San Donato, ha infatti acquistato una colonna con la fluorescenza, destinata principalmente alla chirurgia laparoscopica e basata sul principio della fluorescenza, che utilizza le proprietà di alcune molecole, cosiddette “fluorofori”, che diventano fluorescenti guidando il chirurgo durante gli interventi.
I fluorofori, compatibili con l’organismo umano, se adeguatamente stimolati con una luce dotata di una lunghezza d’onda vicino agli infrarossi e usando telecamere a elevata tecnologia, permettono al chirurgo di visualizzare alcuni dettagli anatomici e funzionali, che altrimenti non sarebbero visibili con la luce bianca, e avere informazioni in più sulla vascolarizzazione degli organi e sulle strutture di tipo linfonodale.
La fluorescenza si ottiene tramite l’uso del verde di indocianina, una molecola sviluppata dai laboratori fotografici durante la Seconda guerra mondiale, in seguito utilizzata anche in ambito clinico. A basso costo e molto sicura, la sostanza viene iniettata nel sangue del paziente prima dell’intervento, si lega alle proteine plasmatiche e viene poi progressivamente eliminata nella bile attraverso il fegato. Permette di colorare l’albero biliare in modo tale che il chirurgo durante l’intervento chirurgico, mediante l’uso di telecamere e fonti di luce particolari, possa identificare con maggior rapidità e precisione l’anatomia degli organi ancora prima di eseguire qualsiasi tipo di dissezione.
Molteplici i vantaggi anche per i pazienti: il chirurgo può intervenire riducendo gli errori e l’incidenza delle complicanze intra e post-operatorie, permettendo al paziente di avere una convalescenza migliore. Varie le applicazioni: dagli interventi per l’asportazione della colecisti a quelli per le patologie benigne e maligne del colon e del retto, fino alla visualizzazione di vasi sanguigni e di linfonodi positivi. Sempre più, in futuro, il chirurgo potrà decidere il piano operatorio in modo da svolgere una chirurgia “personalizzata”, garantendo al paziente una cura adeguata della sua patologia tumorale: una vera e propria chirurgia “customizzata” (in inglese custom made surgery), disegnata sul paziente, puntuale e meno aggressiva.
La colonna con la fluorescenza è a disposizione dei chirurghi che operano presso la Casa di Cura La Madonnina, tra i quali il professor Luigi Boni, direttore di Chirurgia Generale al Policlinico di Milano, uno dei pionieri di questa tecnica in Italia.