Formazione e nuove tecnologie: queste le sfide per la chirurgia d’urgenza del futuro. A dettare l’agenda delle priorità è l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI) – Gruppo Campania, nel corso della due giorni “Chirurgia d’urgenza 2019: tra linee guida e real life. Cos’è cambiato in questi anni e qual è la realtà dei fatti”, che ha riunito a […]
Formazione e nuove tecnologie: queste le sfide per la chirurgia d’urgenza del futuro. A dettare l’agenda delle priorità è l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI) – Gruppo Campania, nel corso della due giorni “Chirurgia d’urgenza 2019: tra linee guida e real life. Cos’è cambiato in questi anni e qual è la realtà dei fatti”, che ha riunito a Salerno istituzioni e professionisti.
Negli ultimi venti anni, l’evoluzione tecnologica ha determinato importanti cambiamenti in tutte le branche chirurgiche, consentendo approcci meno invasivi a tutto vantaggio del paziente. Anche la chirurgia d’urgenza ha subito modifiche che si sono tradotte nell’avvento della lapariscopia e dei trattamenti non operativi nei traumi, delle tecniche di addome aperto con pressione negativa nei traumi e nelle sepsi severe.
“Numerose sono le Linee Guida e Consensus Conference, nazionali e internazionali, che hanno sancito il timing e le procedure, operative e non, da attuare nelle principali patologie chirurgiche d’urgenza e nei traumi. – spiega Mariano Fortunato Armellino, coordinatore ACOI Campania – Per contro, però, la vita reale dei nostri reparti d’emergenza è spesso diversa da quello che vi si legge. Questo è da imputare non solo alle croniche carenze di organico, ma soprattutto a due fattori: la inadeguata, spesso obsoleta, dotazione tecnologica dei nostri presidi ospedalieri e la carenza di formazione sul campo.
Non si può pensare – aggiunge – di implementare la chirurgia mininvasiva in urgenza se non si consente al chirurgo di formarsi in modo adeguato, ogni giorno, alla laparoscopia avanzata in regime non d’urgenza o se si utilizzano, in maniera impropria, i chirurghi a coprire turni nei vari Pronto Soccorso, sottraendoli alla sala operatoria”.
In Campania, il blocco delle assunzioni e le inadeguate strutture sanitarie hanno a lungo ostacolato il cambio di passo necessario, incentivando la migrazione dei giovani chirurghi. Negli ultimi anno, però, si assiste a un’inversione di tendenza con concorsi, stabilizzazioni e i primi segnali di rientro dei “cervelli in fuga” che favorisce anche l’abbattimento dell’età media dei chirurghi negli ospedali regionali.
“Anche per quanto riguarda gli Ospedali e la dotazione tecnologica – evidenzia Armellino – assistiamo alla realizzazione di strutture nuove con investimenti in tecnologie, che affiancano strutture storiche, emblema della storia della sanità campana. Dall’Ospedale del Mare al nuovo Ruggi, il territorio si sta dotando di edifici adeguati ai tempi, capaci di offrire accoglienza e risposte innovative e concrete ai cittadini”.