di Luigi Martini (Segretario Aziendale della Asl di Latina) e Claudia Felici (Segretario Aziendale della Asl Rm1)
Il Sindacato Medici Italiani del Lazio evidenzia una condizione di forte sofferenza della categoria medica a causa di una eccessiva burocratizzazione che agisce da ostacolo all’azione di controllo dell’epidemia Covid-19, in un contesto internazionale in cui, purtroppo, la pandemia non mostra segni di arretramento.
In previsione dell’autunno, i medici di medicina generale (MMG) e tutti gli operatori sanitari si preparano ad affrontare una difficile ed impegnativa campagna di vaccinazione e a gestire una temuta seconda ondata epidemica. In questo contesto è dunque necessario un alleggerimento del carico burocratico, già arrivato ad un livello di difficile accettazione.
A causare un importante aumento di impegni burocratici, anche l’introduzione della Nota AIFA n°97, che prevede l’intervento del MMG nell’attivazione e nel rinnovo dei Piani Terapeutici dei farmaci anticoagulanti nella profilassi del tromboembolismo cardiaco nella fibrillazione atriale non valvolare. Sebbene tale nota rappresenti un elemento di valorizzazione del ruolo del MMG nella gestione di pazienti fino ad oggi di esclusiva competenza dei cardiologi e internisti del SSN, la sua applicazione pratica sta comportando, oltre ad un aggravio burocratico, anche l’assunzione di responsabilità, non adeguatamente definita e di non facile interpretazione alla luce delle normative in vigore.
Altro elemento di difficoltà è la gestione delle richieste di visite specialistiche e di diagnostica all’indomani della riapertura dopo la Fase 1 di lockdown. Nonostante le progressive riaperture, ad oggi è ancora difficile, se non impossibile, prenotare prestazioni che non siano in priorità urgente (U) o breve a 10 giorni (B), esattamente come nella Fase 1. In assenza di chiare comunicazioni da parte delle Aziende Sanitarie Locali e di una condivisione con tutti gli operatori circa le strategie di ripresa, appare difficile programmare i percorsi clinici, con possibile danno alla salute degli assistiti. E questo espone i medici prescrittori ad un concreto rischio di inappropriatezza pur di non interrompere o dilazionare eccessivamente i percorsi diagnostico-terapeutici e comporta sgradevoli situazioni di “conflitto” .
Le proposte dello SMI-Lazio:
In questa delicata fase pandemica emergenziale lo SMI-Lazio chiede quindi di avviare, in tempi rapidi, un processo di sburocratizzazione e semplificazione dell’atto medico al fine di non disperdere energie necessarie alla gestione e controllo dell’epidemia e alla presa in carico di tutte le patologie no-covid. In particolare, si auspica:
Smi-Lazio: subito un confronto con i vertici regionali
Lo SMI-Lazio ritiene pertanto che il ruolo del Medico di Medicina Generale di “sentinella anti-Covid” e di attore principale nella gestione dell’emergenza in corso, debba necessariamente passare attraverso una rapida semplificazione e sburocratizzazione dell’atto medico da condividere con le OOSS di categoria; a tal fine il Sindacato Medici Italiani del Lazio è pronto ad un utile confronto con la Regione Lazio e nelle ASL regionali e a fornire la massima disponibilità nei Tavoli istituzionali preposti.
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