Contributi e Opinioni 7 Ottobre 2022 19:13

Contrasto alle diseguaglianze, le proposte di Salutequità

«Sono ancora troppe le disuguaglianze che caratterizzano il Diritto alla Salute nel nostro Paese. Disuguaglianze che diversi programmi elettorali presentati dai partiti in occasione delle elezioni politiche intendono affrontare mettendo prevalentemente mano ad una revisione delle competenze dello Stato e delle Regioni (da una parte più centralismo, dall’altra l’autonomia differenziata) che inevitabilmente necessiterà di tempo, forse anni. […]

«Sono ancora troppe le disuguaglianze che caratterizzano il Diritto alla Salute nel nostro Paese. Disuguaglianze che diversi programmi elettorali presentati dai partiti in occasione delle elezioni politiche intendono affrontare mettendo prevalentemente mano ad una revisione delle competenze dello Stato e delle Regioni (da una parte più centralismo, dall’altra l’autonomia differenziata) che inevitabilmente necessiterà di tempo, forse anni. Tempo che i diritti dei pazienti non possono più aspettare. Per questo è necessario agire ora e mettere in campo provvedimenti concreti che nel breve periodo, senza necessariamente “scomodare la Costituzione”, possano contrastare le disuguaglianze che attanagliano il Diritto alla Salute e il Servizio Sanitario Nazionale».

Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti Presidente di Salutequità, Associazione per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, intervenuto all’evento “Stato e Regioni per l’equità nella Salute” organizzato dall’Associazione all’interno del Forum Sistema Salute in corso a Firenze.

Aceti nella sua presentazione fa alcuni esempi di disuguaglianze.

In Italia la speranza di vita nel 2021 è stata pari a 82,4 anni, ma al Nord si vive mediamente 1 anno e 7 mesi in più rispetto al Mezzogiorno.

Sempre nel 2021 a fronte di una rinuncia alle cure pari a circa l’11% (nel 2019 era 6,3%) a livello nazionale, le differenze tra le Regioni sono molto rilevanti: si passa dal 18% della Sardegna al 6% della Provincia di Bolzano.

L’11,4% dei ricoverati residenti al Sud si è recato fuori Regione per motivi di cura, contro il solo 5,6% dei residenti al Nord.

Sul versante del personale sanitario la Campania può contare su 5,59 operatori sanitari per mille abitanti contro 10,97 della Regione Valle D’Aosta.

Per quanto riguarda l’accesso ai farmaci a fronte di una decisione nazionale dell’Aifa di autorizzare e rimborsare a carico del SSN un nuovo farmaco per tutti i cittadini, esistono almeno 7 Regioni che hanno adottato un proprio Prontuario Terapeutico Regionale vincolante che di fatto rappresenta un passaggio ulteriore, rallentando l’accesso al farmaco da parte dei cittadini che vi risiedono.

Se il Covid-19 e il PNRR hanno chiarito la centralità delle cure domiciliari, a fronte di un’Intesa Stato-Regioni sugli standard per l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento delle cure domiciliari siglata oltre 1 anno fa, circa metà delle Regioni deve ancora recepirla formalmente.

Ecco solo alcune delle proposte avanzate da Salutequità per garantire maggiore equità delle cure:

  • revisione dei criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale puntando sui reali bisogni sanitari della popolazione e sul criterio dell’equità;
  • definire gli standard di personale sanitario da garantire in tutte le Regioni; definire gli standard degli Assessorati regionali alla salute e al sociale; attuazione in tutte le Regioni degli standard dell’assistenza territoriale;
  • rilancio, attuazione e monitoraggio stringente del Piano nazionale Cronicità e Piano Nazionale Governo Liste di Attesa;
  • abrogazione dei Prontuari Terapeutici Regionali vincolanti;
  • ripensare gli strumenti del Piano di rientro e commissariamento;
  • approvare il “Decreto tariffe” per dare attuazione ai Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza varati nel 2017;
  • definizione e approvazione dei Livelli Essenziali delle prestazioni sociali;
  • rafforzamento, ammodernamento e attuazione del Nuovo Sistema di Garanzia dei Lea, cioè il sistema di monitoraggio e valutazione del livello centrale rispetto alla capacità delle Regioni di garantire i servizi e il diritto alla salute ai cittadini, oggi fortemente inadeguato.
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