di d.ssa Stefania Tempesta, psicologa Odp Lazio
Come vive chi soffre di ansia da malattia, o Ipocondria, nel tempo della pandemia?
Quando un anno fa abbiamo appreso che il Coronavirus aveva causato una pandemia globale il mio pensiero è andato alle persone che vivono costantemente nel timore della malattia, una condizione denominata anche ipocondria, caratterizzata dalla presenza di alti livelli di angoscia e paura di essere affetti da una patologia organica. Gli elevati livelli di ansia di cui soffrono queste persone non poteva che tendere al peggioramento, in un tempo in cui la diffusione di notizie allarmanti sul Covid 19 aveva cominciato ad occupare ogni canale mediatico in qualsiasi momento della giornata.
L’ansia di ammalarsi si è alimentata in un contesto di allerta generale, ed i sintomi si sono inevitabilmente acuiti nelle persone che a causa del disturbo sono già attanagliate da pensieri intrusivi: è aumentata la vigilanza e l’autosservazione delle sensazioni corporee, ritenute inequivocabilmente indicative della presenza di uno stato di salute minato, una convinzione che risulta scarsamente influenzabile sia dalle rassicurazioni dei medici che dai risultati negativi degli accertamenti clinici, a cui i pazienti che convivono con questo disagio si sottopongono frequentemente.
Purtroppo, la comprensione del disturbo ed il sostegno sociale sono quasi del tutto assenti e le relazioni interpersonali risultano compromesse; spesso nasce spontaneo un atteggiamento derisorio, nonché di ostilità e fastidio nei confronti di coloro che riferiscono continuamente preoccupazione nei confronti di qualsiasi percezione corporea che viene interpretata come evidente segno di malattia, proprio perché questo diviene il principale ed inevitabile argomento di conversazione.
I pensieri ossessivi e irrazionali si accrescono nel momento in cui le persone fronteggiano stimoli stressanti e l’epidemia non è certo un evento di poco conto; può quindi risultare ancora più difficile evitare un grave impatto sulla salute mentale.
Quali sono i pensieri disturbanti che minano la stabilità psichica della persona nel tempo del Covid?
È auspicabile che chi convive con la paura di ammalarsi o morire si rivolga ad un professionista della salute mentale per ricevere il corretto supporto ed alleviare la sofferenza; la Terapia Cognitivo Comportamentale, ad esempio, favorisce l’identificazione delle credenze irrazionali per poi aiutare il paziente nell’apprendimento di modalità di pensiero e comportamento più funzionali.
Ciò nonostante è possibile introdurre alcuni accorgimenti che possono essere utili a quanti sentono di essere travolti, in questo periodo così difficile, dalla paura di contrarre l’infezione da Coronavirus:
“Riparto dal mio corpo” potrebbe essere il titolo di un buon programma di esercizi utili per riconquistare un po’ di serenità e sentirsi meno sovrastati dalla paura del Covid; se ogni singolo distretto corporeo è l’oggetto di attenzione costante, la cosa più corretta da fare è riformulare l’approccio al proprio fisico e cercare di mettersi in ascolto delle sensazioni che da esso provengono con atteggiamento libero da schemi di pensiero precostituiti.
Lo Yoga, ad esempio, consente di sperimentare in sinergia il movimento corporeo, le tecniche di respirazione, il rilassamento e la meditazione; si tratta di pratiche e discipline fisiche, mentali e spirituali che provengono dalla tradizione buddista ed induista, acquisite poi nella cultura occidentale come forma di esercizio che promuove l’atteggiamento contemplativo della mente verso le posture (asana), la flessibilità muscolare e l’attivazione del respiro come fonte di energia.
Si può comunque stabilire una sana routine quotidiana basata sul movimento che può consistere nella semplice camminata; portare l’attenzione sulle variazioni dell’equilibrio del corpo che si muove nello spazio lasciando che il respiro fluisca liberamente è una pratica che, se eseguita regolarmente, incrementa la consapevolezza del corpo e della mente come unità e favorisce la condizione di benessere psicofisico.
I nostri sensi sono sempre utili e disponibili alleati per fare esercizi di radicamento alla realtà ed attivare una consapevolezza sensoriale che può spezzare il circolo vizioso del pensiero ossessivo. Chi ama fare giardinaggio, ad esempio, ha la possibilità di lavorare con le mani, avvalendosi del tatto per saggiare la consistenza della terra e maneggiarla, della vista per godere dei colori di piante e fiori e dell’olfatto che recepirà i potenti stimoli dati dai profumi che si espandono nell’ambiente naturale.
L’effetto dei profumi è immediatamente recepito dal nostro sistema sensoriale, e anche se non abbiamo uno spazio verde in cui trascorrere del tempo, nell’ambiente domestico è possibile utilizzare i moderni diffusori di essenze per dedicarci uno spazio di cura e piacere: sedersi a terra e restare ad occhi chiusi respirando profondamente e lasciando che l’olfatto accolga aromi gradevoli è un ulteriore esercizio di radicamento al momento presente.
L’ascolto di una musica lenta, come molti studi hanno evidenziato, produce un effetto rilassante sulla mente, fornisce energia al corpo e può persino aiutare le persone a gestire meglio il dolore; la musicoterapia viene infatti utilizzata per promuovere la salute emotiva e aiutare i pazienti a far fronte allo stress. Dedicarsi uno spazio riservato all’ascolto della musica risulta quindi un ottimo modo far sì che il suono evochi emozioni piacevoli trasmettendole al cervello, contribuendo a lenire l’ansia e la tensione generata dai pensieri ricorrenti legati al pericolo della malattia.
Può infine essere utile tenere un diario su cui trascrivere i pensieri di malattia e notare in quali momenti della giornata emergono in modo più impetuoso; osservare il contenuto di un pensiero disturbante lo rende visibile e come tale meno spaventoso e può aiutare la persona ad implementare la consapevolezza delle caratteristiche di quegli schemi mentali che si ripetono con frequenza. Una tecnica utile consiste nel contrattaccare il pensiero persistente mettendolo a confronto con una contro-affermazione razionale: se la credenza persistente conduce a immaginare che “Tutti moriranno a causa del Covid”, si può mettere per iscritto che “E’ probabile che la maggior parte di coloro che contraggono il Covid si riprenderà completamente sconfiggendo la malattia”.
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