Di Pierangela Totta, Responsabile scientifica Futura Stem Cells
Una donna in gravidanza ha più possibilità di contrarre il Coronavirus rispetto ad un qualsiasi altro tipo di malattia respiratoria grave? La risposta è no: il rischio è lo stesso. Ma mentre per il virus dell’influenza stagionale è consigliato il vaccino in gravidanza all’inizio della stagione influenzale, in assenza di un vaccino per il Covid-19 alla donna in gravidanza (e ai suoi contatti) sono raccomandate le comuni azioni di prevenzione: lavarsi di frequente e accuratamente le mani, evitare contatti con persone malate o sospette tali, evitare i luoghi a rischio secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute e delle istituzioni internazionali.
Ma se, nonostante tutte le precauzioni, una donna in gravidanza viene contagiata da Coronavirus, può trasmetterlo al bambino? Secondo il Ministero della Salute i dati presenti in letteratura (seppur limitati) non riportano casi di trasmissione dell’infezione da altri coronavirus (MERS-CoV e SARS-CoV) da madre a figlio. Secondo i più recenti dati relativi a bambini nati da madri con Covid-19 nessuno di loro è risultato positivo. Inoltre, il liquido amniotico analizzato non ha rilevato il virus SARS- CoV-2.
A conferma di quanto detto dal Ministero c’è la letteratura scientifica. La rivista The Lancet, tra le cinque più accreditate al mondo, ha pubblicato uno studio che ha coinvolto nove donne in gravidanza al nono mese e affette da Covid-19. Le caratteristiche cliniche della polmonite Covid-19 nelle donne in gravidanza erano simili a quelle riportate per pazienti adulti non gravidi che hanno sviluppato polmonite Covid-19. Sebbene questa pubblicazione riguardi un piccolo numero di donne in gravidanza, i risultati suggeriscono che al nono mese di gravidanza non c’è trasmissione da madre a figlio.
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L’esigenza di capire cosa accade alle donne in dolce attesa nasce dal fatto che gli studi eseguiti fino a quel momento valutavano solo pazienti non in gravidanza. Nello specifico, gli studiosi volevano capire se il Coronavirus si sviluppava in maniera differente, se le gestanti avevano più rischi per la propria salute, se potevano incorrere in un parto prematuro e a quali rischi venivano sottoposti il feto e il neonato. Per farlo sono stati analizzati i dati di pazienti in gravidanza al nono mese, affette da Covid-19 e monitorate al Zhongnan Hospital of Wuhan University, in Cina.
Per valutare se ci fosse stata una trasmissione del virus SARS-CoV-2 da madre e bambino, sono stati analizzati il sangue cordonale, il latte materno e il liquido amniotico. È stato inoltre eseguito un tampone ai neonati. C’è inoltre da evidenziare che nessuna delle donne in gravidanza aveva sviluppato una polmonite Covid-19 grave e tutte erano vive al momento dello studio. Inoltre, tutte le donne hanno partorito con parto cesareo, in quanto il parto cesareo in una condizione di questo genere è consigliato perché riduce ulteriormente i rischi del contagio. I bambini nati da queste mamme sono tutti sani: non è stata trovata traccia del virus in nessun liquido analizzato, sia nel liquido amniotico che nel latte materno o nel sangue del cordone ombelicale.
Questa pubblicazione scientifica, sebbene riguardi un numero piccolo di donne in un periodo particolare della gravidanza (il terzo trimestre), ci dà una indicazione che sia il sangue cordonale che il liquido amniotico non sono stati infettati da SARS-CoV-2, scongiurando la trasmissione ed eventuali complicanze nel nascituro.
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