La vicepresidente della Commissione Affari Sociali sottolinea: «Tra i professionisti sanitari 2.300 casi positivi dei quali 1.900 sono medici e infermieri: è assolutamente eccessivo e deve essere a tutti i costi ridimensionato»
«Ritengo fondamentale che le misure relative agli approvvigionamenti dei dispositivi di protezione individuale del personale dipendente delle aziende ospedaliere siano attuate immediatamente ed estese anche ai medici di famiglia, ai pediatri, agli specialisti ambulatoriali che stanno contribuendo in maniera determinante, con la loro attività sul territorio, ad alleggerire il carico dei Pronto soccorso ospedalieri. Bisogna metterli nelle condizioni migliori possibili per rimanere accanto ai loro assistiti che restano a casa ad affrontare il decorso della malattia, la quarantena volontaria o altre patologie per le quali è sconsigliabile che si rechino in questo momento presso gli ospedali». Lo ha dichiarato Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera.
«Il tributo che i professionisti sanitari stanno pagando con 2.300 casi positivi dei quali 1.900 sono medici e infermieri – ha proseguito la deputata di Italia Viva – è assolutamente eccessivo e deve essere a tutti i costi ridimensionato. La distribuzione dei kit di protezione è in questo momento la vera emergenza nazionale. L’appello della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche e della Federazione nazionale dei medici di medicina generale non deve cadere inascoltato».
«La previsione nel decreto ‘Cura Italia’ di 3,5 miliardi di euro per il comparto della sanità pubblica e della Protezione civile – ha concluso Rostan – è una prima risposta importante del governo alle migliaia di operatori sanitari che stanno combattendo senza sosta in prima linea il coronavirus. Occorre però accelerare al massimo tutte le procedure previste nel decreto per dare attuazione all’implementazione del personale che consentirebbe di colmare nel più breve tempo possibile le carenze degli organici dei servizi di emergenza e di quelli ospedalieri messi a dura prova dalla diffusione del contagio».